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Italia: dopo la Maddalena via tutte le basi straniere

GB
Fonte: Unimondo - 24 novembre 2005


"Le recenti dichiarazioni del ministro Martino sull’intenzione, da parte dell’amministrazione statunitense, di rinunciare all’approdo per i sommergibili nucleari della Maddalena e all’ampliamento di quella base, rappresenta un segnale positivo, frutto essenzialmente della mobilitazione delle popolazioni sarde che da sempre si oppongono alla militarizzazione del proprio territorio" - commenta il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq.

Per ora l’annuncio del ministro italiano della Difesa rappresenta soltanto un primo passo, seppur importante, ma occorre vigilare e continuare a mobilitarsi in tutte le forme possibili affinché gli apparati militari statunitensi e della Nato avvertano costantemente la richiesta di smilitarizzazione dei territori che proviene da alcune forze politiche e sindacali del nostro paese, ma in particolare dai comitati e dalle comunità locali che da anni si sono organizzate per chiedere la chiusura delle innumerevoli basi militari imposte al nostro paese da una relazione di sudditanza nei confronti di Washington e che trasformano la penisola in una enorme portaerei al servizio della strategia di guerra statunitense. "Occorre continuare a mobilitarsi affinché la dichiarazione di Martino abbia un seguito concreto e affinché alla auspicabile chiusura della base della Maddalena segua anche lo smantellamento dei poligoni militari italiani in Sardegna e delle basi USA e NATO in territorio italiano".

Intanto, giovedì 17 novembre, presso la Sala delle Colonne della Camera dei deputati, si è tenuto un importante e riuscito incontro nazionale teso a rilanciare la mobilitazione democratica e popolare contro le basi militari straniere e le armi nucleari in Italia. Partendo dal convegno di Pisa del dicembre scorso (“Mediterraneo para bellum”), si è avviata in Italia una interessante fase di confronto e iniziativa che ha l’obiettivo di portare la questione della smobilitazione delle basi militari dentro l’agenda politica e di trasferirla dal piano della denuncia a quella della vertenza concreta.

Per l’occasione sono stati presentati due progetti di legge a firma del deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli. Il primo (PdL n. 5971) riguarda l’indizione di un referendum consultivo sullo smantellamento degli armamenti nucleari presenti sul territorio nazionale, teso a dare ai cittadini la possibilità di esprimersi sull’opportunità di mantenere negli insediamenti militari italiani e stranieri, nonché nei poligoni di tiro, a costi elevatissimi per l’intera collettività, dispositivi nucleari che comportano, per tipologia e caratteristiche intrinseche, un elevato rischio per la popolazione, sia sotto il profilo ambientale che sotto il profilo sanitario. Il secondo (PdL n.6100), propone la desecretazione automatica di tutti i documenti coperti da segreto di stato la cui stipula risalga ad oltre 25 anni fa. Nel nostro paese, infatti, poco o nulla si è fatto per garantire che i cittadini potessero avere accesso reale alle informazioni, in particolare a quelle che riguardano i rapporti e i patti di collaborazione stipulati negli anni dal Governo italiano con altre nazioni o organismi sovranazionali e a quelle inerenti le attività dei servizi di sicurezza. La nostra storia recente dimostra che, proprio riguardo a questi ultimi due temi, l’apposizione sistematica del segreto di Stato ha inciso negativamente sia sui rapporti tra l’opinione pubblica e l’esecutivo – come dimostra la crescente ostilità di quelle popolazioni costrette a convivere sul proprio territorio con basi militari straniere insediate grazie a patti bilaterali segreti - sia sull’accertamento della verità riguardo a una serie di tragici avvenimenti che sconvolsero la vita del Paese negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, durante il periodo della cosiddetta « strategia della tensione », e di cui ancora nulla si conosce per quanto concerne le responsabilità e i ruoli ricoperti da apparati dello Stato in seno alle trame eversive che segnarono quegli anni.

Tra le proposte di lavoro per i prossimi mesi sono ermerse:

1) Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari dall’Iraq da tempo è impegnato affinché lo smantellamento delle basi militari e delle armi nucleari diventi un punto centrale nell’iniziativa del movimento contro la guerra. Con questo obiettivo invita tutti i comitati locali e le realtà del movimento contro la guerra a gestire questi due progetti di legge sia a livello nazionale che nei territori con assemblee popolari, inclusive ed aperte in cui la presentazione dei progetti di legge possa essere una occasione di confronto e di proposte operative.

2) Interessante in tal senso è il questionario approntato dal Comitato di Camp Darby con cui indagare il rapporto tra le comunità locali e la presenza delle basi militari. Il questionario è disponibile per chi fosse interessato a utilizzarlo nella propria situazione (adeguandolo ovviamente alla propria realtà specifica).

3) Invita inoltra a fare della giornata del 3 febbraio (anniversario della strage del Cermis) una data simbolica per iniziative in tutte le città contro la presenza delle basi militari USA/NATO con presidi, sit in, mostre sotto le sedi delle Regioni, avviando così una fase di pressing stretto teso a farle pronunciare contro l’allargamento e/o la presenza delle basi militari e delle armi nucleari.

La discussione dell’incontro del 17 novembre è stata introdotta da Sergio Cararo a nome del Comitato per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq. Sono poi intervenuti i parlamentari Mauro Bulgarelli (deputato dei Verdi, firmatario e presentatore dei due Progetti di Legge), Luigi Malabarba (PRC), Luciano Pettinari (DS). Hanno portato il loro contributo Giovanni Franzoni (Associazione l’Iraq agli iracheni), Gavino Sale (IRS, Sardegna), Valter Lorenzi (Comitato per la riconversione di Camp Darby), Lisa Clark (Beati Costruttori di pace), Angelo Baracca e Mauro Cristalli (Scienziate/i contro la guerra), Massimo Paolicelli (LOC), Alessandro Bombassei (CPA, Firenze), Bruno Steri (L’Ernesto), Alfonso Navarra (pacifista storico), Fulvio Grimaldi, Vincenzo Miliucci (Cobas), Orsola Mazzola (Comitato gettiamo le basi di Bologna). Messaggi sono giunti dal consiglio comunale di Colle Solvetti (Livorno) che ha approvato un ordine del giorno per lo smantellamento della base di Camp Darby, da Raniero La Valle (autore nel 1984 di una proposta di legge analoga a quella presentata quest’anno), dai consiglieri del PRC della Sardegna, dal Comitato contro l’allargamento della base di Ederle (Vicenza), dallo Slai Cobas di Taranto.

Note:

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