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India: il programma di modernizzazione dell’industria della difesa

L’emergere dell’India come potenza regionale in Asia rende necessario per il paese una riconsiderazione delle forze armate e dell’industria della difesa.
Paolo Napolitano
Fonte: Equilibri.net - 10 marzo 2006


Accanto alla notevole crescita economica, il governo di Nuova Delhi cerca di adottare un piano di modernizzazione dell’industria militare in modo tale da perseguire diversi obiettivi: rilanciare le esportazioni di armi convenzionali, raggiungere una maggiore indipendenza militare attraverso livelli tecnologici più elevati, controbilanciare il tentativo della Cina di penetrare economicamente e politicamente l’Asia del Sud.

Paolo Napolitano

Equilibri.net (10 marzo 2006)

L’industria della difesa e il tentativo di modernizzazione

L’industria militare indiana è fortemente controllata dal governo centrale; il DDP, Department of Defence Production, è il Dipartimento del Ministero della Difesa che mette in relazione le richieste di equipaggiamento delle Forze Armate con le industrie produttrici dei sistemi d’arma. Queste ultime si dividono in 39 Ordnance Factories e otto DPSU (Defence Public Sector Undertakings) imprese a capitale pubblico che si occupano della costruzione di tutte le tipologie dei sistemi d’arma e dell’equipaggiamento delle Forze Armate. Ricerca e sviluppo nell’ambito della tecnologia militare sono invece affidate al DRDO, Defence Research and Development Organisation, responsabile dello sviluppo di ogni nuovo prodotto. Il sistema si presenta dunque fortemente centralizzato e dall’indipendenza in poi ha permesso al paese di costruire una massiccia industria militare con il raggiungimento di quote rilevanti di mercato nel settore della armi convenzionali. Il difetto principale di tale sistema consiste nella scarsa propensione all’innovazione e alla tecnologia, fattore che ha comportato una sempre maggiore dipendenza dell’India dalle armi più sofisticate di altri paesi, Unione Sovietica in primis, così come la necessità di incorporare le tecnologie dei sistemi d’arma più avanzati.
La lentezza del processo decisionale in ambito di forniture militari, con un complicato sistema burocratico di attribuzione delle licenze, costituisce un altro aspetto fondamentale per comprendere il ritardo dell’industria bellica indiana.
I tentativi di modernizzazione intrapresi dal governo da qualche tempo, sono orientati in diverse direzioni: da un lato si cerca di recuperare quote sul mercato delle esportazioni delle armi convenzionali, passate da 21 milioni di dollari del 2003/2004 a 9 milioni di dollari nell’anno 2004/2005, allo stesso tempo, è in corso un processo di snellimento burocratico di attribuzione delle licenze, che renderà più agevole l’ottenimento delle commesse; dall’altro si cerca di recuperare il gap in tecnologia investendo maggiormente in Ricerca e Sviluppo, ma soprattutto, è in fase di avviamento l’apertura al settore privato dell’industria bellica.
Quest’ultimo è forse l’atto più significativo promosso dal Governo, riguardo al quale si nutrono le maggiori speranze di rilancio dell’industria bellica nazionale.
L’apertura ai privati

Nel giugno del 2005 il Ministro della Difesa, Pranab Mukherjee, ha presentato la nuova procedura di approvvigionamento di forniture militari, DPP 2005, Defence Procurement Procedure, in base alla quale si rendono più agevoli le possibilità per operatori privati di penetrare il mercato indiano delle forniture, ma soprattutto viene disciplinata l’apertura ai capitali esteri. Il settore privato dell’industria bellica indiana viene utilizzato esclusivamente per l’approvvigionamento di materie prime e per la produzione di semi-lavorati; con la nuova procedura, i privati avranno accesso diretto alla produzione di armi, con la possibilità di attirare investimenti diretti esteri fino al 26% del capitale. Si potranno, in questo modo, creare delle joint ventures con partner internazionali, in modo da sviluppare sul territorio nazionale un alto livello tecnologico; tenendo però conto del fatto che la possibilità di trasferimento della proprietà della quota straniera sarà consentito solo dopo tre anni e in seguito all’approvazione del FIPB, Foreign Investment Promotion Board, e del Governo.
L’obiettivo dichiarato di tale strategia è da un alto quello di aumentare la dinamicità del settore degli armamenti e di modificare verso l’alto gli standard tecnologici, dall’altro di avere un settore di Ricerca e Sviluppo maggiormente autonomo, che permetta al paese di rispondere alle sfide, soprattutto della Cina, che si presentano sia sul piano regionale che globale.
A più di sei mesi dalla promulgazione della nuova procedura, dopo la prima timida accoglienza della nuova normativa pochi sono i risultati concreti raggiunti. Le cause sono da ricercarsi negli ostacoli ancora determinanti nella burocrazia statale e in una paralisi del sistema decisionale, dopo gli scandali che avevano coinvolto l’ex ministro della Difesa Fernandes.
Il mercato indiano e i sistemi d’arma

La crescita economica dell’India ha consentito di mantenere livelli piuttosto alti nel mercato delle armi. Sebbene la quota di esportazioni indiane sul mercato mondiale sia in netto calo, l’India figura tra i principali paesi sia importatori che esportatori. Per l’industria indiana importazioni ed esportazioni di sistemi d’arma sono sempre state fortemente collegate. Se da un lato il paese importava aerei militari dall’URSS prima e dalla Russia poi, questi velivoli oltre ad essere utilizzati dalle Forze Armate Indiane, costituivano anche l’oggetto di modifiche che consentivano l’esportazione verso paesi economicamente più deboli; è il caso della Malaysia e dell’Indonesia. In questo modo l’India raggiungeva ampie quote di mercato, ma rallentava lo sviluppo di una propria tecnologia essendo costretta ad importare le apparecchiature più sofisticate, è il caso degli UAV israeliani. I tentativi di modernizzazione precedentemente esposti hanno come obiettivo proprio il rilancio di un’autonoma tecnologia.
I progetti indiani più ambiziosi riguardano la produzione e l’introduzione in servizio di alcuni di missili di cui si parla da molto tempo: il Trishul, missile terra-aria a breve raggio e l’Akash missile terra-aria a medio raggio, ma che nel rapporto annuale del Ministero della Difesa del 2004 – 2005 figurano ancora in fase di test. Stessa sorte per il Nag, un missile anti-carro particolarmente efficace dotato di un sistema di guida a infrarossi, i cui test sono previsti per il prossimo marzo.
Per ciò che concerne invece il progetto BrahMos, il missile supersonico cruise nato dalla collaborazione con la Russia, è abbastanza certa la prossima operatività anche per poter, in un certo senso, fronteggiare la concorrenza dell’SS-N-22 Moskit/Sunburn prodotto venduto dalla russa Raduga alla Cina.
La confusione indotta dal Governo di Nuova Delhi circa i test missilistici effettuati è segno tangibile di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento; è del 27 gennaio scorso infatti, l’accordo di collaborazione del valore di 350 milioni di dollari tra la IAI, Israelian Aircaft Industries e il DRDL, Defense Research and Development Laboratory, per la costruzione di una versione modificata del missile Barak, da utilizzare come missile a lungo raggio; la produzione di questo missile renderebbe ovviamente superflui i test operativi dei missili Trishul, ma sul punto il Ministero della Difesa non intende lasciare intendere nulla. Quello che invece appare chiaro è la volontà sempre maggiore del governo indiano di rafforzare la partnership con Israele, passando dalla vendita di armi a una vera e propria collaborazione difensiva.
La tensione con il rivale cinese

India e Cina sono senza dubbio due potenze regionali emergenti che, se da un punto di vista economico sembrano avere interessi parzialmente collaborativi, visti i tassi di crescita di entrambi, dal punto di vista strategico e militare sembrano sfidarsi in maniera sempre più decisa.
Dopo le tensioni nel corso del vertice SAARC (South Asian Association for Regional Cooperation), dopo il diniego cinese alla riforma del Consiglio di Sicurezza che prevedeva un seggio permanente per l’India, e successivamente alla tensione provocata dal patto nucleare tra Stati Uniti e India del luglio 2005 circa il riconoscimento del paese come sesta potenza nucleare e la collaborazione in materia di nucleare civile; anche nel settore delle armi comincia ad avvertirsi questa sfida.
La Cina cerca di penetrare politicamente ed economicamente in Asia del Sud, attraverso le vendita di armi alla Malaysia e all’Indonesia, principali mercati di destinazione dell’India, mentre l’India sta diversificando e modernizzando le proprie fonti di approvvigionamento proprio con l’intento di recuperare competitività non solo in quei mercati ma a livello globale.
Il recente accordo tra India e Israele per la produzione del missile Barak costituisce un ulteriore punto di tensione tra i due paesi, questo permetterà all’India di beneficiare della tecnologia israeliana negata per il momento alla Cina e allo stesso tempo di raggiungere un livello tecnologico più elevato; inoltre l’accordo favorirebbe sia l’India che Israele in funzione anti-Pakistan.
Conclusioni

La modernizzazione dell’industria della difesa costituisce uno degli aspetti della strategia indiana di assurgere e consolidarsi non solo come potenza regionale, ma anche globale. Il processo di modernizzazione mira a diversificare e modernizzare le fonti di approvvigionamento per raggiungere un’autonomia tecnologica, recuperare terreno nel mercato mondiale e produrre armamenti sempre più sofisticati. Russia e Israele sembrano consolidarsi come partner principali dell’India su questo terreno, anche gli Stati Uniti si mostrano piuttosto interessati potendo in questo caso giocare la carta indiana in funzione anti-cinese. Questi tentativi dimostrano certamente un grande dinamismo indiano, ma sono solo all’inizio e non hanno ancora prodotto cambiamenti significativi, per questi bisognerà aspettare l’operatività dei sistemi d’arma più ambiziosi. Inoltre gli ostacoli burocratici e governativi verso una reale apertura dell’industria della difesa sono ancora notevoli e rischiano di rallentare l’intero processo; probabilmente la crescita del gigante cinese su questo terreno di sfida indurrà l’India a accelerare sul piano della modernizzazione.

Note:
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