Esce "Lord of war", atto d'accusa contro il traffico d'armi
Un trafficante ucraino naturalizzato cittadino Usa (Nicolas Cage), alle prese con l'enorme business planetario del commercio delle armi leggere: la corruzione dei generali sovietici dopo il crollo del muro di Berlino, per saccheggiare gli enormi stock di kalashnikov da rivendere in Liberia o in Sierra Leone in cambio dei diamanti insanguinati di quelle terre; lo zelante ma alla fine inefficace funzionario dell'Interpol (Ethan Hawke), bloccato dagli interventi "dall'alto"; il problema morale di un lusso acquisito dal nulla nel ramo della morte altrui. Sono alcuni degli ingredienti di "Lord of War", un film di Andrew Niccol che uscirà nelle sale italiane il 18 novembre. Cast, come si dice, d'eccezione (Ian Holm, Bridget Moynahan, Jared Leto oltre a Cage e Hawke) per un film indipendente ma ad alto costo.
Indipendente, perché Niccol ha fatto come voleva, raccontando con realismo e con poche reticenze i meccanismi e le connivenze che stanno dietro al mercato dei conflitti. "Quasi tutti i fatti del film hanno un precedente reale. Elicotteri militari venduti come mezzi di soccorso, trafficanti di armi che cambiano nome e le registrazioni loro proprie navi in alto mare, un noto criminale liberato dal carcere negli Stati Uniti in circostanze misteriose, i fatti sul saccheggio delle attrezzature militari sovietiche dopo il collasso dell'Urss sono tutte vere", spiega il regista.
Ma è un film ad alto costo, perché i soldi alla fine li ha trovati il produttore Philippe Rousselet, e non tutti negli Usa. "Quando - ha detto - cerchi di vendere un film che racconta la storia di un trafficante di armi una settimana prima della guerra in Iraq, hai idea di quanto sia difficile mettere insieme la somma necessaria? Mi ci è voluto un anno e mezzo". Il risultato è: spettacolo e qualità hollywoodiane al servizio di una argomento serio. Ci si diverte e si impara, insomma. Cage, poi, bravissimo.
Inoltre, l'uscita di "Lord of War" è legata alla campagna "Control Arms" (su Internet: www.controlarms.it) rilanciata da Amnesty International e Rete italiana disarmo, per il controllo del commercio degli armamenti attraverso l'adozione di un trattato internazionale. La proposta ha già raccolto l'adesione di diversi premi Nobel e 20 stati. Il clima politico internazionale non appare certo dei migliori perché un'iniziativa di questo tipo venga accolta e resa efficace: la guerra è diventata di nuovo un'opzione anche per l'Occidente. Ma non è un buon motivo per non impegnarsi.
Anche perché i film sono film e la realtà è la realtà: a vendere gli strumenti di morte sono soltanto in piccola percentuale i trafficanti privati, i Nicolas Cage di "Lord of War" per intendersi, ma sono soprattutto gli Stati. L'Italia, per esempio, è il secondo esportatore al mondo di armi leggere. Anche Beretta e Agusta sono "made in Italy", e non fanno soltanto caldaie o gilet da pesca. Mezzo milione di persone vengono uccise ogni anno dalle armi "leggere", che sono le vere armi di distruzione di massa.