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Sono almeno 3 milioni le armi illegali nell’Africa Subsahariana: il controllo del commercio illegale di armi deve essere più efficace, lo chiedono delegazioni ed esperti riuniti a Kampala.

Più leggi contro le armi illegali in Africa

21 marzo 2007
Fonte: dal sito www.nigrizia.it

di Luciano Bertozzi

La legislazione sul controllo del traffico illegale di armi in Africa orientale e nel Corno d’Africa dovrebbe essere armonizzata per renderla più efficace e ridurre l’instabilità nella Regione.
E’ l’appello lanciato da Kampala nel corso di una conferenza a cui hanno preso parte delegazioni ufficiali e ed esperti.
Secondo Richard Nabudere, coordinatore in Uganda del National Focal Point on Small Arms and Light Weapons , organizzazione che da anni lavora per contrastare tali traffici, nel paese ci sono almeno 400.000 armi illegali. I guerriglieri dell’Esercito di Liberazione del Signore, responsabile del rapimento di decine di migliaia di bambini costretti a combattere, ne possiederebbe almeno 150.000.

In Africa qualcosa si muove su questo fronte, in contemporanea con l’incontro a Kampala le autorità del Kenya hanno distrutto pubblicamente, in un parco di Nairobi, migliaia di armi. Anche altri Paesi hanno seguito tale esempio: l’Uganda ne ha distrutte 60.000 nel 2006, l’Etiopia ne ha distrutte 7.000, la Repubblica Democratica del Congo 6.000 ed il Burundi 200. Ovviamente siamo appena all’inizio: le guerre dimenticate in corso nella Regione hanno alimentato un notevole flusso di armi. Secondo Francio K. Sang, direttore esecutivo del Regional Centre on Small Arms di Nairobi, nell’intera Africa Subsahariana ci sarebbero tre milioni di armi in circolazione. I modelli più diffusi sono i fucili AK 47 e G3 le pistole statunitensi Colt, Browing ed anche le italiane Beretta.
Non si tratta di un problema da poco: “la presenza di tutte queste armi” ha affermato Nabudere, “è allo stesso tempo causa e conseguenza dell’instabilità politica della regione”. Secondo la sua opinione “Dobbiamo avere un sistema giudiziario che preveda le stesse sanzioni per tutti coloro che si dedichino al commercio illegale di armi nella Regione dei Grandi Laghi”.

Paesi fra i più poveri del mondo e alla prese con movimenti di guerriglia non possono combattere da soli una battaglia così difficile. I Paesi più sviluppati, che hanno avuto un qualche ruolo nel fornire le armi, dovrebbero mettere mano al portafoglio e finanziare progetti per distruggere gli arsenali e riconvertire alla vita civile i guerriglieri. L’Italia, da poco entrata a far parte del Consiglio di Sicurezza, potrebbe svolgere un ruolo propositivo in materia. Sarebbe un importante contributo per la pace nel mondo.

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