Le bombe atomiche in Italia non sono al sicuro
Sicure, sicurissime? Mica tanto. Le 70 bombe atomiche americane stoccate nelle due basi militari di Aviano e Ghedi non sono affatto al sicuro, tant'è vero che gli Stati Uniti hanno dato il via a importanti lavori di ammodernamento della sicurezza di Aviano.
A rivelarlo in un report che l'Espresso rivela in esclusiva ( qui in inglese ) è il più grande esperto di armi nucleari Usa in Europa: lo studioso Hans Kristensen, direttore del “Nuclear Information Project” dell'organizzazione “Federation of American Scientists” con sede a Washington DC.
Grazie a una serie di foto di satelliti commerciali e a un'esperienza decennale nel settore, Kristensen è riuscito a individuare i due importanti “cantieri” in corso per la messa in sicurezza delle atomiche: il cantiere di Incirlik, in Turchia, che, con una capienza di 100 atomiche, è la base in grado di ospitare il maggior numero di ordigni nucleari americani in Europa; e quello Aviano, che ha una capacità massima di stoccaggio di 72 bombe e dove, secondo le stime di Kristensen, attualmente si troverebbero circa 50 atomiche.
Nel report, lo studioso non usa giri di parole: «I lavori di aggiornamento della sicurezza nelle basi europee della US Air Force indicano che le armi nucleari stoccate in Europa sono state custodite in condizioni non sicure per oltre venti anni». E precisa: «Gli interventi hanno come scopo di aumentare la protezione fisica delle armi nucleari stoccate nelle due basi della US Air Force. Gli aggiornamenti della protezione confermano in modo indiretto che la sicurezza delle armi nucleari americane presenti nei siti europei è stata inadeguata per oltre due decenni».
Incubo Siria e Is
Kristensen è particolarmente preoccupato per la situazione di Incirlik, in Turchia, «perché la base si trova a soli 110 chilometri da una Siria messa in ginocchio dalla guerra e perché c'è un conflitto armato in corso in Turchia tra le autorità e i militanti curdi». Secondo lo studioso, le sfide della sicurezza di Incirlik sono “uniche” e la scelta della Nato di individuare proprio la base di Incirlik come il sito in cui è possibile stoccare il maggior numero di atomiche americane presenti sul suolo europeo – fino a 100 bombe su un totale di 180 ordigni nucleari americani presenti sul territorio europeo – è a dir poco “discutibile”.
Le foto satellitari utilizzate dallo studioso rivelano importanti interventi di aggiornamento della sicurezza della base turca. Una nuova doppia recinzione per proteggere i siti di stoccaggio delle armi, lunga oltre 4 chilometri, completamente illuminata, con telecamere e sistemi di intrusione e con un servizio di guardia che si sposta tra le due recinzioni che scorrono lungo il perimetro della struttura.
Nuova struttura di protezione dei caveau sotterranei che contengono le bombe (tecnicamente “vaults”) anche ad Aviano. Nel 2000 la base ospitava 50 ordigni stoccati in 18 caveau, ciascuno dei quali ha una capienza massima di quattro bombe. Un dato da cui si deduce che, nel 2000, Aviano aveva una capienza massima di 72 ordigni.
Dalle foto satellitari emerge che i lavori di aggiornamento della sicurezza ad Aviano hanno creato una nuova recinzione, che però contiene solo dodici degli originali diciotto caveau sotterranei. Sei dunque sono stati tagliati fuori dal nuovo sistema di protezione in corso di realizzazione: Aviano verrà ridimensionata come base nucleare? E se sì, dove verranno spostate le armi? «Se davvero il numero di armi nucleari presenti ad Aviano verrà ridotto, le bombe verranno certamente riconsegnate agli Stati Uniti», spiega a l'Espresso l'esperto Kristensen.
Le menzogne sulla sicurezza
Nel 2014, “l'Espresso” aveva rivelato, grazie a un rigoroso report dello stesso Hans Kristensen, come le due basi di Aviano e Ghedi abbiano reso l'Italia il paese europeo che schiera il maggior numero di atomiche americane sul proprio suolo: 70 bombe, l'unica nazione europea con due basi nucleari .
Nel luglio scorso, invece, l'Espresso aveva rivelato come un'inchiesta coordinata dalla procura di Milano aveva portato all'arresto di due presunti jihadisti che puntavano alla base di Ghedi. Secondo Kristensen, oltre ai lavori in corso a Incirlik e ad Aviano, sono previsti interventi anche in altre basi, tra cui Ghedi.
Questi lavori, però, potrebbero essere stati pianificati prima che la minaccia Is esplodesse in tutta la sua gravità. «Aviano e Incirlik sono entrambe due basi della US Air Force», spiega Hans Kristensen, aggiungendo che «è quindi il Pentagono che, ufficialmente, sta facendo questi lavori di aggiornamento, che sono fatti in modo da rispettare i nuovi standard di sicurezza, ma a quanto pare sono anche parte di un piano di aggiornamento della sicurezza che gli Usa hanno deciso nel 2011».
Di fatto, il problema della sicurezza della basi europee in cui sono stoccate armi nucleari americane è emerso per la prima volta nel 2008, grazie a un report dello stesso governo Usa rivelato proprio da Hans Kristensen e che fu accolto all'insegna della negazione o della minimizzazione dai governi e dalle autorità europee. In Italia, passò del tutto inosservato. «Eppure», conclude Kristensen, «sette anni dopo e dopo aver speso 170 milioni di dollari, la costruzione di recinzioni più sicure in corso ad Incirlik e ad Aviano suggerisce che la sicurezza dei caveau in cui sono stoccate le armi nucleari nei paesi europei è stata inadeguata negli ultimi 25 anni e la fiducia nella sicurezza da parte delle autorità americane ed europee era mal riposta, come avevano cercato di ricordare loro i pacifisti europei nel 2010», scrive lo studioso, ricordando un episodio avvenuto nel 2010 che mostrò i gravissimi buchi della sicurezza della base atomica di Kleine Brogel, in Belgio, dove degli attivisti riuscirono a introdursi.
«Poiché ora la Nato ha deciso che è necessario aggiornare le recinzioni di sicurezza che circondano i caveau sotterranei nelle due basi di Incirlik e Aviano, questo non significa forse che la sicurezza delle altre quattro basi europee in cui sono attualmente stoccate armi nucleari (Büchel, Ghedi, Kleine Brogel, and Volkel) è inadeguata?», conclude Kristensen, che chiude il report proprio con l'inchiesta milanese sui sospetti jihadisti che puntavano a Ghedi. Con il mondo in fiamme, l'Is che incombe e Libia e Siria in dissoluzione, c'è solo da sperare che, stavolta, la sicurezza delle basi nucleari americane in Italia e in Europa sia presa sul serio.