'Banche armate': attenzione alle estere, orizzonte Ue
Con circa 445 milioni di euro, le banche estere hanno ricoperto quasi il 40% di tutte le operazioni autorizzate all’esportazione di armi del 2005 (1125 milioni di euro): un dato che è stato interpretato come «un sintomo della tendenza al “disarmo” di molte banche italiane proclamatesi “etiche” perchè in imbarazzo di fronte ai movimenti pacifisti» (Gianni Dragoni su il Sole 24 ore, 3 maggio 2006). Se è innegabile che le pressioni delle associazioni pacifiste, ed in primis della Campagna 'banche armate', hanno svolto un ruolo impareggiabile nella decisione di importanti gruppi bancari italiani di dotarsi di codici di condotta e di politiche più restrittive in materia di operazioni in appoggio all’esportazione di armi, l’emergere di istituti bancari esteri in questo settore non è riconducibile alla sola “tendenza al disarmo” da parte dei gruppi bancari italiani. Per avere un quadro preciso del ruolo delle banche estere occorre, infatti, considerare le specifiche operazioni assunte da questi istituti.
Dall’analisi emerge una tipologia più variegata che da un lato – come nel caso del Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) e della Calyon – riguarda una storia già abbastanza consolidata di rapporti tra banche, industrie del settore e Paesi acquirenti, dall’altro presenta caratteristiche nuove e di rilievo che pongono importanti sfide alla Campagna di pressione alle “banche armate”. Ma andiamo con ordine.
Il principale istituto di credito straniero per valore complessivo di importi autorizzati è il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) che nel 2005 assume operazioni per oltre 100,5 milioni di euro. Più della metà è ricoperto da una singola autorizzazione: la maxi-commessa della Spagna di parti della blindo armata Centauro B1 della OtoMelara del valore di 59,3 milioni di euro. Le altre principali operazioni riguardano i Paesi Bassi (9,7 milioni di euro per 2 complessi navali 76/62SR della OtoMelara) e il Messico (3,5 milioni di dollari per torrette navali calibro 12,7 mm sempre della OtoMelara). Come si vede si tratta di operazioni che concernono esportazioni della OtoMelara di La Spezia di cui la principale riguarda la Spagna. Non si tratta comunque di una novità anche perché il Ministero della Difesa spagnolo si serve da tempo del BBVA per questo tipo di operazioni: nel 2002 era stato infatti ancora il Banco Bilbao a ricevere l'autorizzazione per i pagamenti della maxi-commessa della Spagna sempre alla OtoMelara per oltre 215 milioni di euro.
Da analizzare attentamente è invece il caso delle altre banche estere che, in gran parte, assumono operazioni che riguardano Paesi del Sud del mondo e in “zone calde” del pianeta.
La principale riguarda una “new-entry” di questo settore: la Deutsche Bank S.p.A. La banca tedesca, che negli ultimi cinque anni aveva svolto operazioni del valore complessivo di meno di 4 milioni di euro, nel 2005 assume ben 46 autorizzazioni per oltre 90,6 milioni di euro che riguardano alcune delle maggiori operazioni con Paesi dell'area mediorientale e asiatica: Sultanato dei Brunei (5 milioni di euro), Corea del Sud (4,3 milioni), Malaysia (2,5 milioni), Thailandia (2,9 milioni di dollari), Singapore (circa 2 milioni di dollari) e soprattutto 62,4 milioni di euro dall'Egitto per 20 sistemi contraerei superficie/aria Skyguard della Oerlikon-Contraves. In ambito Nato, le altre maggiori operazioni riguardano Francia (6,9 milioni di euro) e Stati Uniti (3,1 milioni di euro).
Segue la Société Générale nel 2005 assume 3 operazioni del valore complessivo di oltre 53,2 milioni di euro. Dopo l’incasso nel 2003 da parte della Malaysia di 70,1 milioni di euro per 30 siluri pesanti Black Shark con kit di lancio e apparati di controllo per conto della Whitehead Alenia (WASS), all’istituto di credito francese vengono autorizzate nel 2005 una piccola operazione con l’India (621 mila euro), una consistente con l’Oman (del valore di 10,6 milioni di euro per 2 elicotteri A109 militari della Agusta e addestramento) e soprattutto l’incasso di oltre 47,3 milioni di euro dall’India per conto della Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (WASS) per 126 sistemi di contromisure da sommergibile C303. Come la Agusta, anche la WASS è una controllata di Finmeccanica e l’azienda capitanata da Guarguaglini non esita a servirsi della banca francese soprattutto per le operazioni dirette a Paesi fuori dell’area Ue e Nato.
Anche la Calyon–Corporate and Investment Bank, conferma il proprio ruolo in questi settore. Al gruppo bancario francese - nato dalla fusione nel maggio del 2004 tra Crédit Agricole Indosuez e la divisione investimenti del Crédit Lyonnais - nel 2004 erano stati richiesta (e non casualmente) dalla Galileo Avionica i servizi necessari per la riscossione dei pagamenti di una fornitura alla Cina del valore di 121,2 milioni di euro per 80 radar avionici multimodo Grifo S-7. Nel 2005 il gruppo francese assume una sola, ma consistente, operazione verso la Turchia del valore di oltre 48 milioni di euro per la fornitura di 5 elicotteri militari AB412 e parti di ricambio prodotti dalla Agusta. Anche in questo caso non si tratta di una novità, considerato che nel 2000 alla Crédit Agricole Indosuez era stata affidata la riscossione, sempre per conto della Agusta, per la vendita alla Turchia di 4 elicotteri navali AB412.
Ritorna, invece, dopo alcuni anni di assenza la BNP Paribas. Dopo aver assunto nel 1999 le operazioni di pagamento della Bulgaria per forniture di sistemi da campo integrati della Marconi Mobile del valore di oltre 48,8 milioni di euro, l’istituto francese era infatti quasi totalmente scomparso dell’elenco delle autorizzazioni del Ministero dell’Economia. Vi ritorna quest’anno con 20 operazioni del valore complessivo di quasi 44,8 milioni di euro tutte verso paesi dell’area mediorientale e asiatica. Ben 8 riguardano l’India di cui la più consistente è di oltre 24,7 milioni di euro per 20 sistemi per una fornitura della Selex Communication, una l’Algeria (9,1 milioni di euro per sistemi di telecomunicazione tattici della Selenia), un’altra la Malaysia (1,5 milioni di euro) ed altre di valore minore Israele, Qatar e Bahrain. Un nuovo attivismo, dunque, che va segnalato soprattutto per la recente acquisizione da parte della banca francese della BNL.
Conferma ed anzi accresce il proprio recente ruolo la HSBC Bank. L’istituto britannico oltre ad avere in corso i pagamenti della Malaysia alla Alenia Marconi Systems per una fornitura nel 2003 di sistemi di comando e di controllo IPN-SR del valore di oltre 14,4 milioni di dollari, nel 2005 ha assunto una sola, ma rilevante operazione di incasso per conto della Agusta per 6 elicotteri AB139 Law Enforcement venduti all’Oman del valore di 51,2 milioni di dollari (41,1 milioni di euro).
Aumenta anche il valore delle autorizzazioni rilasciate alla Commerzbank che nel 2005 acquisisce ben 21 operazioni per un totale di 40,9 milioni di euro. Si distingue quella verso il Pakistan del valore di oltre 30,7 milioni di euro per sistemi di direzione del tiro all’infrarosso della Galileo Avionica (ora Selex SAS) per veicoli blindati. Ma sono consistenti anche quelle verso il Sudafrica (3,9 milioni di euro), la Malaysia (1,7 milioni di euro), l’India (1,2 milioni di euro per 20 kit per lancio da nave del siluro leggero A244/S) oltre a quelle di valore inferiore verso Singapore, Svizzera, Egitto, Grecia e Cile. In definitiva, l’istituto di credito tedesco si va profilando come uno dei principali intermediari per le operazioni verso il continente indiano: nel 2003 aveva assunto infatti un’operazione di 39,5 milioni di dollari verso il Pakistan e nel 2004 un’altra operazione di 4,2 milioni di euro sempre verso Pakistan ed una di 3,2 milioni di euro verso il Bangladesh.
Cresce notevolmente anche la partecipazione della ABC International Bank che passa dai 2,8 milioni di euro del 2004 per operazioni con Algeria e Egitto ai 21,8 milioni di euro per forniture sempre verso i due paesi nord africani: in particolare va segnalata l’autorizzazione relativa alla vendita all’Algeria di 30 trattori MP720E44WT per trasporto carri della Iveco per un valore complessivo di oltre 10,3 milioni di euro.
Tra le altre banche estere che hanno svolto operazioni d’appoggio alla vendita di armi italiane è da segnalare, infine, la Arab Bank Plc che assume un’autorizzazione di 21,1 milioni di euro per il pagamento da parte degli Emirati Arabi Uniti alla OtoMelara di 12 torrette da 12,7 mm per versione navale. Paradossalmente la stessa autorizzazione (MAE 12033 del valore complessivo di 2,6 milioni di euro) è rilasciata però anche alla Cassa di Risparmio di La Spezia.
Da rilevare infine l’assenza di nuove operazioni per quanto riguarda due banche estere: la ABN-Amro che nel 2003 aveva assunto l’autorizzazione per i pagamenti del Venezuela di 25,6 milioni di dollari per “ricambi per IFF intra” della Alenia Marconi Systems; e soprattutto la Barclays Bank che nel periodo 2001-4 aveva acquisito numerose operazioni per un valore complessivo di 108 milioni di euro. E’ da verificare, comunque, se l’assenza di operazioni sia da attribuirsi a precise politiche messe in atto da queste banche o solo al venir meno delle richieste da parte delle industrie italiane.
Come si vede dall’analisi delle principali operazioni autorizzate alle banche estere, la loro attività non è tutta riconducibile allo spazio di mercato che si sarebbe creato col minore attivismo da parte degli istituti di credito italiani.
Alcuni istituti – come il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) e Calyon (ex Crédit Agricole Indosuez) operano infatti ormai da alcuni anni in questo settore tanto da aver stabilito legami consolidati con alcune ditte italiane produttrici di armi (il BBVA con OtoMelara e la Calyon con Agusta) e con i Ministeri della Difesa di alcuni Paesi (il BBVA con Spagna e la Calyon con la Turchia).
Altre banche, come BNP Paribas, Société Générale presentano invece un’attività più altalenante, spesso collegata ad alcune singole grosse commesse delle ditte italiane soprattutto con Paesi dell’area orientale, in particolare India e Malaysia.
Alcuni istituti, soprattutto tedeschi, stanno invece chiaramente emergendo in questi ultimi due anni: è il caso della Deutsche Bank S.p.A e della Commerzbank, ma anche della britannica HSBC Bank, che assumono soprattutto operazioni che riguardano Paesi del medio ed estremo oriente: Egitto, Pakistan, Oman, Sultanato dei Brunei, Malaysia, Thailandia per citare solo i principali.
E’ forse ancora presto per trarre delle conclusioni, ma appare già abbastanza chiaro che l’assunzione da parte di istituti di credito esteri di operazione che riguardano le aree sopraindicate è in stretta correlazione con la politica adottata dai maggiori gruppi bancari italiani di concentrare la propria attività su operazioni verso l’area europea e i Paesi della Nato. Ma va detto subito che non siamo di fronte a gruppi esteri con sede in “zone sospette”, bensì di banche che hanno tutte la loro sede principale in Paesi dell’Unione europea.
Non appare pertanto giustificato l’allarmismo sollevato dalla Relazione della Presidenza del Consiglio dello scorso anno secondo la quale la decisione «di buona parte degli istituti bancari nazionali di non effettuare più, o quantomeno, limitare significativamente le operazioni bancarie connesse con l'import o l'export di materiali d'armamento» avrebbe creato non solo «notevoli difficoltà operative» all'industria della difesa, ma addirittura avrebbe avuto la conseguenza «di rendere più gravoso e a volte impossibile il controllo finanziario delle operazioni previste dalla legge 185/90». Un allarmismo che paradossalmente quest’anno – nel quale per la prima volta gli istituti di credito esteri di fatto assumono una parte considerevole (il 40%) delle autorizzazioni rilasciate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – non viene reiterato.
Se, replicando in modo puntuale e dettagliato alle affermazioni presenti nella Relazione della Presidenza del Consiglio, la Campagna di pressione alle “banche armate” ha avuto il merito di mostrate l’infondatezza di tale allarmismo, rimane il compito di considerare il nuovo panorama ed affrontare le recenti sfide.
L’impegno ci pare duplice. Da un lato muovere l’attenzione degli aderenti anche verso gli istituti bancari esteri attivi in Italia per chiedere anche a queste banche di esplicitare la propria policy in materia di servizi d’appoggio al commercio e alla produzione di sistemi militari: un compito non secondario viste anche le recenti fusioni ed acquisizioni da parte di istituti estere di banche italiane. Dall’altro di estendere il raggio d’azione della Campagna nell’ambito dell’Unione Europea. Un’attività quest’ultima che, di fatto, è già in atto: lo scorso maggio un importante incontro promosso dall’European Network Against Arms Trade (ENAAT), si è svolto a Ghent in Belgio ed ha visto la partecipazione delle diverse associazioni e campagne europee, tra cui quella italiana, attive sui temi del finanziamento, produzione e commercio di armamenti. Tra le proposte emerse, oltre ad un maggior coordinamento e la creazione di una vera e propria coalizione europea su questi temi, vi è anche quella di organizzare il prossimo incontro tra queste organizzazioni qui in Italia.
Tornando all’ambito italiano va segnalato che il 23 maggio u.s. si è tenuto a Roma un importante momento di confronto tra la Campagna e il Gruppo di Lavoro Responsabilità sociale d'impresa dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana): dal dibattito è emerso l’interesse di tutte le parti ad aprire un tavolo di confronto periodico su questi temi che, seppur con fatica, stanno entrando sempre più nell’agenda delle banche.
Non va dimenticato, infine, che la Relazione della Presidenza del Consiglio segnala che il 14 gennaio u.s. è stato pubblicato il nuovo regolamento di attuazione della legge 185/90. E soprattutto che "sono iniziati e sono in fase di definizione interministeriale, i lavori di un progetto governativo di riscrittura della legge 185/90". La Relazione afferma che "prima della presentazione del provvedimeto al Parlamento, al fine di soddisfare le esigenze di trasparenza auspicate lo scorso anno in diverse interrogazioni parlamentari, si è convenuto di consultare anche i diversi attori più direttamente coinvolti nella materia". Inutile dire che le associazioni che fin dagli anni '80 sono state in prima fila nel promuovere una legge sull'esportazione di armi italiane si aspettano di essere presto consultate.
di Giorgio Beretta
La Campagna di pressione alle "banche armate" è promossa dalle riviste Nigrizia, Missione Oggi e Mosaico di pace.