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Science for Peace: Nihil sub sole novi?

Giorgio Beretta
Fonte: Unimondo - 26 novembre 2009

Al di là della stretta cerchia degli addetti ai lavori, di un drappello di appassionati al tema e di un folto gruppo di giovani curiosi della novità non sembra aver ricevuto l'attenzione che meritava la Conferenza mondiale (in .pdf) di 'Science for Peace' - il recente progetto nato su iniziativa di Umberto Veronesi e promosso dall'omonima Fondazione - che si è tenuta nello scorso fine settimana all'Università Bocconi di Milano.
Un evento celebrato in un città un po' distratta, nella quale per la Festa delle Forze Armate il Ministero della Difesa con l'accordo dell'amministrazione Moratti ha piazzato in bella mostra a due passi dal sagrato del Duomo un cacciabombardiere Eurofighter Typhoon senza che alcuno battesse ciglio. O forse troppo impegnata a cercare di contrastare le numerose emergenze locali, ben messe in evidenza durante lo stesso fine settimana da un partecipato convegno promosso dalla Casa della Carità di don Colmegna, dal titolo azzeccatissimo se messo all'ottativo: "Milano si-cura". Insomma, per Milano c'è ben altro di cui occuparsi che di pace e disarmo.
Eppure la Conferenza internazionale di 'Science for Peace', annoverava tra gli "aderenti al progetto" (vedi brochure in .pdf) non poche realtà della società civile organizzata. Le riporto in ordine alfabetico per non far torto ad alcuno: Amref, Cesvi, Croce Rossa Italiana, Elsa, Emergency, Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Gcap Italia, Gpace, Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza, Medici senza Frontiere, Reporters sans Frontieres, Rete italiana per il Disarmo, Robert F. Kennedy Foundation for Europe onlus, Save the Children e Unicef. E gli interventi di rappresentanti della società civile non sono certo mancati alla Conferenza tanto che mi è impossibile nominarli tutti (vedi .pdf).
Allora dov'è il problema? Me lo faceva intuire un signore di mezza età mentre gli consegnavo una spilletta della rete Iansa all'entrata nella sala conferenze: "E' uno sforzo di Sisifo. Una tela di Penelope" - mi diceva riferendosi all'ennesima conferenza sulla pace alla quale stava partecipando. Il primo punto è qui: che senso ha una conferenza sulla pace e sul disarmo in tempi di "guerra permanente" e di spese militari crescenti? Non rischia di essere un ulteriore pio proposito in un mondo che va in tutt'altra direzione? Si ricomincia tutto da capo come se in questi anni niente fosse stato fatto?
Forse, proprio qui sta la prima novità che non tutti hanno colto. Riaprire il discorso sulla pace e sul disarmo in tempi in cui tutti quanti siamo sicuramente in altre faccende affaccendati ha costituito una decisione "in direzione ostinata e contraria" non insignificante, di sicuro una scelta e una sfida. "Se l'umanità vuole dare una svolta alla propria storia deve porsi il problema di far cessare le guerre e di costruire la pace universale. Sono convinto che è il momento di affrontare la necessità etica di lanciare un Manifesto per la Pace" - scriveva il professor Veronesi nel suo appello lanciato l'anno scorso dalle colonne di un settimanale nazionale.
Appello al quale più d'uno di noi ha forse storto il naso. Non è Veronesi lo stesso che da anni è favorevole alle centrali nucleari (si veda anche Repubblica di oggi) e che è convinto che gli Ogm "non nascondono alcun rischio per la salute"? Idee delle quali l'oncologo - fervente vegetariano - non sembra essersi pentito visto che le ha ribadite proprio ieri a margine della Lectio Magistralis tenuta alla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli studi di Genova dove ha ricevuto l'ennesima Laurea honoris causa. Tra l'altro Veronesi viene anche accreditato in pole position per la guida della nascenda Agenzia per la sicurezza nucleare. E anche se il professore afferma di "non aver ricevuto alcuna proposta da nessuno" ce n'è abbastanza per dissuadere chi da anni cerca di tenere unite le lotte per il disarmo con quelle contro l'energia nucleare.
Non nego di aver storto anch'io il naso sentendo il professor Veronesi richiamare - durante una conversazione a tavola - la sua scelta "per l'energia nucleare civile" e di esser stato preso da un irrefrenabile impulso a fargli, rispettosamente, qualche domanda in materia. Ma, tornando a 'Science for Peace', il progetto non si identifica certo con Veronesi che ne rimane comunque il principale promotore.
Anche qui, credo, non vada però persa di vista un'altra importante novità: troppo spesso, infatti, i temi della pace e del disarmo sono stati quasi relegati - se non assunti in toto con tanto di imprimatur - da associazioni e movimenti dichiaratamente "disarmisti" e "anti-nuclearisti" (sia per l'energia civile che ad uso militare). La comparsa sulla scena di un progetto di pace e disarmo il cui ideatore non si schiera tout court contro l'energia nucleare e anzi ne è esplicitamente favorevole, rappresenta una breccia in un muro di compartimenti stagni. Detto in altre parole: se oggi a parlar di pace e disarmo - tenendoli insieme - non è più solo il movimento tradizionalmente "pacifista", ma il tema è posto all'attenzione pubblica anche grazie a chi su altri argomenti correlati ha visioni chiaramente diverse credo vada colta l'opportunità di un punto di incontro che l'iniziativa rappresenta.
Soprattutto se chi fa questo sforzo è la stessa Fondazione Veronesi che per il progetto 'Science for Peace' non ha blindato le porte alla società civile, come appunto dimostrano le realtà sopra riportate che hanno aderito all'iniziativa. Anche questa - credo - è un'ulteriore non piccola novità nel panorama delle fondazioni italiane il più delle volte trincerate dietro se stesse o aperte ai soli amici di sempre e, inevitabilmente, autoreferenziali. Va, perciò, dato atto a Veronesi di aver cercato di mettere in campo con 'Science for Peace' un'attività che intende fare un passo insieme alla società civile, rappresentativa di diversi - e per vari aspetti - differenti anime. L'aver dato spazio a queste realtà per un percorso comune credo sia un buon inizio del progetto.
Ma c'è dell'altro. Sta nella "strategia" - parola dal sapore militare che consiglierei a Veronesi (e tutti noi) di evitare. "La strategia che propongo - scriveva nell'appello dello scorso anno il professore - è basata su alcuni impegni concreti. Il primo passo: entro l'autunno dell'anno prossimo l'organizzazione in Italia di una grande conferenza internazionale di scienziati, un vero e proprio laboratorio di diverse discipline, per progettare un modello di pace, individuare gli strumenti per realizzarlo e stabilire i percorsi per raggiungerlo".
Un approccio ampio, ma allo stesso tempo concreto, pragmatico che la Conferenza tenuta nei giorni scorsi ha rispettato. Non va sottovalutata - a questo proposito - anche un'ulteriore novità: l'aver chiamato all'appello gli scienziati rappresenta un altro tratto originale di 'Science for Peace'. Se è vero infatti che nel panorama italiano esiste da tempo l'Unione scienziati per il disarmo (USPID) e che diverse facoltà nazionali hanno aperto cattedre in "scienze della pace", la novità di 'Science for Peace' sta nel mettere intorno allo stesso tavolo scienziati di rinomata fama in discipline diverse e non solo nelle scienze sociali, militari o della fisica nucleare.
Ma le novità più interessanti sono soprattutto due.
La prima l'ho già accennata: consiste nel tenere insieme e nel rilanciare in modo unitario il discorso su "pace e disarmo". Scriveva Veronesi nell'appello: "Per parlare di pace, non si può non parlare di disarmo. Tutte le nazioni, entro cinque anni, dovrebbero diminuire la percentuale del Prodotto nazionale lordo destinato agli investimenti militari".
Intento ripreso chiaramente negli obiettivi di 'Science for Peace' che recitano testualmente: "Richiesta ai governi europei di una progressiva riduzione delle spese militari. Inserire il disarmo nucleare tra le massime priorità della politica internazionale attraverso attività di lobbying e il sostegno alle organizzazioni e ai movimenti già impegnati a raggiungere tale obiettivo. Creazione di un gruppo di studio europeo formato da uomini politici, di cultura, capi di stato maggiore che saranno invitati a studiare un piano progressivo di riduzione delle spese militari dei singoli paesi a favore di un Unico Esercito Europeo di Pace e della costituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo".
Nihil sub sole novi, si dirà. Si tratta del resto di richieste già formulate da tempo da molti. La novità - se vogliamo vederla - sta però nel convogliare l'interesse e lo sforzo non solo di diverse realtà della società civile, ma anche della scienza e delle religioni su questi obiettivi che da qualche tempo - diciamocelo francamente - non rientrano nell'agenda delle priorità delle maggiori forze politiche nazionali e, presi nel loro insieme, nemmeno dei movimenti "pacifisti".
Come si vede - e lo ribadisco a scanso di equivoci - non è un approccio "disarmista" a tutto campo ma mira, pragmaticamente, ad obiettivi possibili, raggiungibili, sostenibili, in una parola "ragionevoli" e - credo - condivisibili e intimamente condivisi dai più. Ma non per questo meno difficili da raggiungere, ed anzi - proprio per la loro ragionevolezza e pragmaticità - forse ancor più malvisti da chi preferisce non veder muovere troppo le rassicuranti acque dello status quo in cui sguazza beato.
E qui sta appunto l'ultima novità: nella concretezza degli obiettivi. Che si declinano in quella che la Conferenza dello scorso fine settimana ha definito una "Roadmap per la pace" che ha affidato a quattro specifici gruppi di lavoro.
Sinteticamente, al gruppo di lavoro "Scuola, Università & Ricerca" è affidato il compito di sviluppare programmi didattici di educazione alla pace in collaborazione con i Ministeri competenti da introdurre nei programmi di insegnamento di ogni percorso di studio, e di promuovere ricerche che analizzino le situazioni di conflitti ricercando possibili soluzioni di pace. Al gruppo "La scienza al servizio della pace" spetta il compito di definire progetti di fattibilità per interventi in ambito sanitario, civile e educativo principalmente nei Paesi attualmente teatro di conflitti.
Il gruppo "Per la costituzione di un esercito unico dell’UE" ha il duplice obiettivo di formulare una proposta per la nascita di una forza unica di pace paneuropea e di definire un percorso istituzionale che porti ad una proposta di riduzione delle spese militari di ogni paese dell’UE. Infine - un'interessante proposta alla quale ho dato la mia disponibilità - il gruppo di lavoro "Banche e Società Civile" ha come compito di definire e diffondere un codice di responsabilità del settore bancario nei confronti del finanziamento all’industria delle armi. Questi gruppi presenteranno i risultati del loro operato nel corso della seconda edizione della Conferenza Mondiale di 'Science for Peace' mentre sul sito saranno disponibili gli aggiornamenti su tutte le iniziative in corso per ciascuno dei gruppi di lavoro e si potranno consultare i documenti di lavoro più rilevanti.
Insomma, un percorso di ampio respiro che riesce a tenere insieme la concretezza di obiettivi a breve e medio termine con la novità di alcune intuizioni e, rompendo gli schematismi, apre una finestra ed offre un nuovo spazio alle diverse voci della società civile per rilanciare all'attenzione pubblica - e del mondo politico - un tema urgente (pace e disarmo) ma troppo spesso accantonato. E che - mi fa piacere - anche un militare capace di esprimere pubblicamente e in modo indipendente il proprio pensiero come il generale Fabio Mini ha colto nella sua originalità.
Che l'iniziativa sia da tenere d'occhio me lo conferma, indirettamente, Google News. A fronte di una novantina di articoli sulla Conferenza di 'Science for Peace', la maggior parte sono annunci pre-conferenza (merito cioè dell'ufficio stampa), mentre quelli post-conferenza sono principalmente concentrati sulla proposta di Wired di dedicare il prossimo Nobel della Pace a Internet. Quelli invece che relazionano sugli effettivi risultati della Conferenza e sulle sue specifiche proposte su "pace e disarmo" si contano sulle dita di una mano: perché? Se i media mainstream divagano su cose secondarie senza dar spazio alle novità più rilevanti emerse dalla Conferenza qualcosa significa: ma cosa?
Sbaglierò, ma non credo di esser troppo lontano dal vero a pensare che l'iniziativa 'Science for Peace' abbia già cominciato a dare un po' di fastidio a chi preferisce tenere questi discorsi su pace e disarmo riservati al "club degli esperti" e non ama intrusioni di sorta soprattutto se queste arrivano da un personaggio prestigioso e popolare.... Una ragione in più per dar credito a 'Science for Peace', no?

Note: Articolo al link http://www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Pace/Science-for-Peace-Nihil-sub-sole-novi
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