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Il NO alla Guerra parte dal NO alle armi

Nel giorno in cui si chiede che tacciano i cannoni è giusto ricordare quanti ne ha venduti l'Italia
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - 02 aprile 2011

Prima di mandare i nostri aerei e le nostre navi a partecipare all'azione militare capitanata dalla NATO, l'Italia ha inviato in Libia un grande numero di armi (anche in seguito al Trattato di Amicizia firmato nel 2008). Nel biennio 2008-2009 l’Italia ha infatti autorizzato alle proprie ditte l’invio di armamenti per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5%) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’Unione Europea

Nel dettaglio si tratta di:

Nel 2006 due elicotteri AB109 militari dell’Agusta del valore di quasi 15 milioni di euro.

Nel 2007 sempre l’Agusta ha incassato 54 milioni di euro per l’ ammodernamento degli aeromobili CH47.

Nel 2008 è stato dato il via libera per l’esportazione di otto elicotteri A109 per 59,9 milioni di euro e per un aeromobile ATR42 Maritime Patrol del valore di 29,8 milioni di euro.

Nel 2009 sono stati venduti altri due elicotteri AW139 dell’Agusta per circa 24,9 milioni di euro e quasi 3 milioni per “ricambi e addestramento” per velivoli F260W della Alenia Aermacchi,

E non vanno dimenticate le armi leggere: alla fine del 2009 circa 11.500 pistole e fucili semiautomatici (anche di tipologia militare e con accessori) della Beretta e della Benelli sono finiti nelle mani del Governo di Gheddafi, per un controvalore di 8 milioni di euro.

Ma non c'è solo la Libia... infatti mentre nel 2009 le esportazioni italiane, secondo dati Istat, hanno visto:

una flessione del 33,1% per vetture, trattori e motocicli Export italiano

una flessione del 20,5% per i prodotti ceramici

una flessione del 15,3% per le calzature

una flessione dell'11,6% per apparecchi ottici, fotografici e per strumenti medico-chirurgici

la flessione del 13,.1% per gli strumenti musicali

una flessione del 16,9% per i giocattoli ed attrezzi sportivi...

le armi ad uso civile, sportivo e da caccia e le munizioni hanno visto crescere l'export del 10.7%

L'export italiano di armamenti, sistemi d'arma e armi da fuoco ad uso militare ha segnato nel 2009 il record di autorizzazioni in venti anni raggiungendo la cifra di 4,9 miliardi di euro (+61% sull'anno precedente). Oltre la metà di queste armi sono finite a paesi non facenti parte dell'Unione Europea e della Nato.

Alcuni esempi delle vendite autorizzate dal Governo negli ultimi due anni:

Un numero imprecisato di elicotteri EH 101 SAR all’Algeria

2 elicotteri A109 per impiego militare al Bangladesh

4 cannoni navali 76/62 alla Colombia

2000 fucili automatici all’Egitto

48 velivoli da addestramento avanzato M-346 e 128 parti di ricambio per siluro leggero agli Emirati Arabi Uniti

5 elicotteri A109 per impiego militare alla Nigeria

6 blindo Centauro armate di cannoncini Hitfact da 120mm all’ Oman

una batteria di sistemi missilistici di contraerea Spada-Aspide al Pakistan

6000 colpi completi calibro 67/72 TP con finta spoletta a Singapore

18 elicotteri AW139 alle Forze Armate del Qatar

4 elicotteri AW139 a Trinidad e Tobago

35 fucili a ripetizione cal. 7,6 con calcio pieghevole e 70mila munizioni all’esercito dello Yemen

...sono solo una parte delle molte altre esportazioni verso 71 paesi del mondo che ovviamente non si possono qui tutte elencare.

E non c'è solo quello che vendiamo, ma anche quello che compriamo!

Le spese militari italiane (in controtendenza con tutti gli altri paesi) ammonteranno nel 2011 a circa 24,4 miliardi di euro, di cui complessivi 5,7 miliardi (tra fondi della Difesa e del Ministero per lo Sviluppo Economico) saranno impiegati per nuovi sistemi d'arma.

Tra questi i programmi di maggiore rilevanza sono

Eurofighter , 121 velivoli difesa aerea 18,1 miliardi

Joint Strike Fighter, 131 velivoli di attacco aereo 15,5 miliardi

100 Elicotteri di trasporto tattico NH-90 3,9 miliardi

Nuova portaerei Cavour 1,4 miliardi

Due Fregate antiaeree classe “Orizzonte” 1,5 miliardi

Dieci Fregate Europee Multi Missione FREMM 5,7 miliardi

4 Sommergibili U-212 1,8 miliardi

249 Veicoli Blindati Medi VBM 8x8 FRECCIA 1,5 miliardi

Per il solo 2011 gli oneri di questi programmi di armamento per il ministero della Difesa saranno di circa un miliardo.

Il programma più folle in questo senso è quello per i supercaccia d'attacco (con capacità nucleare) F35 Joint Strike Fighter: 131 velivoli previsti con un costo di semplice acquisto (stima attuale, sempre in crescita) di 130 milioni di euro ciascuno.

In alternativa, con gli oltre 15 miliardi di euro complessivi del progetto per il JSF si potrebbe:

Costruire 3.000 asili nido!

Costo 1 miliardo di € con beneficiari 90.000 bambini da 0 a 3 anni e 50.000 famiglie

Posti di lavoro creati: 20.000

Mettere in sicurezza 1.000 scuole!

Costo 3 miliardi di € con beneficiari 380.000 studenti

Posti di lavoro creati: 15.000

Installare 10 milioni di pannelli solari!

Costo 8,5 miliardi di € con beneficiarie 300.000 famiglie

Posti di lavoro creati: 80.000

Dare indennità di disoccupazione di 700 € per 6 mesi ai precari con reddito inferiore ai 20.000 €

Costo 2,5 miliardi di € con beneficiarie 800.000 persone

 

oppure (al posto di quest’ultima)

Ristrutturare il centro storico dell’Aquila, 5.000 case inagibili, l’ospedale e la casa dello studente

Costo 2,5 miliardi di € con beneficiarie 30.000 persone

Posti di lavoro creati: 2.000

 

Con i 130 milioni di euro di un singolo cacciabombardiere JSF si potrebbe:

Acquistare 20 treni per pendolari beneficiari 20.000 studenti

Posti di lavoro creati: 1.500

Acquistare 5 Canadair per servizio antincendio beneficiaria un’area di 200.000 abitanti

Raddoppiare i fondi dedicati annualmente alla cura del cancro

Ripristinare (con soli due caccia) il fondo del 5xMille beneficiarie centinaia di associazioni che operano nel sociale e i loro utenti

con il costo circa 8 caccia F35 si potrebbe invece ottenere i fondi richiesti dal Veneto alluvionato per gli interventi di ricostruzione con beneficiaria un’intera regione italiana

Il Disarmo, sia per le risorse che libererebbe sia per l'impatto vantaggioso sul tessuto sociale ed economico delle alternative, non è quindi solo giusto, ma conveniente! E' perciò anche un modo di proteggere il lavoro degli occupati del settore (non certo di metterlo in pericolo!), perché recenti studi hanno mostrato come per 1 miliardo di dollari investito, i posti di lavoro creati per ogni impiegato nell'ambito militare sarebbero:

1,5 nel settore dell'energia pulita

1,7 nel settore sanitario

2,5 nel settore educativo

Note: Questi dati sono stati letti da Cecilia Strada, presidente di Emergency, dal palco della manifestazione nazionale del 2 aprile 2011 "La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire"

Allegati

  • Rete Italiana per il Disarmo - Fonte: Rete Italiana per il Disarmo
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