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Rapporto mine 2005/ Paesi come Stati Uniti, Cina e Russia continuano a non collaborare

Mine antiuomo, ventimila morti. Le superpotenze stanno a guardare

Diminuiscono le nazioni produttrici, aumentano le vittime. Ma va finanziato un enorme lavoro di bonifica
Lucia Ritrovato
Fonte: Repubblica.it - 22 novembre 2005


Sale il numero degli Stati che bandiscono le mine anti-uomo dai loro usi, diminuiscono i paesi che le producono, ma cresce il numero delle vittime nel mondo a causa di questi terribili ordigni. Il nuovo rapporto "Landmine Monitor 2005", presentato oggi dalla Campagna Italiana contro le mine, offre una radiografia completa su 112 Paesi, divisi tra quelli minati e quelli che non hanno ancora firmato la Convenzione di Ottawa che proibisce uso, produzione, commercio e stoccaggio di mine.

Nelle 1.053 pagine dello studio, confermate le eccessive mancanze e scarso interesse al problema da parte della comunità internazionale. Molte superpotenze, come Stati Uniti, Cina e Russia, sono ancora lontane dal firmare il trattato del 1997.
Il settimo appuntamento con la ICBL (campagna internazionale per la messa al bando delle mine) arriva un anno dopo la prima conferenza di revisione della Convenzione di Ottawa tenutasi a Nairobi, e fa chiarezza sull'entità di un problema che resta nel 2005 irrisolto.

Risultano infatti ancora 84 i paesi minati (di cui 54 aderenti al Trattato di Ottawa) insieme ad otto aree non riconosciute come stati indipendenti dove muoiono all'anno circa 20.000 persone, l'86% delle quali sono civili e il 23% bambini. Tra i paesi più colpiti c'è la Cambogia, l'Afghanistan, la Colombia, il Burundi, l'Angola e la Cecenia, ma per la prima volta si sono registrati casi anche in Bielorussia, Gibuti, El Salvador, Venezuela e Taiwan.

Nel 2004 sono stati liberati dalle mine complessivamente 135 Km quadrati di terreni in 37 Paesi, l'Afghanistan e la Cambogia sono gli Stati dove è stato maggiore il lavoro di rimozione. Un lavoro minimo se si pensa che sono circa duecentomila chilometri quadrati i terreni da sminare nel mondo. In altri Paesi, come la Bosnia, il Ciad, la Croazia e il Niger, la bonifica dovrebbe essere completata entro il 2010.

Le novità positive che si leggono nel nuovo rapporto a cui hanno lavorato 77 studiosi, riguardano l'uso degli ordigni che nell'anno trascorso è stato registrato da parte di tre soli governi (Birmania, Nepal e Russia). Un numero che è diminuito notevolmente negli anni, erano 4 nel 2003, 6 nel 2002, 9 nel 2001 e 13 nel 2000. Si è ridotto anche l'uso di mine da parte di gruppi armati non statali: 13 paesi (tra cui Iraq, Turchia, Somalia e Russia) rispetto ai 16 del 2003.
Passi in avanti anche nel tentativo di blocco della produzione di questo orribile strumento di morte. Rispetto all'anno scorso è sceso a 13 il numero degli Stati produttori con l'uscita dal "giro" di Egitto e Iraq, ma restano purtroppo i grandi nomi: Usa, Cuba, Iran, Cina, Corea del Sud, Corea del Nord, Vietnam, Pakistan.

Negli otto anni trascorsi dall'entrata in vigore del Trattato di Ottawa si registrano e si alternano dunque progressi innegabili a sconfitte periodiche: 147 Stati aderiscono attualmente alla Convezione per esempio, altri sette l'hanno firmata ma non ancora ratificata, e mancano all'appello 40 Stati, tra cui Egitto, Israele, India, Stati Uniti, Russia e in "rappresentanza" per l'Europa la Finlandia.

Continua la distruzione negli arsenali dei Paesi che hanno aderito alla Convenzione, sono state distrutte 400.000 mine, ma sono diminuiti i finanziamenti per lo sminamento da parte del Canada, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito, Grecia, Italia e Svezia.

"L'Italia è nella lista nera dei Paesi che negli ultimi anni ha dimezzato i finanziamenti per lo sminamento - ha dichiarato Simona Beltrami, coordinatrice della Campagna italiana contro le mine - Nel triennio 2001-2003 erano stati stanziati 29 miliardi di lire, per il 2004-2006 siamo arrivati a 7.646.000 euro. Ci aspettiamo già notevoli "sconti" per il 2006".
Le sfide da affrontare per i prossimi anni sono chiare: maggiori investimenti nella rimozione delle mine, ma soprattutto nell'assistenza alle vittime. "Sono i problemi principali - chiarisce la Beltrami - Almeno il 54% delle vittime, in maggioranza donne e bambini, muore prima di poter ricevere cure. Non bisogna poi dimenticare i feriti che vanno aiutati nel loro reinserimento nella società".

Sul rapporto "Landmine Monitor 2005" si continuerà a discutere a Zagabria il prossimo 28 novembre dove si riuniranno gli Stati-parte della Convenzione di Ottawa.

Note:
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