F35, il caccia che divide
Guerra di cifre sui costi del nuovo caccia
Il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri, in un'intervista al Secolo XIX, ha dichiarato che per ora il nostro paese si è impegnato per il progetto del nuovo caccia a decollo verticale JSF "Solo per 160 milioni di dollari, che arriveranno a 900 dal 2007 al 2046". Si tratta di una cifra, precisa Forcieri, spalmata in 40 anni. Il ritorno occupazionale sarebbe di "due, tremila posti di lavoro che potranno arrivare a diecimila eper lo più al sud"
La spesa complessiva per l'acquisto dei circa 130 aerei dovrebbe invece aggirarsi sugli 11 milioni di dollari. Affari ha contattato il Ministero della Difesa per avere maggiori informazioni al riguardo e ne darà conto quanto prima ai lettori.
Secondo la Rete Italiana per il Disarmo, invece, l’investimento per le prime due fasi ammonterebbe a di poco più di 2 miliardi di euro- cifra ritenuta non spalmabile-mentre per la fase tre lo stato si impegnerebbe ad acquistare 131 veivoli per una spesa di circa 12milardi e 576 milioni. Secondo l’agenzia europea di studi militari Defence Aerospace ogni veivolo costa oggi 96 milioni di euro (115 mila dollari), mentre il Centro ricerche del Congresso Usa stima che il prezzo attuale sia 94,8 milioni di dollari, 79 milioni di euro, per un totale di 10 miliardi 350 milioni di euro. Le previsioni sui costi finali oscillano quindi tra i 12 milioni 350mila euro e i 14 milioni 576.
Analizzando la crescita dei costi di altri progetti e considerato che in programmi di questo tipo più un paese chiede ricadute tecnologiche e occupazionali per la propria industria e più si deve far carico di finanziare l'operazione, si può ipotizzare un aumento dei costi anche del 100%.
Il sottosegretario Forcieri ha più volte dichiarato che il progetto punta ad offrire ritorni industriali in misura pari al 100%”. Tradotto in parole povere, obietta Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo, significa solo recuperare le spese. Ufficiosamente le aziende coinvolte nel progetto parlano di un ritorno dell’80 %.“
Scettico anche Gianni Alioti dell’ufficio internazionale di Fim-Cisl “I dati forniti dal sottosegretario Forcieri sono privi di fondamento-osserva- Non è possibile creare 2mila posti di lavoro da subito.Per la partecipazione alla fase di sviluppo e personalizzazioni, cioè di adattamento del caccia alle esigenze di ogni singola nazione, saranno impiegati 100-150 tecnici destinati ad arrivare al massimo nelle fasi successive a 600, ma non tutti gli occupati equivalgono a nuovi posti di lavoro e, probabilmente, molte di queste persone avrebbero lavorato anche ad altri progetti militari o civili”.
Riserve sulle ricadute tecnologiche e occupazionali del progetto sono state espresse in un recente articolo anche da Michele Nones, uno dei massimi esperti del settore degli studi strategici e produzione di armamenti, con all’attivo consulenze per la Presidenza del Consiglio e il Ministero della Difesa, che promuove invece il progetto dal punto di vista strategico-militare.
La Corte dei conti Usa rimanda il progetto dell'caccia erede del Tornado
Ecco il documento del marzo 2006 redatto dal Gao, la Corte dei Conti Usa, che rimanda il progetto del nuovo caccia, che sostituirà il Tornado, ad una più accurata valutazione dell'investimento dopo una fase di sperimentazione adeguata. I cambiamenti intercorsi nel programma JSF e l’intento del Dipartimento della Difesa statunitense di produrre l’aereo con un minimo di altri 6 anni di test suggeriscono infatti di acquisire nuovi dati prima di esprimere un giudizio definitivo.Dall’inizio del progetto, i costi sono cresciuto dell'80%, mentre rimangono ancora margini di incertezza sul numero complessivo degli aerei che verranno acquistati dalle nazioni coinvolte nello sviluppo del veivolo. L’organismo di revisione contabile degli Stati Uniti attende quindi l’evoluzione della situazione per completare la sua analisi: nel 2007 sono infatti previste alcune decisioni chiave sul progetto.
http://canali.libero.it/affaritaliani/upload/do/0003/document.pdf
Finmeccanica: è una grande opportunità per le imprese italiane
L’industria bellica italiana promuove il governo per aver strappato le migliori condizioni contrattuali possibili agli Usa per il progetto Joint Strike Figther o F35, un aereo, sottolineano le imprese, fortemente voluto dall’aeronautica e dalla marina italiana.
Il nostro paese ha una posizione di primo piano nel programma di collaborazione industriale. Per impegno economico, l’Italia è il terzo partner dopo Usa e Regno Unito: per l’attuale fase dimostrativa (SDD, System Development and Demonstration) l’investimento finanziario dell’Italia è di circa un miliardo di dollari, ripartiti in 11 esercizi dal 2002 e il 2012. L’80% delle risorse è destinato allo sviluppo veivolo, il 20% a quello del motore. Un altro miliardo di dollari andrà a coprire le spese della fase di sviluppo e industrializzazione che sta per cominciare.
L’F35, che entrerà in servizio verso il 2012, è un caccia “con rilevanti capacità di attacco al suolo”, si legge in una nota tecnica. E’ destinato a sostituire gli Amx e successivamente i Tornado in dotazione all’aeronautica e gli Av-8B plus della Marina.
La commessa è stata vinta negli Usa dalla Lockheed Martin che ha battuto la concorrenza della Boing. Lo sviluppo dei motori è stato assegnato ai consorzi Pratt&Whitney-Rolls Royce e General Electric Allison. Le aziende italiane individuano ottime prospettive di business per la sperimentazione e per l’aggiornamento tecnologico dell’aereo nei prossimi 15 anni.
Saranno infatti prodotti complessivamente oltre tremila esemplari dell’F35. Nel nostro paese si assembleranno gli aerei italiani e olandesi,circa 200, nella base di Cameri (No), mentre a Pomigliano d’Arco (Na) un centinaio di tecnici svolgerà alcune attività di sviluppo e progettazione, le uniche che avverranno al di fuori del territorio Usa e del Regno Unito. Saranno inoltre costruite 1300 ali del veivolo tra il 2010 e il 2028.
Le imprese italiane sperano di aggiudicarsi anche l’assemblaggio degli aerei danesi e ed eventualmente una quota di quelli commissionati da qualche nuovo cliente, ma c’è da vincere la concorrenza del Regno Unito che non pare soddisfatto del trattamento ricevuto da Rolls Royce nel progetto ed è pronto a puntare i piedi nelle fasi di sviluppo.
L’obiettivo delle nostre imprese è comunque quello di mantenere un serio impegno industriale per tutto il ciclo di vita del caccia.
Le aziende italiane coinvolte progetto sono circa 20. Al momento c’è un certo riserbo sui nomi , perché le trattative per la definizione di alcuni contratti sono ancora in corso. Pare comunque certo un ruolo di primo piano per il gruppo Finmeccanica. Intanto però su internet e su alcuni giornali qualche nome trapela. “Ci saranno Avio, Galileo Avionica e Alenia Aeronautica-dichiara Gianni Alioti di Fim Cisl- mentre non è fondato coinvolgimento di Oto Melara. Per quanto riguarda Piaggio Aeroindutrie, la subfornitura per i motori dei veivoli canadesi è completamente sganciata dalla partecipazione delle aziende italiane alla commessa”.
I rilievi delle Corti dei Conti Usa e Olandese, che non giudicano sufficientemente affidabile il progetto dal punto di vista economico per i pochi test effettuati finora, non preoccupano le imprese italiane. Questo fattore di rischio è considerato, per così dire, fisiologico in ogni progetto dell’industria militare. Se così non fosse, hanno risposto fonti accreditate ad Affari, la ricerca tecnologica nel settore non andrebbe avanti, con gravi conseguenze per la difesa del paese.
Respinta anche l’obiezione che questo investimento sia in concorrenza con quello del caccia europeo al cui sviluppo è impegnato il nostro paese.
L’ F35 sarebbe perfettamente complementare con il caccia europeo Eurofighter Typhoon perché il primo svolge compiti di difesa aerea, mentre il secondo ha un ruolo di supporto tattico.