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Rete Disarmo: l'Italia cresce in spesa militare e export di armi

Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - 12 giugno 2007


Ancora una volta i dati dell'annuario SIPRI, l'autorevole Istituto di ricerca della pace di Stoccolma, confermano le preoccupazioni già espresse da Rete Italiana Disarmo sull'allargamento delle maglie a favore dell'esportazione di armi italiane. Infatti, come segnalava ieri in anteprima nazionale Unimondo, con 860 milioni di dollari l'export militare italiano segna nel 2006 un record ventennale: era dal 1985 che l'Italia non superava gli 800 milioni di dollari di esportazioni di armamenti.

La decisa ripresa dell'esportazione militare italiana preoccupa ancor più Rete Disarmo per due motivi:
• negli ultimi anni la metà delle esportazioni militari italiane è diretta a nazioni fuori dall'area Nato-Ue, a paesi altamente indebitati che spendono ampie risorse negli apparati militari e dove spesso si verificano gravi violazioni dei diritti umani;
• la forte impennata dell'export armato italiano è parte dell'incremento costante delle esportazioni militari dei Paesi dell'Unione europea che ormai si apprestano ad essere i primi protagonisti mondiali in questo particolare "mercato".

Diventa perciò quanto mai urgente giungere ad un Trattato internazionale sul commercio di armamenti (ATT), commercio che sta vedendo una fortissima ripresa anche a seguito dell'aumento costante delle spese militari che con 1204 miliardi di dollari, nel 2006 segnano ormai uno stabilizzarsi ai livelli della "Guerra Fredda". Le spese militari sono in crescita di ben il 37% nel corso degli ultimi 10 anni. La spesa pro-capite arriva ai 184 dollari, contro i 173 dollari del 2005. A parte i numeri complessivi, la distribuzione della spesa militare è ancora una volta profondamente sbilanciata con 15 paesi che sono responsabili dell'83% delle erogazioni totali. L'Italia, con 29,9 miliardi di dollari, scende all'ottavo posto nella graduatoria per spese militari complessive scavalcata dalla Russia (34,7 miliardi) ma, con una spesa militare pro-capite che sale dai 468 dollari del 2005 ai 514 dollari del 2006 l'Italia supera per il terzo anno consecutivo quella della Germania (447 dollari pro-capite), mantenendo in questa graduatoria il settimo posto nel mondo.

"L'annuario SIPRI si concentra inoltre su altri aspetti della situazione mondiale, non direttamente legati alle tematiche di spesa militare ma che confermano la visione di un mondo dominato dal rischio e dall'insicurezza. Un'analisi interessante ed innovativa, che lega le dinamiche nei maggiori conflitti aperti alle sfide date dal peacekeeping in giro per il mondo e soprattutto alla sicurezza energetica, che non vede ancora un equilibrio soddisfacente fra competizione e cooperazione internazionale. Per questo il rapporto SIPRI si concentra anche sulla necessità di cambiare alcuni concetti di sicurezza, riformulando le nostre analisi per comprendere anche indicatori usualmente non considerati quando i Governi vanno a compiere le proprie scelte di bilancio militare. Occorre dunque mettere in questione quanto le spese militari siano in grado o meno di garantire sicurezza da rischi portati alla vita umana in campi come la povertà, la fame e le malattie" - conclude il comunicato di Rete Disarmo.

L'articolo di Unimondo sul Rapporto SIPRI 2007 fa inoltre notare che principale azienda italiana Finmeccanica balza al settimo posto tra le principali aziende di armamenti nel mondo: con vendite per oltre 9,8 miliardi di dollari nel 2005, che segnano un incremento di oltre 2,67 miliardi di dollari (più 37,5%) rispetto al 2004, l'azienda italiana - controllata per il 32,3% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze - scala in pochi anni la graduatoria delle principali ditte produttrici di armi (era decima nel 2003). La tabella del Sipri delle 100 principali aziende di armi segnala inoltre che nel 2005 quasi il 70% delle vendite di Finmeccanica sono rappresentate da armamenti. A questo vanno aggiunte le vendite, per oltre 4 miliardi di dollari, della MBDA, il consorzio missilistico compartecipato da Bae Systems, Eads e di cui Finmeccanica detiene una quota del 25% e che produce solo sistemi militari.

Alla Rete Italiana Disarmo aderiscono:
ACLI - Amnesty International - Archivio Disarmo - ARCI - ARCI Servizio Civile - Associazione Obiettori Nonviolenti - Associazione Papa Giovanni XXIII - Associazione per la Pace - ATTAC - Beati i costruttori di Pace - Campagna Italiana contro le Mine - Campagna OSM-DPN - Centro Studi Difesa Civile - Conferenza degli Istituti Missionari in Italia - Coordinamento Comasco per la Pace - FIM-Cisl - FIOM-Cgil - Fondazione Culturale Responsabilità Etica - Gruppo Abele - ICS - Libera - Mani Tese - Movimento Internazionale della Riconciliazione - Movimento Nonviolento – Os.C.Ar - Pax Christi - PeaceLink - Rete di Lilliput - Rete Radiè Resch - Traduttori per la Pace - Un ponte per...

Note:


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