Landmine Monitor Report 2007: molti paesi in ritardo sulla bonifica.
Esce la nona edizione del Landmine Monitor Report, il rapporto che consente di monitorare gli adempimenti relativi al Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine.
I dati contenuti non sono incoraggianti, diversi i paesi che non riusciranno ad adempiere alle operazioni di bonifica nei 10 anni indicati dal Trattato al momento della sua ratifica. I 14 paesi in questione sono: Bosnia-Erzegovina, Cambogia, Chad, Croazia, Mozambico, Nigeria, Perù, Senegal, Tajikistan, Tailandia, Regno Unito (relativamente alle Falkland/Malvinas), Venezuela, Yemen, Zimbawe.
Nel 2006 sono state bonificati 140 kmq di campi minati e 310 kmq di aree di battaglia. L’Afghanistan e la Cambogia costituiscono il 55% delle aree bonificate nell’anno di riferimento. Nel corso delle operazioni sono state distrutte 217.000 mine antipersona, 18.000 mine anticarro e 2.15 milioni di ordigni inesplosi (ERW).
L’uso di mine antipersona da parte dei Governi è ulteriormente diminuito, solamente Russia e Myanmar/Burma continuano ad utilizzarle.
Sebbene secondo i dati del rapporto, il numero delle vittime accertate delle mine antipersona sia diminuito di un 16% dal 2005, in Libano si registra, a causa delle submunizioni cluster, un incremento degli incidenti pari a 10 volte il valore dello scorso anno. Nel mondo rimane molto alto il numero dei sopravvissuti, 473.000 come ultimo dato rilevato ad agosto 2007.
“ La priorità dei paesi colpiti da questa tremenda eredità lasciata loro da conflitti passati e recenti, come quella dei donors internazionali, deve essere la cura, la riabilitazione e il reinserimento socio-economico delle vittime” dichiara Annalisa Formiconi Presidente della Campagna Italiana contro le mine.
I ritardi nel rispetto della deadline per dichiarare i propri paesi liberi dalle mine e l’esigenza di non dimenticare le persone rese disabili da questi ordigni indiscriminati, fanno apparire ancora più gravi i tagli che sono stati subiti dai fondi destinati alla Mine Action.
In Italia il fondo per lo Sminamento Umanitario istituito con la legge 58/2001 è stato tagliato di triennio in triennio del 50% ed è continuamente eroso come dimostrato dalla sottrazione di altri 284.342,21 euro sui 2.207.000 stabiliti dall’ultima finanziaria.
Fondi che sarebbero necessari per far fronte anche ad un’altra emergenza umanitaria, quella provocata dalle bombe cluster, mine a tutti gli effetti. Non c’è differenza tra un ferito da mina ed un ferito da cluster bombs. Purtroppo però a livello normativo ancora non è così, il disegno di legge 1824 che mira ad includere nella legge nazionale per la messa al bando delle mine antipersona (374/97) anche le submunizioni cluster, è bloccata dal mese di luglio in Commissione Bilancio. La causa di tale ritardo è ascrivibile alla mancanza di alcune informazioni, necessarie alla quantificazione dell’impegno finanziario correlato alla legge, che il Ministero della Difesa tarda a fornire.