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L'influenza del complesso militare - industriale nelle politiche di bilancio degli Stati: da Seattle a oggi.

Appuntamento a Genova il 15 luglio 2011 alle ore 17.00 presso il SottoPorticato di Palazzo Ducale - Genova
Fonte: Centro di Documentazione per la Pace e la Rete contro G8 per la globalizzazione dei diritti - 04 luglio 2011

Nell'analisi delle cause della crisi economica, dai mutui subprime ai debiti sovrani con il trasferimento del debito dalle istituzioni finanziarie agli Stati, rimangono in ombra le cause più profonde.

La recessione economica e la crisi finanziaria esplosa negli Stati Uniti e propagatasi a livello globale hanno, infatti, comuni cause strutturali: una distribuzione del reddito estremamente disuguale e l'aumento geometrico delle spese militari. Spese militari

Verso la fine degli anni '90, dopo una fase di contenimento e riduzione delle spese militari seguita alla fine della "guerra fredda", riprende la corsa al riarmo. Dopo l'attacco alle Torri Gemelle, l’appetito crescente del complesso militare - industriale trova alimento fino ad oggi dalla spirale: terrorismo - guerre - retorica militarista.

L’aumento imponente delle spese militari, insieme al commercio internazionale di armi, oltre a non rappresentare lo strumento per una concreta politica di pace e sicurezza, è sul piano economico una scelta improduttiva. Contribuisce - infatti - al deficit di bilancio degli Stati e sottrae investimenti pubblici indispensabili per accrescere l'efficienza dei fattori di produzione dell'intero sistema economico, per migliorare le politiche ambientali e incidere sui cambiamenti climatici, per sostenere l'occupazione e le politiche sociali.

Pertanto, ogni scrupolosa politica rivolta a superare la crisi ambientale, economica e sociale del pianeta, non può prescindere da un forte ridimensionamento del complesso militare - industriale e dal rimettere in agenda il disarmo come una delle priorità.


Relatori:
Sergio Tedeschi (Centro Ligure di Documentazione per la Pace)
Maurizio Simoncelli (Archivio Disarmo)
Gianni Alioti (Ufficio Internazionale Fim-Cisl)

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