Armi: un DdL per la riconversione in Italia, denunce dal Brasile
E' stato presentati ieri a Roma un disegno di legge sulla riconversione dell’industria bellica che verrà depositato a breve alla Camera ed al Senato dai parlamentari Francesco Martone (senatore, indipendente per il PRC) e Elettra Deiana (deputata, PRC). Frutto di un lavoro di scrittura collettiva, il disegno di legge intende promuovere una inversione di tendenza della politica industriale e produttiva del nostro paese che negli ultimi anni ha accresciuto il portafoglio d'ordini di oltre il 70%.
"Una politica di pace richiede una decisa e determinante inversione di tendenza, nonché scelte politiche coraggiose, che riguardano non solo la politica estera ma anche quella industriale e produttiva del nostro paese" - ha affermato il sen. Martone. "Un paese nel quale le spese militari sono in crescita: secondo l'ultimo rapporto del SIPRI, l'Italia è settimana al mondo, con una spesa militare superiore addirittura ad Israele. E seconda solo agli Stati Uniti per la produzione e l'esportazione di armi leggere, che come ammesso dall'ultimo Small Arms Survey, sono molto più letali degli altri armamenti".
"L'espansione delle spese militari, e dell'industria degli armamenti italiana, basti pensare al caso Finmeccanica, sono conseguenza di scelte politiche chiare da parte del governo di centrodestra, ma purtroppo avallate in alcuni ambienti dell'opposizione" - ha aggiunto l'on. Deiana. "Le strategie seguite comprendono la deregulation del mercato e dei meccanismi di controllo sul commercio e la destinazione di uso finale, attraverso la revisione della legge 185/90, la proliferazione di accordi bilaterali e memorandum d'intesa nel settore della difesa, alleanze strategiche per la coproduzione di sistemi d'arma all'avanguardia. Un modello parallelo a quello previsto dalla Costituzione Europea, attraverso l'istituzione dell'Agenzia Europea degli Armamenti, e dell'esercito europeo. Due priorità definite grazie alla forte attività di lobby dell'apparato industrial-militare sui processi decisionali dell'Unione".
Se, come è stato ribadito durante l'incontro - al quale hanno partecipato diversi rappresentanti sindacali e delle associazioni pacifiste -, dalla società civile emerge una forte spinta alla costruzione di alternative possibili come la legge di iniziativa regionale per la riconversione dell'industria bellica in Lombardia o la campagna ControlArms promossa in Italia da Amnesty International e rete Disarmo per un trattato internazionale sulle armi, occorre però anche giungere a politiche di conversione dell'industria bellica attraverso la creazione di luoghi di confronto al fine di superare la contraddizione tra posti di lavoro e produzione bellica e generare pratiche alternative.
"In questo quadro - hanno concluso Martone e Deiana - una legge sulla riconversione dell'industria bellica appare non solo urgente, ma necessaria, rielaborando politiche che consentano la progressiva demilitarizzazione dell'apparato produttivo, orientandone la riorganizzazione verso quelle tecnologie che possono trovare impiego in campo civile, salvaguardando sia i posti di lavoro che il know-how accumulato".
Ed in Lombardia, dopo aver depositato 15.000 firme di cittadini raccolte in favore della legge regionale per l'agenzia per la riconversione, il comitato promotore ha lanciato una "pressione informatica sui Consiglieri Regionali" per chiedere il voto a favore della legge. La Campagna per la Proposta di legge regionale è nata dopo che la promessa di riconvocazione della Agenzia Regionale per la riconversione dell'industria bellica, fatta nel momento della consegna delle firme nel 2004, non era mai stata ottemperata dalla Giunta Formigoni. Pee questo si lanciata una Legge Regionale di Iniziativa Popolare a modifica del testo della L.R.6/94 per ottenere che il prossimo Consiglio Regionale sia “obbligato” a discutere nel merito di questi miglioramenti e sia “spinto” a rilanciare la nuova Agenzia per il disarmo e la riconversione.
Dal Brasile, intanto, l’agenzia ‘Adital’ informa che due giganti del commercio nazionale di armi e munizioni, Taurus e Cbc, hanno donato in totale oltre 5,6 milioni di reais (circa 2 milioni di euro) per sostenere il fronte del "no" nel recente referendum sulla proibizione del commercio delle armi da fuoco. Diverso lo scenario per il fronte del ‘sì’ che ha ottenuto circa 2,4 milioni di reais (900.000 euro), finendo per di più la campagna con un debito di 320.000 reais. Interpellati da ‘Adital’, i parlamentari a favore del ‘no’ hanno mostrato un apparente “imbarazzo” per il ruolo giocato dalle stesse industrie delle armi: “Non volevamo che fosse così, ma non è stato possibile coprire le spese con altre donazioni. Chi avrebbe pagato il conto? Non, certamente, le fabbriche di acqua minerale o di birra” - ha detto Fraga.
Secondo il segretario generale e tesoriere del fronte del ‘sì’, il deputato Raul Jungmann (Pps-Pe): “È dimostrato che coloro che sono stati favorevoli al commercio di armi, con il pretesto di difendere un diritto del cittadino, in verità stavano difendendo il lucro delle imprese di settore. La maschera è caduta”. La Taurus è uno dei principali costruttori di armi del Paese, con sede nel Rio Grande do Sul; è sul mercato da 65 anni, esporta in 80 nazioni e ha una filiale a Miami (Usa). Inaugurata nel 1926, la ‘Cbc’ ha la sua principale fabbrica a Ribeirão Pires (San Palo) ed è il maggior produttore di munizioni dell’America Latina.