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Un cambio di strategia anche per l'Italia

Dopo lo Start-2 lavoriamo per un'Italia "nuclear free"

Da questo momento in poi si pone all'ordine del giorno l'obiettivo della denuclearizzazione del territorio nazionale: per un'Italia libera dalle bombe atomiche
Associazione Peacelink
Fonte: Peacelink - 08 aprile 2010

Barack Obama e Dmitry Medvedev hanno firmato a Praga il trattato Start-2 per ridurre le armi nucleari. Stati Uniti e Russia stanno procedendo verso una nuova strategia. Il movimento per la pace deve cogliere questa occasione per porre sul tavolo l'obiettivo della eliminazione delle 90 bombe atomiche dall'Italia. Fungo di speranza

Occorre forzare la mano e avviare una campagna di opinione che ponga l'obiettivo della denuclearizzazione del territorio nazionale: un'Italia libera dalle bombe atomiche.

E' venuto il momento di uno stop ai sorvoli di aerei che possano trasportare testate nucleari a causa dei gravi rischi e dei tanti incidenti di cui è costellata la storia del nucleare militare.

E' venuto il momento di cancellare la mappa dei rischio atomico smantellando - dopo La Maddalena - quella dozzina di porti italiani dove possono transitare navi e sottomarini a propulsione nucleare, per di più con armi atomiche a bordo.

Dopo lo Start-2 l'Italia può diventare, come altre nazioni della Nato, "nuclear free".

Nel 2007 in Italia contro la presenza di bombe atomiche nelle basi americane sono scese in campo diverse associazioni pacifiste.

Fu lanciata la campagna «Un futuro senza atomiche» e il 25 luglio 2007 ben 54 associazioni (tra cui Arci, Associazione Ong italiane, Acli, Altreconomia, Beati i costruttori di pace, Chiama l’Africa, Cipsi, Enti locali per la pace e i diritti umani, Nigrizia, Pax Christi, Tavola della pace e Un Ponte per) depositarono in Cassazione una proposta di legge in cui si chiede che l’Italia sia dichiarata «zona libera da armi nucleari».

E' venuto il momento di riprendere quell'iniziativa, in vista della Marcia Perugia-Assisi del prossimo 16 maggio.

Se non ora, quando?

Note: Articolo al link http://www.peacelink.it/editoriale/a/31527.html
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