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"Il governo ci ha deluso", Tavola della Pace

Al termine della due giorni di lavori del Seminario nazionale della Tavola della Pace, gli oltre 300 partecipanti in rappresentanza di associazioni ed enti locali italiani lanciano un monito al mondo della politica e delle istituzioni: “Siamo delusi e preoccupati dopo i primi 15 mesi del governo Prodi. Ci aspettavamo di più in termini d’impegno per la pace e per i diritti umani e vediamo disatteso il programma elettorale che aveva recepito molte delle nostre richieste”. All'interno del documento la serie di richieste sul tema del disarmo.
9 luglio 2007


Più impegno per il disarmo.

Chiediamo:

- l’apertura di un tavolo di confronto tra il Ministero della Difesa e le organizzazioni della società civile e gli Enti Locali impegnati per la pace e la sicurezza umana;
- di agire per dare concreta attuazione all’approccio della sicurezza umana nelle “missioni di pace” e di promuovere l’istituzione della infrastruttura europea dei corpi civili di pace;
- più risorse economiche per permettere a tutti i giovani interessati di svolgere il servizio civile nazionale;
- la riapertura della discussione sul progetto di costruzione della nuova base americana di Vicenza e sulla partecipazione italiana alla costruzione del caccia F-35 Joint Strike Fighter;
- avviare subito l’organizzazione della Conferenza nazionale sulle servitù militari;
- la riduzione delle spese militari e del personale delle FFAA, della produzione e del commercio delle armi italiane;
- di opporsi al progetto americano di Scudo spaziale;
- di promuovere l’eliminazione di tutte le armi nucleari ancora presenti in Italia, in Europa e in Medio Oriente.

Comunicato della Tavola della Pace tratto dal sito http://www.perlapace.it

Una platea critica e propositiva si è confrontata sulla base del documento della Tavola della pace “Voglio di +. Quello che chiediamo oggi al Governo, al Parlamento e a tutte le forze politiche italiane.” (in allegato)

Chiediamo un metodo nuovo per costruire le decisioni, capace di ascoltare il popolo della pace, le proposte dei costruttori di pace, le associazioni, i gruppi, gli enti locali che tutti i giorni s’impegnano a fare qualcosa per la pace e la giustizia, senza aspettare che lo facciano altri al loro posto.

Non c’è politica di pace, infatti, senza partecipazione attiva e senza coinvolgimento dei cittadini.

Ci preoccupa la crisi della politica perché ci impedisce di rispettare i nostri doveri internazionali di solidarietà e di giustizia.

Ci preoccupa anche la frattura che questa delusione sta provocando tra la società civile e i rappresentanti della politica. Cresce il numero di quanti pensano che politica e istituzioni siano incapaci di costruire la cultura della pace. Non crediamo nell’antipolitica. Crediamo nel confronto e nel dialogo con tutti i responsabili della politica e delle istituzioni. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e ad assumerci le nostre responsabilità. Ma vogliamo poterne discutere, sapendo di essere ascoltati.

Chiediamo un incontro con il Presidente del Consiglio Prodi, che due anni fa, da candidato, era venuto a Perugia per l’Assemblea dell’Onu dei Popoli.

Chiediamo un incontro con il Ministro degli Affari Esteri e il Ministro della Difesa.

Chiediamo un incontro con i responsabili di tutti i partiti impegnati nel difficile compito di riorganizzare la politica.

L’avvicinarsi del 60° Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani ci ricorda come “tutti i diritti umani per tutti” sia la bussola che deve orientare ogni scelta politica e misurarne la sostenibilità.

Contro l’antipolitica, contro ogni qualunquismo politico noi rilanciamo un forte appello a cambiare, a fare di più. Per questo la prossima Perugia-Assisi del 7 ottobre sarà una marcia per costruire una politica nuova e una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani.

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