Nucleare: manifestazioni in Italia, convegni in Giappone
Per rilanciare il tema del disarmo nucleare e discutere dell'accordo Nato di condivisione nucleare tra Italia e Stati Uniti dal 6 al 9 agosto si terrà l'iniziativa "Via le atomiche". Inizierà domenica 6 agosto davanti alla base Usaf di Aviano con una cerimonia in ricordo di Hiroshima e proseguirà lunedi con il convegno a Pordenone dedicato alle atomiche in Italia. Sono infati 90 bombe atomiche presenti nelle basi di Aviano e Ghedi Torre per una potenza 900 volte superiore alla bomba sganciata nel 1945 su Hiroshima: denuncia è stata fatta nei giorni scorsi a Roma dall'associazione “Beati i construttori di pace” e dal comitato “Via le bombe dall'Italia”.
Dal 3 al 6 agosto in Giappone un convegno internazionale in occasione dell'anniversario delle bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Si parlerà di uranio impoverito. Domenico Leggiero, portavoce dell'Osservatorio Militare, racconta all'Osservatorio sui Balcani perché partecipa e sulla questione uranio impoverito in Italia e nei Balcani. "Quest'anno il programma del convegno internazionale, organizzato dall'ICBUW (International Coalition to Ban Uranium Weapons) è un po' particolare perché, a mio parere con grande intelligenza, si cercherà di far passare un messaggio molto netto: purtroppo ora si possono avere effetti drammatici anche senza vedere il fungo atomico. La distruzione che vi è stata allora, in tempi brevi e in maniera così eclatante, può avvenire in maniera più subdola se vengono utilizzati altri sistemi e altre forme. Una di queste è l'uranio impoverito" - racconta Domenico Leggiero.
"Durante il convegno andremo a presentare i dati che abbiamo acquisito nel tempo, relativi sia ai civili sia ai militari esposti all'uranio impoverito nei Balcani e in Iraq. Si cercherà di capire perché c'è tutta questa reticenza nel parlare, se non addirittura paura di parlare, della questione" - sottolinea Leggiero che nota come l'Osservatorio Militare abbia acquisito dei dati che solo in parte si menzionano nella relazione della Commissione parlamentare della Bosnia Erzegovina di un anno fa.
"Abbiamo avuto in realtà contatti diretti con i responsabli dei reparti di oncologia di Sarajevo e di Belgrado, con i quali abbiamo avuto modo di parlare a margine di quella relazione. Da quell'incontro è emerso che essi sono sottoposti a pressioni, a delle "forzature", per non parlare di difficoltà che sono squisitamente di stampo politico. Ci hanno fatto capire che poi d'altro canto c'è la necessità di non parlare di alcune cose per non restare in ginocchio sul piano economico" - afferma Leggiero.
Il portavoce dell'Osservatorio Militare nota inoltre che nella finanziaria vi sonodegli stanziamenti per circa 10 milioni di euro dedicati alla "prima necessità" del caso uranio. "Per rendere operativi questi soldi c'era la necessità di un decreto attuativo che per legge doveva essere fatto nei novanta giorni successivi. Il 23 dicembre scorso è passata la finanziaria, entro il 22 marzo 2006 doveva essere emesso il decreto ma ad oggi non si hanno notizie. C'è un Comitato, dislocato presso il ministero degli Interni, composto da tanti ufficiali di Stato Maggiore che prendono anche il foglio di viaggio, la missione per poter partecipare a questi lavori con relativa indennità e non hanno prodotto uno straccio di decreto... E' questa la sostanza. Tutto il resto sono chiacchiere".
"Contemporaneamente ci sono famiglie di militari che versano in situazioni critiche e ci siamo trovati a dover intervenire per fermare gesti inconsulti di alcuni padri di ragazzi deceduti, o di alcuni ancora in vita e per cercare di "tenerli buoni"... ma reazioni concrete non ce n'è" - aggiunge Leggiero. "D'altra parte è notizia di pochi giorni fa che Romano Prodi ha stanziato 300.000 Euro per il Comitato scientifico del progetto SIGNUM (ndr: Studio dell'impatto genotossico nelle unità militari) che, per la stessa ammissione del suo responsabile, il Prof. Sergio Amadori, audito in Commissione d'inchiesta il 13 luglio 2005 ammette candidamente che non può far nulla perché non ha dati, non ha strumenti, non ha disponibilità, non ha numeri, non ha modelli da sottoporre a studio".
La stampa italiana non riporta notizia del convegno internazionale e anche in caso di decesso di un militare la notizia è relegata ad un semplice aggiornamento di dati mortuari. "Il dramma è che non c'è più notizia sui morti per uranio impoverito" - conclude Leggiero.
E dal 6 agosto fino al 2 settembre, Cindy Sheehan, insieme ad altri attivisti, torna a presidiare Crawford, Texas, dove si trova il ranch di Bush. Quest'anno, l'accampamento di Camp Casey, che porta il nome del figlio di Cindy morto in Iraq, promette di essere ancora più grande di quello dell'anno scorso e sono in programma varie iniziative.