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Quel disarmo sul lago di Como

Il centro dove scienziati e politologi «combattono» contro l'atomica
Luca Geronico
Fonte: Avvenire - 06 novembre 2005


Come i «ragazzi di via Panisperna»: Enrico Fermi ed Ettore Majorana, ma a Como invece che a Roma. Solo che - particolare non trascurabile loro lavorano non per la bomba, ma per l'esalto contrario: impedire la proliferazione nucleare. Insomma, scienziati e politologi per il disarmo e la sicurezza internazionale. Uno dei più importanti centro studi d'Europa, certamente l'unico nel suo genere in Italia semi-nascosto in riva al lago.
Nella settecentesca Villa Olmo, sul lungo lago, ospite del Centro Volta, periodicamente raccoglie per convegni e seminali scienziati di tutto il mondo che lavorano per il disarmo. Fondato dieci anni fa, di fattosi è imposto come centro di eccellenza per le relazioni internazionali. L'idea è semplice: creare una rete di esperti capaci di fornire consulenze tecnico-operative sulle aree di crisi.
Il modello è quello del «Belfor center for science and international affair» di Harvard: un esempio anglosassone mutuato da una delle più prestigiose università del mondo che sembra essersi ben radicato nel profondo nord lombardo. Agli inizi degli anni '90, caduto da pochi anni il Muro di Berlino, fu la questione delle città nucleari russe a impegnare il professor Maurizio Martellini, fisico nucleare di Como e segretario generale del Landau.
L'idea era di fornire consulenze agli scienziati del'ex-colosso sovietico. Solo in questo modo, scambiando tecnologia e conoscenze scientifiche con i colleghi occidentali, i russi avrebbero potuto continuare a svolgere la loro professione in modo dignitoso. Certo, solidarietà fra colleghi di una categoria d'élite, ma anche l'unico modo per evitare la fuga dei cervelli e delle tecnologie verso Stati o organizzazioni che agiscono fuori dal controllo internazionale.
La Russia ha ancora una decina di città nucleari, cioè centri sorti intorno ad impianti atomici che rischiano di andare in rovina. Per evitare la fuga di cervelli e di tecnologia si è pensato, da Como, a una cooperazione internazionale, Insomma, una «università» per integrare la conoscenza della fisica nucleare con quella delle dinamiche politiche. Un think tank all'americana che offre studi e possibili interventi. Oltre alla Russia le missioni scientifiche e i contratti di ricerca si sono interessati alla penisola coreana, all'India e al Pakistan.
Paesi dove terrorismo internazionale, bombe sporche e diffusione della tecnoloia nucleare non sono solo teoria. L'obiettivo di fondo di questa organizzazione non governativa è fare massa critica, cioè creare una consapevolezza tecnica e culturale sulle aree di crisi internazionale.
Grande sviluppo negli ultimi anni ha pure avuto il programma di studi sul Medio Oriente, teatro delle ultime crisi mondiali. Per capire lo spirito del Landau Network basta segnalare questa iniziativa: ieri a Como era presente per una tavola rotonda il presidente dell'Accademia delle scienze irachene, Hussain al-Sharistani. Sharistani, vice-presidente del Parlamento iracheno, potrebbe avere un ruolo di primo piano alle prossinie elezioni politiche. Restando all'attualità, i vice-ministri degli Esteri della Corea del Nord e di quella del Sud si sono incontrati la settimana scorsa a Como.
Un mini-vertice --anche questo sotto gli auspici del Landau - a cui ha presenziato anche il sottosegretario Margherita Boniver. Insomma, politica estera di altissimo livello, e che si irradia dal capoluogo lariano. Oltre alla ricerca nasce una sorta di dir lornazia parallela: creare il clima di Iducia, creare le condizioni per un dialogo fra tecnici e diplomatici. Un fiore all'occhiello per Como, città per la pace senza retorica.

PROGETTI PER LA STABILITÀ NELLA POLVERIERA MEDIORIENTALE

Ultimo nato, ma in pieno sviluppo nelle attività del Landau Network, è il programma sul Medio Oriente, diretto dal professor Riccardo Redaelli. Il metodo è sempre lo stesso: cooperazione internazionale tra scienziati e politologi per studiare la stabilità strategica ed economica della regione araba. Analisi e progetti di bonifica, come interventi di ric1ualificazione di scienziati che vengono elaborati al Centro Volta di Como. Basta una veloce ricerca su Internet per scoprire che sempre dalle Prealpi lombarde si è organizzato, nel 2002, il primo workshop internazionale Italia-Iran, svoltosi poi effettivamente a Roma. Nel 2003, lo scambio di visite con il congresso scientifico a Teheran. Un'attenzione, e in tempi non sospetti, al programma nucleare iraniano e l'anno scorso, in collaborazione con l'Accademia delle scienze irachene, un progetto di riqualificazione degli scienziati iracheni che lavorano ai progetti dell'appena ricostituito esercito nazionale iracheno. (L.Ger.)

UNA SQUADRA INTERNAZIONALE

Non sono persone abituate alla notorietà, ma iI comitato esecutivo del Landau Network è sorprendente: il presidente onorario è lsaak Khalatnikov, dell'Accademia delle scienze di Mosca, mentre il vice
VesIdente è Vladimir Kouzminov, vice direttore dell'Unesco a Venezia. La serie di scienziati che in qualche modo è transitata per Como è lunghissima: il microbiologo israeliano Yechiel Becker, o il fisico pakistano Pervez Hoodblioy, solo per citarne due: numerosissimi gli americani e i russi, ma non mancano bulgari, francesi, tedeschi oltre agli italiani. Una «rete» made in Como, che rappresenta un modello innovativo anche nell'organizzare la ricerca scientifica. Il tutto vive grazie a un pool di sponsor: la Regione Lombardia, iI Comune di Como e quello di Campione d'Italia e il consorzio delle maggiori università lombarde. Pane, «atomo» e fantasia.

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