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Italia: appello dei Nobel per la pace per l'Africa e il disarmo

Fonte: MISNA - 26 novembre 2005


Un forte richiamo a mantenere le promesse fatte all'Africa, durante il vertice di Gleaneagles in Scozia, dagli 8 paesi economicamente più sviluppati in materia di aiuti e di correzione delle politiche commerciali che la penalizzano, una condanna ferma e totale alle spese militari e al ritorno prepotente delle armi nucleari sulla scena politica internazionale: sono questi i punti centrali del documento conclusivo, che i premi Nobel per la pace riuniti a Roma in occasione del 6° Summit Mondiale hanno affrontato nell'ambito dell’incontro di quest’anno intitolato: “Emergenza Africa: dalle parole ai fatti” – riporta l'agenzia Misna.

“In questo mondo contraddittorio e in rapido mutamento bisogna riconoscere la priorità di alcuni argomenti fondamentali se intendiamo costruire un governo planetario effettivo e un nuovo e migliore ordine mondiale” - scrivono i Nobel nel loro comunicato finale, facendo riferimento a globalizzazione, nuovi giganti internazionali, il rapporto tra transizione politica e processi democratici, la ricchezza del mondo islamico, le minacce all’ambiente o i pregiudizi etnici e religiosi utilizzati per stimolare la violenza.

“La globalizzazione sta accelerando e nonostante l’interdipendenza ormai riconosciuta del fenomeno, miliardi di persone restano ancora escluse dai suoi benefici. Nuovi giganti, come Cina, India e Brasile, si affacciano sulla scena internazionale e nessuna soluzione alle sfide del mondo potrà essere ottenuta senza la loro partecipazione. Le transizioni democratiche in molti paesi hanno avuto un impatto positivo sui processi politici e sociali, ma la democrazia non può trovare stabilità senza una lotta alla povertà e una piena applicazione dei diritti umani” - scrivono i Nobel per la pace nella loro dichiarazione finale.

“Molto resta da fare – continuano - per far apprezzare a fondo e in maniera totale la ricchezza e la complessità del mondo Islamico. Se non si riuscisse a raggiungere questo scopo le conseguenze potrebbero essere esplosive. I pregiudizi etnici, religiosi e nazionalisti stimolano la violenza e minacciano la nostra abilità di vivere in pace in un mondo diversificato”. “Nonostante nella collettività stia crescendo la coscienza della responsabilità umana nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile, della tutela dell’ambiente e della sicurezza planetaria, le istituzioni governative non stanno rispondendo in maniera adeguata alle richieste dei loro popoli” - scrivono i Nobel chiudendo la lista degli “argomenti” fondamentali per la costruzione di un mondo migliore e prima di esprimere “una ferma condanna alla teorizzazione e all’uso della tortura come strumento di politica sia essa compiuto da un gruppo o da un governo. La tortura non può essere giustificata in nessuna circostanza e disumanizza sia le vittime che i carnefici”.

Riguardo all’Africa - tema centrale dell’incontro dei Nobel di quest’anno intitolato “Emergenza Africa: dalle parole ai fatti” – viene definita “moralmente inaccettabile” l’estrema povertà in cui versa il continente. Una situazione che “minaccia la vita e la dignità umana” e che “potrebbe essere eliminata visto che i mezzi per farlo esistono”. Le nazioni del mondo si erano accordate per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio e “siamo molto preoccupati del fatto che finora i progressi registrati in materia siano scarsi o abbiano ricevuto un’attenzione inadeguata”.

“Molti paesi africani si stanno impegnando e stanno compiendo grandi sforzi per far avanzare la democrazia e migliorare i propri governi, tutto per aumentare la propria credibilità internazionale. Per questo è importante che il mondo mantenga le promesse fatte a tutte le persone dell’Africa. Gli impegni presi durante il G8 di Gleaneagles sono un primo passo e i prossimi negoziati dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc/Wto) che si terranno ad Hong Kong saranno un banco di prova dove verificare se la parola data verrà onorata. Ci riferiamo soprattutto alla cancellazione del debito alla urgente riforma di politiche e pratiche inique come quella dei sussidi agricoli che danneggiano l’Africa e tutto il Sud del Mondo. Ci impegniamo a verificare che le promesse fatte siano mantenute e invitiamo il Presidente russo Vladimir Putin, in qualità di prossimo presidente del G8, a creare un sistema di monitoraggio e verifica affinché le promesse fatte a Gleaneagles vengano mantenute”.

Tornando al tema diritti umani, i Nobel per la pace riuniti a Roma dalla Fondazione Gorbachev, puntano il dito contro il commercio di armi: “le eccessive spese militari di questi anni nutrono l’insicurezza” sia in Africa che nel resto del mondo. “Questi soldi dovrebbero essere canalizzati, sia dai paesi africani che dalla comunità internazionale, nelle spese per l’educazione e la sanità con particolare attenzione alla prevenzione e alla protezione di drammi causati da Aids, malaria e Tubercolosi”.

“Come in passato – aggiungono i partecipanti del 6° vertice dei Nobel per la pace – ribadiamo che l’esistenza di armi nucleari è moralmente inaccettabile e condanniamo le dottrine che ne consentono l’uso. È assurdo che i paesi che possiedono armi nucleari non acconsentano neanche a promettere di non utilizzarle nei confronti di quegli stati che non ne possiedono. Chiediamo che vengano fatti progressi sulla via dello smantellamento delle armi nucleari, perché la corrosione di un regime di non-proliferazione è un pericolo il mondo intero. Chiediamo inoltre una piena e universale ratifica del Trattato di Ottawa che mette al bando le mine anti-persona”.

Dopo aver lanciato un appello per la liberazione di Aung San Suu Kyi, leader del dissenso democratico in Birmania e premio Nobel per la pace negli anni’90, i Nobel riaffermano la convinzione che non ci sia alternativa a uno sviluppo sostenibile del pianeta. “Lo sviluppo è qualcosa che va oltre la ricchezza materiale. Sviluppo significa ‘essere’ qualcosa di più, non ‘avere’ qualcosa in più. E in questo le nazioni con una maggior ricchezza economica hanno bisogno di progredire tanto quanto i paesi più poveri. Proponiamo la creazione di un nuovo contratto sociale planetario per integrare a pieno la società civile con le sue grandi capacità nello sviluppo di una migliore governabilità globale”.

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