Bloccato traffico di armi dai Balcani
del collezionismo
Traffico d’armi o collezionismo? Questo il grave interrogativo che la Procura di Udine sta cercando di sciogliere rispetto al sequestro di 72 pistole, oltre 70 tra fucili, mitra, mitragliatrici pesanti, persino un lanciarazzi controcarro e un mortaio con i congegni perfettamente efficienti, oltre ad esplosivi, munizioni, granate a mano e mine antiuomo. Un arsenale tanto robusto che non è stato intercettato neppure ai tempi della guerra nei Balcani, quando il mercato nero transfrontaliero era fiorente. Avviata un anno fa, l’indagine del Ros dei carabinieri di Udine si è svolta tra il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Lombardia e le Marche ed ha portato all’arresto di cinque italiani (quattro friulani) tra i quali due operai di Artegna (Udine) – Igor Colaone di 38 anni e Silvio Casarsa di 39 – e Walter Venturini, 63 anni della vicina Gemona –. Per loro l’accusa è di detenzione abusiva di armi e munizioni sia comuni sia da guerra. L’inchiesta ha portato all’arresto anche di due cittadini sloveni, Dragan Kokot e Jakob Marusic, che avevano fornito agli italiani le armi oggetto del sequestro, e di tre croati: Nenad Pernar, Tomo Mrkonja e Goran Bravar, ai quali gli sloveni si erano rivolti per l’approvvigionamento di armi e munizioni destinate al mercato illegale.
La Procura di Udine ha emesso decreti di perquisizione domiciliare nei confronti di 16 indagati per traffico di armi ed esplosivi.
«Adesso – ha detto il procuratore di Udine Antonio De Nicolo – dovremo renderci conto di quali siano i nessi tra le persone indagate e le armi, cioè se si tratta solo di collezionismo oppure della possibilità di poterle vendere a gruppi criminali». De Nicolo ha anche sottolineato che l’indagine è stata resa possibile grazie a una regia di cooperazione internazionale che ha consentito un travaso di dati e informazioni. «È questa la strategia vincente. Le sinergie consentono risultati più lusinghieri nel caso di indagini con reati transfrontalieri». L’operazione ha preso avvio con i primi due sequestri effettuati dai carabinieri della compagnia di Tolmezzo, ad Artegna, nei confronti dei due operai friulani, che battevano il territorio con il metal detector in cerca di residuati bellici dei due conflitti mondiali. Le indagini hanno poi consentito di individuare un canale di importazione illegale di armi dai Balcani e dalle fiere di articoli militari che si svolgono in Slovenia. In collaborazione con gli uffici di polizia di Nova Gorica (Slovenia) e di Fiume (Croazia), si è quindi risaliti a due cittadini sloveni che avevano fornito agli italiani le armi sequestrate e quindi ai tre croati a cui si erano rivolti per l’approvvigionamento illegale. A luglio era stato poi eseguito un ulteriore sequestro di armi, parti di armi e munizioni, che aveva portato all’arresto di un cittadino residente a Biella.