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Don Luigi Ciotti

Si al referendum brasiliano per il Disarmo

Luigi Ciotti
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo - 21 ottobre 2005


Tom Benetollo - il compianto presidente dell'Arci che ci ha lasciato l'anno scorso - ci stimolava per anni a "reagire, con la forza della cittadinanza attiva... perche' la legalita' ha subito dei colpi pesanti". Cosi'
continuiamo a lottare sempre per la legalita' democratica e la giustizia sociale, tema che interroga non solo il nostro Paese, ma oltre - dato che si tratta di una questione nodale per il sistema globale - e pone interrogativi a tutto il pianeta. "Vogliamo parlare dei cosiddetti paradisi fiscali, produttori di inferni? - le domande di Tom ci urlano dentro - O della corruzione politica? O dei commerci infami, siano di esseri umani, siano di materiali di distruzione di massa? O delle infinite illegalita' che
producono oppressioni, discriminazioni, quando non peggio?". Per questo oggi vogliano dichiarare la nostra solidarieta' e sostegno al popolo brasiliano che, il 23 ottobre, sara' chiamato a decidere, tramite
referendum, se vuole proibire il commercio delle armi nel paese. Un'opportunita' unica, per la gente, di dire in che tipo di societa' voglia vivere, un'opportunita' unica per appoggiare e valorizzare il referendum come strumento di partecipazione e decisione popolare.

In Brasile le armi da fuoco uccidono piu' che gli incidenti stradali, l'aids o qualsiasi altra malattia o causa esterna: muoiono quasi 40.000 persone l'anno, una vera guerra civile. Nel paese esistono 18 milioni di armi da fuoco, di cui oltre 9 milioni non sono registrate, e sono la prima causa di morte dei giovani. Anche questo e' un cammino che possiamo solo fare insieme, per proteggerci l'un l'altro e combattere questi "briganti" - le mafie, i poteri forti e criminali, i mercanti senza scrupoli, i "furbi", i corrotti e gli affaristi... - che rendono impervio il nostro sentiero, sulle strade del mondo e della vita. Per proteggerci dalle politiche che, invece di stare dalla parte di chi soffre, si dimostrano con le loro leggi "forti con i deboli e deboli con i forti". La priorita' del profitto rispetto alla persona umana - ancor piu' se eretto a sistema globale - mina la giustizia sociale. Il commercio delle armi, come l'incertezza per il lavoro che minaccia il futuro dei nostri giovani o le guerre per le risorse e il "terrorismo" con il loro corollario di violenze e vendette, oppure la tragedia inarrestabile di tante carrette del mare col loro carico di disperazione e speranza che noi ci ostiniamo a chiamare "criminale"; tutte queste sono facce diverse di una stessa medaglia, conseguenza di una politica interessata solo a mantenere privilegi e costruire muri, ultimo baluardo di un gigante possente e ingordo ma i cui piedi e stinchi d'argilla
sono ormai crepati.
Lo grido' anche Tonino Caponnetto, compianto giudice antimafia, alla sua maniera, poche parole, scarne, ma un pugno nello stomaco: "E' arrivato il momento di dire a voce alta basta a chiunque opprime l'uomo ed ogni altro essere del creatore. Basta che la parte ricca del mondo per mangiare affamila povera. Basta con le multinazionali che violano le piu' elementari regole del diritto. Basta con una guerra all'anno. Basta con i campi di concentramento. Basta con le bidonville. Basta con le dittature. Basta con la mafia. Riscopriamo i valori fondanti dell'uomo".

Nel referendum brasiliano si confrontano due schieramenti. Il "Fronte per un Brasile senza armi" guidato dal Pt, il partito al governo, con i movimenti di base, le ong, le associazioni per la pace e i diritti dell'uomo. Difendono l'immediato disarmo e la fine della vendita di armi e munizioni, perche' credono che non siano queste a garantire e creare giustizia, sicurezza e prosperita' nel paese. Il secondo schieramento e' il "Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa", che raccoglie i consensi
della destra e dei potentati economici delle armi, dei proprietari terrieri e dell'oligarchia politica che si oppone al presidente Lula. Noi ci schieriamo apertamente a appoggiamo con tutto noi stessi il fronte
del "si'"; e siamo convinti che se questo vincera', ci saranno ripercussioni profondissime anche nel resto del mondo. L'alternativa possiamo costruirla solo camminando insieme contro la criminalita' eretta a sistema; e l'alternativa e' giustizia e lavoro per tutti, citta' sicure perche' aperte e vivibili, scelte di nonviolenza e percorsi di accoglienza coerenti con la legalita' ma in grado di esprimere il pieno rispetto dei diritti, della speranza e del futuro di tutti. Inseguendo lavoro e giustizia, pace e legalita' per noi e per tutta l'umanita' ormai strettamente interconnessa in un mondo sempre piu' piccolo. Un mondo di pace e giustizia, senza privilegi ne' servilismi... dove - spinti dall'anelito per la verita' della nonviolenza e dell'uguaglianza, e portando sulle nostre spalle i colori dell'arcobaleno - possiamo tutti camminare verso un destino comune, in dignita' e nella gioia dello stare insieme.

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