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Ricostruzione del caso delle armi italiane alla Libia di Gheddafi

Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - Tavola della Pace - 09 marzo 2011

ribelli libici Ricostruzione del caso delle armi italiane alla Libia di Gheddafi

1. La Rete Italiana per il Disarmo e della Tavola della Pace per prime con un comunicato del 24 febbraio hanno denunciato la questione, dai contorni tipici di una triangolazione, delle armi italiane fornite nel 2009 al regime di Gheddafi. Il caso è emerso a causa di quello che successivamente è stato detto essere un “errore di battitura” da parte di funzionari maltesi all’Unione Europea: sul caso ha poi fatto una certa luce anche un’indagine giornalistica pubblicata dal sito della rivista Altreconomia.

Il caso è questo: il governo de La Valletta nel 2010 ha notificato all’Unione Europea la fornitura alla Libia oltre 79 milioni di euro di armi della categoria ML 1 e cioè “armi ad anima liscia di calibro inferiore a 20 mm e armi automatiche di calibro 12,7 mm o inferiore”. Una fornitura puntualmente riportata da Malta nel Rapporto 2010 dell’Unione Europea sulle esportazioni di armamenti (scaricabile qui) pubblicato lo scorso gennaio, nel quale però non appariva alcuna menzione dell’Italia come effettivo fornitore che, anzi, risultava appunto essere Malta che però smentiva di essere il “produttore” di quelle armi.

2. Con l’inizio della manifestazioni popolari in Libia, la Rete Italiana per il Disarmo ha prontamente contattato il governo maltese per avere dettagli sulla fornitura di quelle armi alla Libia. Il ministero degli Esteri maltese con una nota scritta e senza verificare il valore totale della fornitura assicurava alla Rete Disarmo e anche altri organi di stampa belgi e maltesi che si trattava di armi “di provenienza italiana che non hanno mai toccato il suolo maltese” e il cui produttore ed esportatore aveva presentato “una licenza delle Autorità italiane” e pertanto il transito era stato autorizzato dai funzionari delle dogane maltesi. Nessuna rettifica in quel momento sul valore della fornitura di armi (cioè 79.689.691 di euro) alla Libia. Il ministero degli Esteri maltese però precisava che “il destinatario finale della consegna era il Governo libico” come era stato loro “confermato dall’ambasciata italiana a Tripoli”: poiché nel 2009 non erano attive forme di sanzione verso il governo libico “l’autorizzazione al transito era stata rilasciata senza problemi” dalle dogane maltesi.

3. Tutti questi elementi confluivano nel succitato comunicato congiunto di Rete Disarmo e Tavola della Pace e inducevano le due organizzazioni a pensare ad una “triangolazione” di armi da parte dell’Italia: la tipologia delle armi (la classificazione ML1 dell’UE, cioè le cosiddette “armi leggere” di cui l’Italia e non Malta è uno dei maggiori produttori ed esportatori mondiali), il transito per Malta (assolutamente non necessario vista la breve distanza tra l’Italia e la Libia) e – soprattutto - l’elevato valore della partita (oltre 79 milioni di euro) sommato al fatto che l’esportazione di quelle armi al regime del colonnello Gheddafi non era stata mai riportata dal Governo italiano nell’apposita Relazione annuale della Presidenza del Consiglio e nemmeno agli organi competenti dell’Unione Europea inducevano infatti a pensare ad un escamotage per eludere il controllo parlamentare e soprattutto delle organizzazioni che da anni tengono monitorato il commercio italiano di armamenti.

4. Nella serata del 24 febbraio la ditta Fabbrica d'Armi Pietro Beretta – con un comunicato tuttora irreperibile sul sito ufficiale dell'azienda – smentiva “seccamente” e giudicava “priva di qualunque fondamento” la notizia relativa ad una “presunta fornitura di 79 milioni di euro di armi da parte dell’azienda al governo libico tramite Malta” e ribadiva “di operare nel pieno rispetto dei regolamenti, normative e procedure che regolano la commercializzazione di armi a livello mondiale”. La ditta bresciana – sebbene espressamente richiesta dalla Rete Disarmo di offrire dati o notizie atti a “fare chiarezza su un trasferimento di armi oscuro e problematico” replicava di non essere in “grado di fornire dati o notizie che possano aiutare a far luce su questa vicenda specifica”. E questo nonostante la ditta Beretta sapesse per certo di aver esportato proprio nel novembre del 2009 oltre 11mila armi semiautomatiche ai funzionari del regime di Gheddafi.

5. A seguito dell’indagine indipendente delle associazioni italiane ed europee, il governo maltese, adducendo un “errore di battitura” (“a typing error” dovuto all’aggiunta di uno “zero”) da parte della compagnia navale, nei giorni scorsi ha rettificato il valore complessivo della fornitura: non €79.369.000 (79 milioni) bensì solo €7.936.900 (7,9 milioni). La questione resta comunque da appurare nella sua completezza, con utilizzo dei documenti ufficiali di autorizzazione, esportazione e transito del carico sia da parte del Governo Italiano che Maltese.

6. L’indagine della Rete Italiana per il Disarmo ha dimostrato (con documenti ufficiali alla mano) che comunque nel 2009 vi è stata di fatto un’esportazione partita dal porto di La Spezia e autorizzata dalle competenti autorità italiane ma mai notificata al Parlamento e all’Unione Europea di 7.500 pistole semiautomatiche modello Beretta PX4 Storm cal. 9x19; di 1.900 carabine semiautomatiche modello Beretta CX4 Storm cal. 9x19 e di 1.800 fucili Benelli modo M4 cal.12 sempre della ditta Beretta verso la Libia del valore di all’incirca 8 milioni di euro. Questa esportazione non è mai stata segnalata da parte dei competenti uffici governativi italiani all’Unione Europea.

6. Tra l’altro il “semiautomatico M4 Super 90 della Benelli è il fucile a canna liscia usato dal corpo dei Marines USA dal 1998” – riporta il sito ufficiale della ditta. “L’azienda Benelli ha vinto il bando di concorso indetto dal Centro dell’esercito statunitense per la ricerca, sviluppo e ingenierizzazione delle armi, superando tutti i rigidi requisiti richiesti” – sostiene con orgoglio la ditta. Anche le altre armi di tipo semiautomatico sono per tipologia molto simili alle armi in dotazione a corpi militari. Le semi-automatiche PX4 (www.px4storm.it) possono avere caricatori da oltre 10 colpi (fino a 15) e sono disegnate in maniera ergonomica per permettere uno sparo più facile, con un peso davvero ridotto di circa 800 grammi. Ancora più impressionanti sono le carabine CX4 Storm (www.cx4storm.it): secondo i dati tecnici diffusi dalla stessa Beretta si tratta di una “carabina semi-automatica di facilissimo impiego, con grande affidabilità e stabilità nel tiro in rapida successione. La canna in acciaio ad alta resistenza garantisce un elevato standard di precisione”. La carabina può essere accoppiata, tra le altre cose, con sistemi di puntamento ottico e laser.

 

 

I precedenti Comunicati di Rete Disarmo e Tavola della Pace su questo tema (dal più recente)

Armi leggere alla Libia: la Beretta smentisce ma i dubbi rimangono

L'Italia nel 2009 ha triangolato 79 milioni di euro di armi leggere alla Libia di Gheddafi

Stop fornitura armi in Libia

Stop agli aiuti militari ai paesi del Nord Africa



Informazioni di approfondimento per la comprensione del caso

L’ultima inchiesta di Altreconomia

Analisi di Unimondo sulle forniture italiane di armi alla Libia

Analisi di Unimondo del Rapporto UE sulle forniture di armi

Inchiesta di Altreconomia sul traffico di armi verso la Libia



Alcuni articoli di stampa maltesi ed europei che hanno segnalato l’ipotesi di triangolazione

Times of Malta

- Malta ‘exported’ €79m in small arms to Libya

 

Malta Today
-
Finance ministry says weapons to Libya passed through Malta, not exported
-
'Typing error' by Maltese agent causes Malta embarrassment over arms exports to Libya

EU Observer:
-
EU arms to Libya: fresh details emerge
-
Italy-Libya arms deal highlights weakness of EU code



Altri Comunicati Rete Disarmo - Tavola della pace e annunciate modifiche alla legge nazionale 185/90 sulle esportazioni di armi italiane: 

Rete Disarmo e Tavola della Pace: per la trasparenza sull’export di armi

Riforma della Legge italiana sull'export di armi

Legge Comunitaria discussa al Senato e in discussione alla Camera

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