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Cinema d'impegno

Cage, un film coraggioso contro i mercanti d’armi

«Lord of war» svela la vera vita di un trafficante. La pellicola aiuterà la campagna Control Arms di Amnesty International
18 novembre 2005 - Luca Liverani
Fonte: Avvenire - 18 novembre 2005


L'inquadratura parte dal basso. Sotto i piedi un tappeto di bossoli, dietro le spalle ruderi anneriti e automezzi fumanti. Nicolas Cage, nei panni eleganti del trafficante di armi Yuri Orlov, guarda dritto negli occhi lo spettatore: «Ci sono più di 550 milioni di armi in circolazione nel mondo. Un'arma ogni 12 persone. La domanda è: come armiamo le altre 11?». Una boccata di fumo e un ghigno cinico chiudono la prima scena di Lord of war, il signore della guerra, in Italia - in 150 sale - da domani distribuito dalla Iif. Un film forte, questo di Andrew Niccol, che racconta con i mezzi e lo stile del cinema hollywoodiano vicende ispirate a fatti reali. Come il "colpo del secolo" portato a termine in Ucraina: a cavallo del 1989 le armi dell'Armata Rossa sono state rubate e rivendute in Africa per un valore di 32 miliardi di dollari. Un film che prova a raccontare al grande pubblico e con i ritmi del poliziesco il dramma atroce del commercio delle armi ai paesi poveri. Dittatori di repubbliche delle banane che bruciano le risorse delle loro nazioni affamate per guerre sanguinose. Mercanti di morte senza scrupoli che costruiscono fortune sguazzando nella zona grigia tra legalità e illegalità. Democratici governi occidentali che chiudono un occhio perché l'industria bellica gonfia il pil. E perché, come dirà il trafficante ucraino naturalizzato americano - personaggio di fantasia "costruito" con le storie vere di cinque colleghi realmente esistiti - al coraggioso agente dell'Interpol interpretato da Ethan Hawke che riesce ad arrestarlo, «il più grande mercante d'armi è il tuo capo (cioè l'inquilino della Casa Bianca, ndr), che a volte ha bisogno di me per non lasciare le sue impronte digitali sulle armi vendute ai paesi nemici dei nemici degli Stati uniti. Io sono un male necessario». E Yuri Orlow viene scarcerato. Un film "antiamericano"? Niente affatto: perché il j'accuse del film - sponsorizzato in Italia da Control Arms, la campagna inte rnazionale per un trattato mondiale sul commercio di armi promossa da un cartello di organizzazioni tra cui Amnesty International - è rivolto a tutti i grandi Paesi produttori: Russia, Usa, Francia, Germania, Cina. Tutti e cinque, recitano i titoli di coda, membri del consiglio di sicurezza Onu. E ce n'è anche per l'Italia, 2° esportatore mondiale di armi leggere («le vere armi di distruzione di massa», dice l'agente dell'Interpol) e 4° produttore: Orlov in giro per New York in limousine legge Il Sole 24 Ore. Non stupisce che il film abbia trovato grosse difficoltà negli Usa a trovare i soldi della produzione, arrivati dalla Francia. E il risultato riesce a sposare spettacolo e contenuti. Merito anche di un Cage in gran forma, affiancato dalla bella e credibile Bridget Moynahan, la moglie di Orlov che ignora l'origine del lusso in cui vive, ma poi collaborerà con gli investigatori. Control Arms precisa che nel mondo sono 639 i milioni di armi leggere. Ogni anno 8 milioni in più, pari a 22 miliardi di dollari che i paesi poveri sottraggono a scuola e sanità. Esattamente quanto necessario, secondo le stime degli Obiettivi Onu del millennio, a eliminare l'analfabetismo (10 miliardi) e ridurre la mortalità materno-infantile (12 miliardi).

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