7 Italiani su 10 non vogliono le testate nucleari
Il 71,5 per cento degli italiani dice no alla presenza di testate nucleari in Europa e i due terzi degli europei che ospitano testate Nato la pensano allo stesso modo. È il risultato di un sondaggio commissionato da Greenpeace a StratCom (Eurisko per l’Italia) alla vigilia del vertice dei ministri della Difesa Ue che si svolgerà il prossimo 8 giugno a Bruxelles. Sedici anni dopo la fine della guerra fredda, rimangono 480 testate nucleari statunitensi in sei Paesi europei (Italia, Germania, Belgio, Olanda, Turchia e Gran Bretagna) in base agli accordi Nato. Una presenza ignorata dal 60 per cento degli europei e da quasi il 70 per cento degli italiani. Ognuna di queste bombe ha una capacità distruttiva fino a dieci volte quella di Hiroshima e messe insieme avrebbero la capacità di cancellare l’Europa dalla cartina geografica.
Una volta informati della presenza di novanta testate nucleari sul nostro territorio, sei italiani su dieci si sono mostrati preoccupati. E a ragione. Il nuovo rapporto di Greenpeace “Ordigni nucleari Usa/Nato: sicuri?” – che verrà presentato al Senato giovedì 1 giugno – mostra il rischio rappresentato da questi potenziali obiettivi di attacchi terroristici. Ogni testata è anche un impedimento a ulteriori riduzioni degli ordigni tattici in Russia e ai negoziati in corso in Iran sul disarmo nucleare. Il rapporto sottolinea anche come attraverso l’ammodernamento tecnologico in corso nella Nato, i sei Paesi che ospitano le armi atomiche possano rimuovere questa minaccia restituendo agli Usa le testate: la strada è già stata tracciata da Canada, Grecia, Danimarca e Islanda.
“Il presidente degli Stati Uniti può decidere l’impiego delle armi nucleari senza il permesso italiano”, commenta Giuseppe Onufrio, direttore campagne di Greenpeace. “Non è lontano uno scenario di guerra in Iran che preveda l’impiego di bombe B61, proprio quelle presenti nelle basi europee. Questa complicità nella politica estera di un altro Paese, che ha rivisto la dottrina nucleare, postulando la possibilità di fare un primo “colpo” nucleare preventivo è inaccettabile. Le testate nucleari che stanno a Ghedi Torre e Aviano devono tornare a casa”.
Quest’anno i membri della Nato stanno rivedendo il mandato dell’Alleanza, un’opportunità per ascoltare le richieste della popolazione. Greenpeace chiede ai ministri della Difesa di concordare il rientro delle testate atomiche negli Stati Uniti. “La minaccia di un uso di armi nucleari tattiche per risolvere la crisi iraniana è all’orizzonte”, continua Onufrio. “La necessità di riprendere il cammino interrotto del disarmo atomico è urgente e indifferibile. L’Italia deve tornare a giocare un ruolo attivo di pace”.
Leggi il rapporto, in italiano, “Ordigni nucleari Usa/Nato: sicuri?” su: www.greenpeace.it/disarmo <http://www.greenpeace.it/disarmo>
Dati sondaggio Eurisko. Campione analizzato di 1000 cittadini. Il sondaggio è stato eseguito nel mese di maggio 2006. Il sondaggio verrà pubblicato su www.agicom.it
*Il rapporto di Greenpeace verrà presentato al Senato – Sala Gialla – il 1° giugno alle 11. Partecipano alla presentazione il senatore Francesco Martone (PRC) e il deputato Alessandro Forlani (UDC), e per Greenpeace Giuseppe Onufrio (direttore campagne) e Donatella Massai (direttore generale).*