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Ecco le prove!

Sul quotidiano "Libero" informazioni e foto sulla presenza di atomiche ad Aviano
Francesco Vignarca
Fonte: Comitato "Via le Bombe!" - 30 gennaio 2007


l quotidiano 'Libero' ha dedicato un'intera pagina, nel suo numero di domenica 28 gennaio, per un'inchiesta sulle atomiche ad Aviano. Ripubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell'articolo. Per scaricare l'intera pagina di Libero in formato PDF (2,2M), clicca qui

Foto segrete dell'Us Air Force
Le atomiche americane nascoste in Italia Le basi di Aviano e Ghedi ospitano 90 bombe termonucleari, 900 volte più potenti di quella di Hiroshima

di Francesco Ruggeri
L’Italia di Prodi è uno “stato canaglia”? Sembra l’ennesima provocazione ma non lo è. Perché al pari delle Nazioni che violano il diritto internazionale, anche il nostro Paese ospita sul proprio territorio armi di distruzione di massa in spregio ai trattati. Lo provano per la prima volta alcune foto scattate dalla stessa Us Air Force nella base americana di Aviano (Pordenone), fortunosamente scampate alla censura. Le immagini immortalano una recente esercitazione all’Ispezione sulla Sicurezza Nucleare. Che si svolge nelle basi Usa dove sono dispiegate bombe atomiche allo scopo di certificarne operatività e stoccaggio.

Il sospetto che sul suolo italiano fossero rimasti ordigni nucleari anche dopo la Guerra fredda, c’è da tempo. Ma sia i comandi statunitensi che i nostri governi si son sempre rifiutati di ammetterlo. Onde evitare di render conto della violazione del Trattato di non proliferazione (TNP) ratificato dall’Italia in sede Onu. Un imbarazzo tanto più evidente per una classe dirigente di sinistra, che giusto con D’Alema avallò il debutto della nuova generazione di atomiche targate Clinton.

Fuori bersaglio

Il popolo dei pacifondai sbaglia bersaglio. Se si volevano contestare le contraddizioni dell’Unione in tema di servitù militari, il vero obiettivo dovevano essere Aviano e Ghedi (Brescia). Che a differenza della Ederle di Vicenza ospitano illegalmente 90 bombe termonucleari, dalla potenza corrispondente a 900 volte quella di Hiroshima. Si tratta delle B61 bunkerbusting, del modello che armerebbe gli F16 in caso di attacco all’Iran. Peraltro Aviano è attualmente sottoposta a lavori di ampliamento, l’ultima tranche approvata in comune nel 2004 dalla giunta Ds Margherita. E nelle future palazzine troveranno posto proprio i paracadutisti della Ederle sulla via del Medioriente.

Foto sul campo

Della presenza di atomiche nel Belpaese si favoleggia da sempre. Analisti quali Arkin e Norris ne hanno stimato il numero per il Natural resources council. Nessuno è però stato in grado di esibire la pistola fumante. Senonché gli americani hanno una mania per le foto. E ne scambiano di continuo nella community dei veterani. Logico che tra tanti scatti ne sfugga qualcuno compromettente.

Come quello dell’aviere di prima classe Isaac G.L.Freeman, nell’archivio dell’Aeronautica Usa col codice VIRIN 020502-F1443F-001. La didascalia parla chiaro: “Base aerea di Aviano, Italia (AFIE). Avieri del 31mo squadrone del genio civile di stanza qui si preparano all’esercitazione per l’Ispezione sulla sicurezza nucleare (NSI) il 2 maggio (2002). I manager della sicurezza delle armi passeranno in rivista e approveranno tutto l’equipaggiamento, e svolgeranno test operativi per assicurare che gli addetti alla bonifica dell’esplosivo di artiglieria siano mantenuti al riparo dalla contaminazione radioattiva”.

Ecco come l’AFI 91-101 (Air Force Nuclear weapons surety Program) definisce la sicurezza nucleare: «Materiale, personale e procedure che contribuiscono a sicurezza e affidabilità delle armi nucleari e alla garanzia che non ci saranno incidenti, detonazioni non autorizzate o inconvenienti nel raggiungere il bersaglio». La lista delle procedure viene poi riaggiornata. L’ultima volta il 24 ottobre 2006 con la Aviano air base instruction 21-204. La quale, al punto 1.12.7, tradisce la vera natura delle testate quando raccomanda alle unità che si occupano delle volte di deposito (WS3) di «riferirsi al Programma di sicurezza delle armi nucleari AFI 91-101 nel riposizionare o evacuare aerei e armamenti».

Gettando una luce sinistra sul livello di sicurezza al punto 1.11.1: «Il comandante del 31mo gruppo vieta il sorvolo dei rifugi aerei non protetti da WS3 come previsto dal Nuclear surety Program». Le procedure di trasporto seguono la Dir. 60-12 Nuclear surety management for WS3, e l’AFI 11-299 Nuclear airlift operations. Esiste una Nuclear inspection checklist per le Usa Air forces in Europe. Prevenire incidenti nucleari spetta invece al rilevatore ADM 300. In un’altra illuminante foto, scattata sempre ad Aviano dall’aviere Nichole Adamowicz il 22/4/2003 (sigla 030422F9105A004), si vede il serg. Timothy Vaughn mentre “calibra il kit dell’ADM 300 per la scoperta di radiazioni, prima di testare gli assetti speciali della Air Force”.

L’inaugurazione del ’96

L’ispezione nucleare inaugurale del 31mo fu effettuata con successo sotto il primo governo Prodi a maggio ’96. A seguito di una crisi in cui gli Usa minacciarono la Libia con le B61. Anche la prima ispezione a Ghedi ebbe luogo sotto Prodi (giugno ’97). La decisione di tenere 480 testate in 8 basi europee fu di Clinton con direttiva NSC74. Nell’aprile 1999 il governo D’Alema sottoscrisse, senza sottoporlo al parlamento, un accordo sulla pianificazione nucleare collettiva Nato, stabilendo che «l’alleanza conserverà forze nucleari adeguate in Europa». Nel solco della dir. 60 clintoniana sull’uso di atomiche contro «governi e soggetti non statali che minaccino Usa e alleati con armi di distruzione di massa».

Trattato segreto

Quanto alla giurisdizione, gli americani hanno il controllo delle bombe ad Aviano, e pure a Ghedi nonostante sia un aeroporto italiano e i nostri Tornado si addestrino a usarle. È così in virtù di un trattato segreto del ’54. E dello Shell agreement del ’95, che assegna al comando americano «pieno controllo sull’equipaggiamento Usa». Tutto ciò senza alcuna ratifica parlamentare, come prescriverebbe l’art 80 della costituzione per i trattati internazionali. E il motivo è lampante. Con la legge 131 del 1975 l’Italia ratificò il TNP, che all’art. II recita: «Ciascuno degli stati non nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi né il controllo su di essi, direttamente o indirettamente». La legge 185 del '90 e la Corte dell’Aja ci vietano inoltre «importazione e transito di armi nucleari».

Le B61, aldilà del «mancato disarmo completo a una data vicina», cui impegnava noi e gli Usa l'art. VI del TNP, costituiscono una proliferazione: essendo l’ultima covata di atomiche tattiche dispiegate dopo il crollo dell'Urss. Vigilare toccava agli ispettori dell’Aiea. Forse troppo distratti da Saddam.

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Equipaggiamenti speciali contro le radiazioni I soldati del 31mo squadrone del genio civile Usa si preparano all’esercitazione per l’ispezione sulla sicurezza nucleare (foto sopra), utilizzando anche rilevatori di radiazioni (sotto). Nella base di Aviano sono custodite armi nucleari simili al missile nella foto a destra

L’accordo del dopoguerra La base di Aviano si trova a circa13chilometri a nord di Pordenone. Nel 1954 i governi italiano e americano siglano un accordoper l’utilizzo congiunto e, nel ’55, il Quartier Generale delle operazioni Usa in Europa si sposta da Udine ad Aviano

Sette aree La base si sviluppa in sette aree, che includono il 16esimoComando aereo, la linea di volo, e vari depositi di armamenti

Desert Storm Aviano, divenuta nel corso degli anni un importante deposito di materiali militari e da guerra, ha giocato un ruolo importante nella prima Guerra del Golfo, nell’operazione Desert Storm. Nel ’92, il 401esimo squardone si trasferisce qui da Torrejon, Spagna. Nel ’94 il 401esimo viene “chiuso”, e lascia il posto al 31esimo, che è tuttora di stanza

Direttiva interna A destra, la direttiva interna al comando americano della base, risalente al 24 ottobre 2006, dove si specificano gli ultimi aggiornamenti delle procedure necessarie alla sicurezza per la custodia degli armamenti nucleari custoditi nei depositi sotterranei

Note:

Articolo originale al link

http://www.vialebombe.org/node/27
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