A Oslo per fermare l’emergenza umanitaria causata dalle munizioni a grappolo.
Un chiaro impegno a sviluppare, negoziare e portare a termine un nuovo trattato entro il 2008, dovrebbe emergere dall’incontro governativo sulle munizioni cluster in Norvegia questa settimana. Sotto lo sguardo attento di 50 organizzazioni della società civile proveniente da tutto il mondo, le delegazioni ufficiali di circa 40 stati riuniranno ad Oslo da oggi fino al 23 febbraio. La Conferenza di Oslo punta al lancio di un nuovo processo internazionale che elimini l’uso delle munizioni a grappolo e si occupi dei devastanti effetti di queste armi sulla popolazione civile.
“Dieci anni dopo dopo la storica messa al mando delle mine antipersona, i governi riuniti in questa conferenza devono impegnarsi in un nuovo processo internazionale per mettere fine agli inaccettabili danni casuati delle munizioni a grappolo. Gli stati non devono farsi sfuggire questa occasione” sostiene Thomas Nash, coordinatore della Cluster Munition Coalition, una coalizione internazionale che opera a favore di un nuovo trattato sulle munizioni cluster.
Le munizioni cluster sono armi che disseminano diverse centinaia di submunizioni, le cosiddette “bomblets”. Il pericolo delle bombe cluster è duplice perché molte submunizioni inevitabilmente falliscono all’impatto e non esplodono, rimangono sul terreno pronte ad uccidere e menomare quando toccate o maneggiate.
I rapporti delle principali organizzazioni umanitarie mostrano come i civili costituiscano la vasta maggioranza di vittime di munizioni cluster e i bambini costituiscono la più alta percentuale di vittime in molti paesi.
Le conseguenze delle munizioni cluster sono oggi visibili in numerosi paesi afflitti anche da recenti conflitti: Afghanistan, Kosovo, Libano e Iraq dove continuano a distruggere vite.
“Abbiamo un urgente bisogno di una normativa internazionale che non solo metta fine all’uso di questo ordigno ma aiuti anche coloro i quali sono stati colpiti dalle cluster bombs” sostiene Habbouba Aoun, della Campagna libanese contro le mine.
A dispetto di ciò, molti governi come la Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Cina, mantengo ancora questi ordigni nei loro arsenali.
Il consenso attorno ad una moratoria delle cluster bombs tuttavia è cresciuto nel corso dello scorso anno: il Belgio è stato il primo paese a mettere al bando le cluster bombs seguito dalla Norvegia primo paese a introdurre una moratoria.
“In questi ultimi cinque anni i percorsi diplomatici hanno purtroppo fallito. Ciò che adesso attendiamo è che la spinta della società civile faccia ripartire un percorso che possa mettere fine ad un vero e proprio disastro umanitario causato dalle cluster e dal loro uso indiscriminato nel corso degli ultimi conflitti” sostiene Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine.
Alcuni dati:
La lista delle delegazioni ufficiali che partecipa alla conferenza include: Afghanistan, Angola, Argentina, Austria, Belgium, Bosnia Erzegovina, Canada, Cile, Costa Rica, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Egitto, Finlandia, Francia, Germania, Guatemala, Santa Sede, Ungheria, Indonesia, Irlanda, Italia, Giappone, Giordania, Lettonia, Libano, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Mexico, Olanda, New Zealand, Norvegia, Perù, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Sud Africa, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Questa lista include numerosi stati che non sono parte della Convenzione sulle armi convenzionali, con un significativo numero di munizioni cluster prodotte e immagazzinate.
Tra questi paesi non hanno ancora espresso il loro supporto per un nuovo trattato sulle munizioni cluster: Egitto, Finalndia, Francia, Giappone, Olanda, Romania, Sud Africa, e Gran Bretagna.
Tra i paesi che non parteciperanno alla conferenza di Oslo: Australia, Cina, India, Israele, Pakistan, Russia e Stati Uniti.
Per ulteriori info:
A Roma:
Sabrina Bruno – Relazioni esterne e comunicazione Campagna italiana contro le mine
06 85800693
sabrinabruno@campagnamine.org
Nel sito di Rete Disarmo la pagina dedicata alla campagna è http://www.disarmo.org/rete/indices/index_1982.html