Iniziato il percorso per un’Italia libera da armi nucleari
La legge di iniziativa popolare presentata in Corte di Cassazione. Si parte. Cominciamo da noi.
Fonte: Rete Disarmo - Campagna Un futuro senza atomiche, Italia libera da armi nucleari - 26 luglio 2007
Diversi rappresentanti delle realtà che hanno dato vita, come Comitato Promotore, all’iniziativa di legge popolare per rendere l’Italia zona libera da armi nucleari hanno presentato Mercoledì 25 luglio il testo della legge popolare oggetto della campagna. Davanti alla Cancelleria della Corte di Cassazione i rappresentanti dei promotori si sono presentati per richiedere la possibilità formale di raccolta firme.
A nome delle oltre 50 organizzazioni hanno composto la delegazione: Ilaria Ciriaci (MIR), Patrizia Creati (Semprecontrolaguerra), Lisa Clark (Beati i costruttori di Pace), Pina Rozzo (Coordinamento enti Locali per la Pace e Diritti Umani), Alessandra Mecozzi (FIOM-Cgil), Antonietta Esse (Semprecontrolaguerra), Soana Tortora (ACLI), Raffaella Bolini (ARCI), don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di Pace), Alfonso Navarra (LDU - Fermiamo chi scherza col fuoco atomico), Massimo Paolicelli (Associazione Obiettori Nonviolenti), don Fabio Corazzina (Pax Christi), Giorgio Schultze (Movimento Umanista), Tiziano Tissino (Comitato via le bombe da Aviano), don Tonio Dell’Olio (Libera), Francesco Vignarca (Rete Italiana per il Disarmo), Maurizio Gubbiotti (Legambiente)
Il Comitato Promotore intende dar via alle procedure di raccolta nella settimana della Pace del 1-7 ottobre.
“E’ da quando furono usate per la prima volta, nel 1945, che donne e uomini di tutto il mondo chiedono che vengano messe al bando e distrutte. - commenta Lisa Clark tra i coordinatori della campagna - e la volontà della Comunità internazionale era chiara già nel 1970, anno in cui è entrato in vigore il Trattato di Non Proliferazione nucleare. Ma, negli ultimi anni, tutti i negoziati internazionali si sono impantanati: si sono impantanati: e nello stallo è ripartita la corsa al riarmo nucleare. Le Potenze nucleari puntano solo alla non proliferazione, ad impedire che altri si dotino di armi nucleari. Gli altri Stati chiedono che prima si proceda con il disarmo. Ecco, con questa iniziativa, noi vogliamo che l’Italia agisca per prima. Dichiarandosi Zona Libera da Armi Nucleari, l’Italia potrà mettere in moto un circolo virtuoso: i primi a seguire saranno gli altri Paesi europei nella stessa situazione e, se saremo sufficientemente determinati e sinceri nell’impegno, creeremo le basi per far ripartire le trattative a livello internazionale”.
L’Italia ha ratificato nel 1975 il Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP), impegnandosi come Stato a non produrre né acquisire in alcun modo armi atomiche. Invece sul nostro territorio sono custodite 90 testate atomiche, 50 nella base USAF di Aviano (PN) e 40 nell’aeroporto militare di Ghedi (BS).
Il TNP, entrato in vigore nel 1970, è il trattato internazionale per il disarmo con il maggior numero di Stati parte, in pratica tutti i membri delle Nazioni Unite tranne India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Si fonda su un accordo duplice ed inscindibile: le cinque potenze nucleari (USA, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) si impegnano a lavorare in buona fede per il disarmo nucleare totale (art. 6), mentre tutti gli altri Stati si impegnano a non dotarsene mai (art. 2).
In Italia vogliamo agire per primi. Vogliamo eliminare le testate atomiche dal nostro territorio, un segnale di rispetto degli accordi che potrà incoraggiare altri Stati europei a seguirci, che potrà ridare impulso ai negoziati internazionali. In Belgio, che come l’Italia ospita armi nucleari, già da molto tempo i due rami del Parlamento chiedono al governo di eliminare le bombe statunitensi dal loro territorio. La Grecia ha già fatto rimuovere la ventina di testate atomiche (nel 2000) che ospitava.
La prima Zona Libera da Armi Nucleari (NWFZ) compie 40 anni. Ad oggi le NWFZ includono più della metà del pianeta: tutti gli Stati delle Americhe tranne USA e Canada, il Sud Pacifico, l’Africa, il Sudest asiatico.
Note:
Allegati
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