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Rappresentanza nazionale del Servizio Civile per una difesa non armata e nonviolenta della Patria

Fonte: Rappresentanza Nazionale dei Volontari del Servizio Civile - 22 luglio 2010

Con la sentenza storica n. 164 del 24 maggio 1985, la Corte Costituzionale riconobbe pari dignità al servizio militare e quello civile. Entrambi i servizi furono ritenuti modi diversi per realizzare l’unico dovere di difesa della patria sancito dalla Costituzione (art. 52 Cost.) e quei valori comuni su cui si fonda il nostro ordinamento. Nonostante ciò, i fondi destinati al Servizio Civile, e quindi alla Difesa Non Armata e Nonviolenta della Patria, sono incomparabilmente minori rispetto a quelli destinati alla difesa armata. I recenti tagli aumentano ulteriormente questo immenso gap e mettono a repentaglio l’esistenza stessa di questa preziosissima istituzione repubblicana. Crediamo sia giunto il momento di investire sulla Difesa Nonviolenta e Non Armata della Patria rispettando così la prima finalità del Servizio Civile stabilita, ormai 12 anni fa, dalla legge.
Riteniamo, in secondo luogo, che l’attuale congiuntura economica non favorevole dovrebbe indurre il Governo, nella sua politica di tagli, a concentrare la spesa pubblica sugli investimenti più lungimiranti per il Paese. Il Servizio Civile Nazionale, come dimostrano numerose ricerche, tende a moltiplicare nel breve, medio e lungo termine, i fondi investiti inizialmente attraverso il finanziamento e l’attuazione dei progetti, trasformandoli in puro risparmio economico per la spesa pubblica ed in benefici, servizi e ricchezza per la collettività, oltre che in un contributo alla crescita personale e professionale dei giovani volontari e dello stesso ente che offre gli strumenti per espletare il loro servizio. La riduzione e/o l’assenza di volontari, porta ad un’inevitabile riduzione delle possibilità di accesso ai servizi sociali e socio-sanitari, inducendo la collettività ad una maggiore dipendenza assistenziale nei confronti dello Stato, piuttosto che alla proattività della ricerca di soluzioni a livello personale, sociale e comunitario.

Risulta quindi inaccettabile che, in un momento come questo, il Governo riesca, parallelamente ai tagli per il Servizio Civile, a trovare 20 milioni nelle casse dello Stato da investire nel progetto della Mini-naja, un percorso formativo di 3 settimane, non professionalizzante, che si propone, in modo a nostro avviso discutibile, di “diffondere la cultura della pace e della solidarietà internazionale” attraverso l’addestramento militare e la vita di caserma. Sfugge, infatti, una relazione tra i contenuti e gli obiettivi, oltre che il ritorno che questa esperienza possa portare alla collettività.

Ribadiamo il rispetto per il mondo militare e la volontà di intraprendere con questo un dialogo che tenda ad affermare pari dignità alla Difesa Armata e a quella Non Armata e Nonviolenta, in un confronto che non ricerchi lo scontro, ma piuttosto l'alternativa nella gestione dei conflitti, attraverso la trasformazione nonviolenta dei conflitti sociali, nazionali ed internazionali.
Rilanciamo, altresì, gli appelli della Cnesc contro i tagli al SC, della Tavola della Pace in relazione alla Mini-naja e di Pax Christi e della Rete Italiana per il Disarmo per il blocco o la riduzione dei costi per la costruzione di nuovi aerei da guerra F-35.
la Rappresentanza Nazionale del Servizio Civile decide così di manifestare pubblicamente il suo dissenso per le scelte relative i tagli ai fondi per il Servizio Civile e lo squilibrio degli investimenti per difesa armata e non armata della Patria, e si appella alla responsabilità e alle coscienze dei nostri parlamentari, affinché operino un deciso cambio di rotta rispetto alle tematiche affrontate.

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