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ITALIA-INDIA, PASSA L'ACCORDO CI COOPERAZIONE MILITARE

Luce verde in parlamento all'accordo di cooperazione militare Italia-India.
Luciano Bertozzi
Fonte: Lettera 22 - 22 ottobre 2007


Luce verde in parlamento all'accordo di cooperazione militare Italia-India. In base al quale i due Paesi potranno collaborare nei seguenti settori: sicurezza e politica di difesa, operazioni umanitarie e di peacekeeping, partecipazione ad esercitazioni congiunte o multilaterali, organizzazione dei rispettivi Ministeri della difesa e questioni ambientali che coinvolgono le Forze armate

La Camera dei deputati italiana ha approvato definitivamente, praticamente all’unanimità, la ratifica dell’accordo di cooperazione militare Italia-India, che ora è legge.
In base all’accordo i due Paesi potranno collaborare nei seguenti settori: sicurezza e politica di difesa, operazioni umanitarie e di peacekeeping, partecipazione ad esercitazioni congiunte o multilaterali, organizzazione dei rispettivi Ministeri della difesa e questioni ambientali che coinvolgono le Forze armate. L’intesa soprattutto favorisce la cooperazione fra industrie della difesa e nell’ interscambio di armi.
Durante l’iter parlamentare della norma è stata introdotta una modifica che ha eliminato l’estensione all’India di una sorta di corsia preferenziale oggi unicamente prevista per i trasferimenti di armi ai Paesi NATO e UE che semplifica le procedure per le prescritte autorizzazioni
L’intesa non prevede alcuna informativa al Parlamento che, a differenza della legge 185/90 che disciplina il commercio delle armi, non è tenuto ad essere informato sulle attività che verranno svolte in attuazione dell’accordo stesso. Tuttavia è stato accolto un ordine del giorno dell’on.De Zulueta (Verdi) che impegna il Governo a integrare in tal senso la relazione dell’Esecutivo al Parlamento sul commercio delle armi, ma non si tratta di una norma vincolante.
Inoltre l’Accordo non è subordinato al rispetto di alcuna condizione, nonostante interessi una materia assai delicata. In questo modo non si utilizza la leva degli aiuti militari per subordinarli ad un maggior impegno nel rispetto delle libertà fondamentali, visto che l’India, secondo l’ultimo rapporto annuale di Amnesty International, non brilla in questo campo.
Il gigante asiatico, del resto, non è un Paese qualsiasi, è da decenni in stato di tensione con il Pakistan per il contenzioso sul Kashmir ed è probabilmente, il Paese con il maggior numero di poveri al mondo. E’ stimabile in alcune centinaia di milioni il numero di esseri che hanno perso ogni dignità umana. Inoltre sussistono preoccupazioni per l’accordo India Usa che consente al Paese asiatico l’acceso a materiale nucleare strategico.
Al contempo New Delhi riserva grandi soddisfazioni ai manager delle industrie militari: l’India è per il SIPRI (prestigioso istituto svedese di ricerche sul disarmo ) il secondo acquirente mondiale di armi, con oltre 10 miliardi di dollari nell’ultimo quinquennio ed è secondo solo alla Cina, inoltre non lesina mezzi ai generali. La spesa militare indiana ha oltrepassato la soglia dei 21 miliardi di dollari ed ha avuto un cospicuo aumento nel 2007-2008 (+12% rispetto al 2006).
Una parte significativa di tutti questi soldi interessa anche l’Italia. Nell’ ultimo lustro , ricorda Giorgio Beretta in una ricerca di prossima pubblicazione “ L’industria militare e la difesa europea” Jaca Book “ il nostro Governo ha autorizzato vendite per un valore complessivo di 254 milioni di euro e consegne per 164 milioni. Di fatto l’India è l’ottavo importatore di armi “made in Italy”, con una crescita del 76% nell’ultimo quinquennio rispetto al precedente periodo.
Con New Delhi potrebbero essere stipulati altri contratti a breve, visto che nei giorni scorsi fra i componenti della delegazione che ha accompagnato il Ministro degli esteri in India vi era anche il n.1 di Finmeccanica, Guarguaglini.
E’ da considerare,poi, che l’India non fornisce garanzie sull’uso finale delle armi, infatti è stato sottolineato con preoccupazione da diverse fonti che l’elicottero indiano ALH DRHUV con componenti italiani sarebbe stato venduto alla Birmania. Tuttavia tale circostanza è stata smentita dal ministro D’Alema, a seguito delle rassicurazioni formalmente avute dai vertici politici indiani, nel corso della sua recente visita e resa nota a Montecitorio dal Vice Ministro Sentinelli.
Il caso indiano è emblematico della politica di due pesi e due misure. Mentre USA e Francia spingono per l’adozione di sanzioni all’Iran perché accusato di voler dotarsi dell’arma nucleare, l’India che potenza atomica lo è da tempo non è sottoposto ad alcuna sanzione, anzi è considerata un’ importante partner nella lotta globale contro il terrorismo.
Fra i pochi che hanno espresso perplessità sull’accordo è da segnalare il sen.Martone (Rifondazione)che ha motivato il suo voto di astensione in quanto il provvedimento si pone in una prospettiva di continuità con la politica estera del precedente Governo in una fase in cui sarebbe stato invece necessario un segnale di innovazione. In particolare l’Accordo in esame appare in contrasto con il principio del divieto di esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato, tenuto conto del conflitto del Kashmir, ed interviene in un momento inopportuno se si considera la prospettiva del coinvolgimento del Pakistan in una prossima conferenza di pace sull’Afghanistan.
A questo punto il buon senso vorrebbe che si procedesse con la massima cautela ed invece di intensificare i rapporti militari si procedesse nella cooperazione per aggiungere gli obiettivi del Millennio (cioè il raggiungimento di condizioni elementari di vita)

Note:
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