Le piazze del Lazio contro le armi: una giornata di festa per Control Arms
Ilaria de Angelis
Fonte: Coordinamento Romano Control Arms - 14 novembre 2005
Seduti tutt’intorno al tavolo di Casa Pace, durante la riunione del coordinamento locale per la campagna Controlarms, davanti al vassoio di pizza alle olive che aveva portato Piero.
E’ lì che è nata l’idea della giornata “Le piazze del Lazio contro le armi”.
Abbiamo scelto tutti insieme di realizzare in un unico giorno nelle piazze di Roma e del Lazio, tanti “check point” ove raccogliere le foto- adesioni alla campagna Controlarms.
I preparativi sono stati come al solito frenetici: le telefonate, gli incontri, le e mail organizzative, la preparazione dei materiali, i contatti con la stampa. Ci siamo divisi i compiti e tutti noi li abbiamo portati a termine, ognuno con la sua passione e dedizione.
Finalmente arriva il 12 novembre.
Siamo in 6 città del Lazio e in dodici piazze a Roma. Siamo un centinaio di volontari fra Amnesty Lazio, Rete Italiana per il Disarmo, US Citizens for Peace and Justice, CGIL Lazio, associazioni locali e persone che hanno dato tutto il loro entusiasmo e la loro operosità.
Scattiamo le foto a chi VUOL METTERCI LA FACCIA. Stiamo raccogliendo un milione di foto in tutto il mondo: le esporremo in una grandissima galleria nel luglio 2006 a New York, in occasione della Seconda Conferenza dell’Onu sui Traffici Illeciti di armi leggere, per chiedere ai governi di tutto il mondo l’adozione del Trattato Internazionale sui Trasferimenti di Armi, finora sostenuto da 20 premi Nobel per la pace e da una quarantina di stati.
Abbiamo obiettivi puntuali e ci crediamo proprio in questo Trattato. Un Trattato internazionale che stabilirà regole comuni di trasparenza e responsabilità per gli Stati esportatori. Perché i carichi di armi leggere non raggiungano più quei posti e quelle persone che le utilizzano contro i civili, contro i bambini e le donne, per calpestare i diritti umani.
Per questo vogliamo che in Italia venga salvaguardata la legge 185/90 sulle esportazioni delle armi pesanti, che venga introdotta una legislazione più rigida sulle esportazioni delle armi leggere e che venga regolamentata l’attività dei broker, gli intermediari di armi.
Vogliamo che finisca questa guerra silenziosa di cui nessuno parla e vogliamo che i governi dei Paesi che dovrebbero investire le risorse in sanità ed istruzione, non le dedichino invece ad acquisti di morte. E siamo noi gli esportatori, noi Paesi dell’Occidente benpensante, che non si accorge di nulla di quanto accade nel mondo, se questo non appare in televisone.
La televisione, che potente mezzo di comunicazione univoca può essere.
Noi invece incontriamo le persone nelle piazze, parliamo con loro: una per una.
E quanti sorrisi, quanti “grazie per quello che fate”, quante domande.
E vediamo nei loro volti voglia di cambiare, di fare, di migliorare.
Le cose possono cambiare. Accipicchia se cambiano.
In Piazza della Chiesa Nuova, a Roma, abbiamo sistemato tante lapidi bianche.
Rappresentano i 500.000 morti all’anno a causa di arma da fuoco. Una persona al minuto.
L’impatto visivo è forte e ci aiuta a mostrare a chi passa il significato di quello che stiamo facendo. C’è chi da Corso Vittorio scende dall’autobus per venire a metterci la faccia, chi scende dal motorino, chi passeggiando si ferma a leggere gli epitaffi sulle lapidi.
Le persone si fanno fotografare: tanti volti ognuno diverso dall’altro, ma negli occhi di tutti la stessa speranza, la stessa soddisfazione di fare qualcosa di utile.
E noi sorridiamo in mezzo a tante lapidi, perché lo stare insieme per questa causa comune ci mette allegria, ci dà forza; ci piace parlare con le persone e dargli un messaggio di speranza, di possibile azione concreta.
Battiamo le mani al passaggio di personaggi del cinema e della tv, attratti dallo spettacolo inconsueto di tante lapidi sbucate dal nulla: ecco Silvio Orlando che ci mette la faccia con la sua espressione dolce e Stefano Masciarelli col suo viso sorridente.
E ci viene a trovare il Presidente del Consiglio Provinciale, Adriano Labbucci. Lui la faccia ce l’ha messa da tempo e il Consiglio Provinciale ha approvato una mozione a sostegno della campagna Controlarms, così come ha fatto il Comune e come stanno facendo i Municipi.
Parliamo e ci confrontiamo poi con Sergio Cardinali della CGIL Lazio, augurandoci di proseguire la collaborazione lungo la strada che stiamo percorrendo.
Nella piazza il via vai è continuo. Solo le lapidi sono immobili, fisse a farsi guardare da tanti occhi, in un’altra giornata indimenticabile organizzata per Controlarms.
E’ una piazza qualsiasi, illuminata dal sole tiepido di novembre, luogo di incontro, di passeggio, di passi lenti o veloci, di pattini e di pallone di bambini. Una piazza in cui le parole s’intrecciano coi gesti, i sorrisi con gli sguardi.
Anche per questa piazza, su quelle lapidi, è passato il Trattato Internazionale sui Trasferimenti di Armi, le cui ali sono la nostra voglia di costruire un mondo concreto di pace.
E’ lì che è nata l’idea della giornata “Le piazze del Lazio contro le armi”.
Abbiamo scelto tutti insieme di realizzare in un unico giorno nelle piazze di Roma e del Lazio, tanti “check point” ove raccogliere le foto- adesioni alla campagna Controlarms.
I preparativi sono stati come al solito frenetici: le telefonate, gli incontri, le e mail organizzative, la preparazione dei materiali, i contatti con la stampa. Ci siamo divisi i compiti e tutti noi li abbiamo portati a termine, ognuno con la sua passione e dedizione.
Finalmente arriva il 12 novembre.
Siamo in 6 città del Lazio e in dodici piazze a Roma. Siamo un centinaio di volontari fra Amnesty Lazio, Rete Italiana per il Disarmo, US Citizens for Peace and Justice, CGIL Lazio, associazioni locali e persone che hanno dato tutto il loro entusiasmo e la loro operosità.
Scattiamo le foto a chi VUOL METTERCI LA FACCIA. Stiamo raccogliendo un milione di foto in tutto il mondo: le esporremo in una grandissima galleria nel luglio 2006 a New York, in occasione della Seconda Conferenza dell’Onu sui Traffici Illeciti di armi leggere, per chiedere ai governi di tutto il mondo l’adozione del Trattato Internazionale sui Trasferimenti di Armi, finora sostenuto da 20 premi Nobel per la pace e da una quarantina di stati.
Abbiamo obiettivi puntuali e ci crediamo proprio in questo Trattato. Un Trattato internazionale che stabilirà regole comuni di trasparenza e responsabilità per gli Stati esportatori. Perché i carichi di armi leggere non raggiungano più quei posti e quelle persone che le utilizzano contro i civili, contro i bambini e le donne, per calpestare i diritti umani.
Per questo vogliamo che in Italia venga salvaguardata la legge 185/90 sulle esportazioni delle armi pesanti, che venga introdotta una legislazione più rigida sulle esportazioni delle armi leggere e che venga regolamentata l’attività dei broker, gli intermediari di armi.
Vogliamo che finisca questa guerra silenziosa di cui nessuno parla e vogliamo che i governi dei Paesi che dovrebbero investire le risorse in sanità ed istruzione, non le dedichino invece ad acquisti di morte. E siamo noi gli esportatori, noi Paesi dell’Occidente benpensante, che non si accorge di nulla di quanto accade nel mondo, se questo non appare in televisone.
La televisione, che potente mezzo di comunicazione univoca può essere.
Noi invece incontriamo le persone nelle piazze, parliamo con loro: una per una.
E quanti sorrisi, quanti “grazie per quello che fate”, quante domande.
E vediamo nei loro volti voglia di cambiare, di fare, di migliorare.
Le cose possono cambiare. Accipicchia se cambiano.
In Piazza della Chiesa Nuova, a Roma, abbiamo sistemato tante lapidi bianche.
Rappresentano i 500.000 morti all’anno a causa di arma da fuoco. Una persona al minuto.
L’impatto visivo è forte e ci aiuta a mostrare a chi passa il significato di quello che stiamo facendo. C’è chi da Corso Vittorio scende dall’autobus per venire a metterci la faccia, chi scende dal motorino, chi passeggiando si ferma a leggere gli epitaffi sulle lapidi.
Le persone si fanno fotografare: tanti volti ognuno diverso dall’altro, ma negli occhi di tutti la stessa speranza, la stessa soddisfazione di fare qualcosa di utile.
E noi sorridiamo in mezzo a tante lapidi, perché lo stare insieme per questa causa comune ci mette allegria, ci dà forza; ci piace parlare con le persone e dargli un messaggio di speranza, di possibile azione concreta.
Battiamo le mani al passaggio di personaggi del cinema e della tv, attratti dallo spettacolo inconsueto di tante lapidi sbucate dal nulla: ecco Silvio Orlando che ci mette la faccia con la sua espressione dolce e Stefano Masciarelli col suo viso sorridente.
E ci viene a trovare il Presidente del Consiglio Provinciale, Adriano Labbucci. Lui la faccia ce l’ha messa da tempo e il Consiglio Provinciale ha approvato una mozione a sostegno della campagna Controlarms, così come ha fatto il Comune e come stanno facendo i Municipi.
Parliamo e ci confrontiamo poi con Sergio Cardinali della CGIL Lazio, augurandoci di proseguire la collaborazione lungo la strada che stiamo percorrendo.
Nella piazza il via vai è continuo. Solo le lapidi sono immobili, fisse a farsi guardare da tanti occhi, in un’altra giornata indimenticabile organizzata per Controlarms.
E’ una piazza qualsiasi, illuminata dal sole tiepido di novembre, luogo di incontro, di passeggio, di passi lenti o veloci, di pattini e di pallone di bambini. Una piazza in cui le parole s’intrecciano coi gesti, i sorrisi con gli sguardi.
Anche per questa piazza, su quelle lapidi, è passato il Trattato Internazionale sui Trasferimenti di Armi, le cui ali sono la nostra voglia di costruire un mondo concreto di pace.
