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Comunicato

18 stati chiedono un nuovo trattato sulle munizioni cluster. L’Italia rimane ferma alle dichiarazioni d’intenti

Fonte: Campagna Mine - Rete Disarmo - 10 novembre 2006


Si amplia il gruppo di stati che da Ginevra chiede una nuovo negoziato per un Trattato internazionale sulle munizioni cluster. Nella prima settimana della Conferenza sulle armi convenzionali, gli stati che sostengono un nuovo trattato sulle cluster sono passati da 6 a 18. Tutti concordano che il nuovo accordo che entrerà in vigore sugli ordigni inesplosi (Esplosive remnants of war - ERW) non risolve sufficientemente il problema delle munizioni cluster.

La Campagna Italiana contro le Mine e la Rete per il Disarmo esprimono la loro soddisfazione per l’entrata in vigore del V Protocollo che obbliga gli Stati a dare informazioni sugli ordigni inesplosi e a bonificare le aree colpite. “ Protocollo che l’Italia non ha ancora ratificato- afferma Giuseppe Schiavello - direttore della Campagna Italiana. Malgrado le costanti dichiarazioni d’intenti degli interlocutori istituzionali, l’Italia ha perso l’opportunità di ratificare protocollo prima della sua entrata in vigore e di dare un segnale deciso rispetto alle politiche del disarmo.” "Ad ogni modo – continua Schiavello- questo strumento, come dimostrano i dati provenienti dal Libano, non è sufficiente in quanto non contiene specifici obblighi sulle munizioni cluster."

Secondo Thomas Nash, coordinatore della Cluster Munition Coalition, “urge un nuovo trattato per proibire le munizioni cluster, armi che hanno causato danni documentati e inaccettabili per 40 anni.”

Il Belgio ha proibito queste armi da febbraio 2006. La Norvegia ha adottato una moratoria nel giugno 2006. In una recente iniziativa internazionale, la Svezia ha proposto un mandato negoziale alla Conferenza di Ginevra. E proprio in questa occasione il numero di stati favorevoli è triplicato. Molti paesi chiave però non sono ancora favorevoli ad un negoziato e rifiutano un nuovo strumento contro le munizioni cluster.

L’Italia dovrebbe dare più di un segnale in questo senso, adottando anche le modifiche alla legge 374/97 che vieterebbero l’uso e la produzione di munizioni cluster. “Se dall’Italia non arriveranno segnali chiari per mettere al bando queste armi micidiali – sostiene Annalisa Formiconi Presidente della Campagna Italiana contro le Mine –la posizione del nostro paese continuerà ad essere debole venendo meno al dovere morale di difendere le vittime innocenti di armi indiscriminate di cui è anche produttrice”


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