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Frasi e riflessioni

Sentire il disarmo


Le svendite fuori stagione sanno di ambiguità. E le altrettanti offerte sottocosto fanno pensare ai surrogati. La Pace non è il premio favoloso di una lotteria che si può vincere col misero prezzo di un solo biglietto. Chi scommette sulla pace deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incomprensione e di sangue. La pace è il nuovo martirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. L’arena della prova è lo scenario di questo villaggio globale che rischia di incenerirsi in un olocausto senza precedenti. (TONINO BELLO)

Se una persona o un gruppo hanno preso coscienza di determinate carenze devono operare per cambiare, e per fare ciò diventa immediatamente necessaria l’esigenza di porre dei gesti concreti, quelle che noi chiamiamo “le obiezioni”. Oggi un credente è invitato a sporcarsi le mani in questa storia. Non possiamo soltanto parlare, ma dobbiamo agire. Proprio perché viviamo in un mondo collocato sotto il segno della morte, dobbiamo innescare dinamiche di vita. (ALEX ZANOTELLI)

La Pace è un bene universale, invisibile: dono e guadagno degli uomini di buona volontà. La pace non si impone, la pace si offre. Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre nuovo che la germina e la custodisce: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi l’un l’altro”. Nella verità del nuovo comandamento, commisurato sull’esempio di Cristo, “come io ho amato voi”, “tu non uccidere”, non sopporta restrizioni o accomodamenti giuridici di nessun genere. Cadono quindi le distinzioni tra guerre giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie o rivoluzionarie. Ogni guerra è fratricida, oltraggio a Dio e all’uomo. O si condannano tutte le guerre, anche quelle difensive e rivoluzionarie, o si accettano tutte. Basta un’eccezione, per lasciar passare tutti i crimini. (PRIMO MAZZOLARI)

Noi, quei soldati che sono tornati dalle battaglie macchiati di sangue; quelli che hanno visto i parenti e gli amici uccisi sotto i propri occhi, che sono andati ai loro funerali senza riuscire a guardare negli occhi i genitori, che sono venuti da una terra in cui i genitori seppelliscono i loro figli; quello che hanno combattuto contro di voi, palestinesi – oggi noi vi diciamo, con voce alta e chiara: Basta lacrime e sangue. Basta! (YITZHAK RABIN)

Le nuove generazioni italiane, americane, sovietiche, africane e di ogni continente alle quali noi abbiamo potuto esporre la sostanza e il contenuto di questo dialogo – il suo valore per la costruzione del futuro! – sono sempre più apparse preparate ad accoglierlo!
C’è un “soffio” che passa su tutte le generazioni nuove e le sollecita ad attraversare il Giordano per entrare nella terra promessa: attraversare le frontiere di “Utopia” ed entrare nella “terra utopica di Isaia”. Qui c’è – in prospettiva! – la pace, l’unità e la giustizia fra tutti i popoli e fiorisce la contemplazione, la grazia e la bellezza della civiltà del mondo! (GIORGIO LA PIRA)

La pace è il desiderio di ogni uomo. Pace è avere la serenità dentro, è sapere che la propria famiglia può avere il necessario per ogni giorno. Pace è vivere in armonia con Dio creatore e con gli uomini affratellati tra di loro. Pace è non avere paura, è desiderare di vivere con pienezza, è non temere la morte. Ma la pace non abita in questo nostro tempo, come non ha mai abitato in mezzo a noi, perché troppi uomini badano principalmente ai propri interessi. Eppure l’uomo è per la pace, l’umanità va verso la pace, la storia diventerà pace per tutti. (ERNESTO OLIVERO)

Non desidero prestigio in nessun luogo.
E’ un ornamento necessario alle corti dei re.
Io sono il servo di musulmani, cristiani, ebrei, come lo sono degli indù. E un servo non ha bisogno di prestigio, ma di amore. Esso mi è assicurato fin tanto che rimango un servo fedele. L’unica virtù che voglio rivendicare è la verità e la nonviolenza. Non ho alcuna pretesa a poteri sovrumani. Non ne voglio. Ho la stessa carne corruttibile del più debole dei miei simili e sono soggetto all’errore come chiunque. I miei servizi hanno molti limiti, ma Dio finora li ha benedetti, nonostante le loro imperfezioni. (GANDHI)

Cristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente, perché Dio ha comandato:”Tu non uccidere”. E “Tu non uccidere”, per quanto si arzigogoli attorno, vuol dire “tu non uccidere”, e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; si che l’uccisione dell’uomo e a un tempo omicidio perché uccide l’uomo; suicidio perché svena quel corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l’uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di “esecuzione di effige” l’immagine e la somiglianza di Dio, l’equivalente del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, alla divinità. (PRIMO MAZZOLARI)

Se prepari la guerra è perché vuoi la guerra; magari per arrivare alla pace, che però sia la “tua” pace, cioè per garantire la tua supremazia e il tuo benessere. Se prepari la guerra, se investi nella produzione di armi, dovrai cercare di venderne per ridurre la spesa di produzione e avere degli utili. Le venderai a chi pensa di doverle usare, a chi dunque pensa alla guerra. E se accumuli armi, dovrai sperare che qua e là sorga qualche guerricciola che ti permetta di svuotare i magazzini. E dovrai cercare di perfezionare le armi, raffinandone la tecnologia e potenziandone la forza distruttrice. E dovrai sperimentare le nuove armi, facendo in modo che qualcuno acquisti le vecchie! (LUIGI BETTAZZI)

Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga ... non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro. (ILARIO DI POITIERS, V Sec d.C.)

Nessuno ha il potere di chiedere, a nessun titolo, agli oppressi di tacere e di non rivendicare i propri diritti. Infatti la pace non può basarsi sulla violazione dei diritti o sulla rinuncia ai diritti, cioè sull’ingiustizia. Accettare l’ingiustizia e rinunciare ai propri legittimi diritti non assicura la pace. L’imposizione di una pace ingiusta produrrebbe una falsa pace che potrebbe essere più distruttiva della guerra, poiché l’ingiustizia non può durare e si tornerà necessariamente a rivendicare i propri diritti. (MICHEL SABBAH)

L’arresto negli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione e, a maggior ragione la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procede a un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoperandosi sinceramente a dissolvere in essi la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. (GIOVANNI XXIII, Pacem in terris III, 9)

L’odio è radicato nella paura e l’unico rimedio per l’odio – guerra è l’amore. La nostra situazione internazionale che va sempre peggiorando è attraversata dai dardi letali della paura... Non è forse la paura una delle maggiori cause della guerra? Noi diciamo che la guerra è conseguenza dell’odio, ma un attento esame rivela questa sequenza: prima la paura, poi la guerra e infine un odio più profondo. Se una guerra nucleare da incubo inabissasse il nostro mondo, la causa ne sarebbe non tanto il fatto che una nazione odiava l’altra, ma che entrambe le nazioni avevano paura una dell’altra. Che metodo ha usato la sofisticata ingenuità dell’uomo moderno per trattare la paura della guerra? Ci siamo armati fino all’ennesima potenza. L’occidente e l’oriente si sono impegnati in una febbrile gara di armamenti: le spese per la difesa sono salite a proporzioni di montagne e agli strumenti di distruzione si è data priorità su tutti gli sforzi umani. Le nazioni hanno creduto che maggiori armamenti avrebbero eliminato la paura, ma ahimè, essi hanno prodotto una paura più grande. (MARTIN LUTHER KING)

Una via alla pace che passi per la sicurezza non c’è. La pace infatti dev’essere osata. E’ un grande rischio, e non si lascia mai e poi mai garantire. La pace è il contrario della garanzia. Esigere garanzie significa diffidare, e questa diffidenza genera di nuovo guerre. Cercare sicurezze significa volersi mettere al riparo. Pace significa affidarsi interamente al comandamento di Dio, non volere alcuna garanzia, ma porre nelle mani di Dio onnipotente, in un atto di fede e di obbedienza, la storia dei popoli. (DIETRICH BONHOEFFER)

La nonviolenza è la più alta qualità del cuore. La ricchezza non vale a conseguirla, la collera la svia, l’orgoglio la divora, la gola e la lussuria la offuscano, la menzogna la svuota, ogni fretta ingiustificata la compromette. (GANDHI)

Noi non possiamo passare fra le battaglie della vita con una rosa in mano, dimentichi di quelle rose di sangue che stamani si disegnano tragicamente sul corpo di tanti nostri fratelli. La pace attuale è precaria, parziale, falsa e, dove non c’è guerra, rimane solo un’interruzione di guerre. Se sapessi come desidero essere un pellegrino di pace in questa terra così conflittuale! Perché senza la pace, la pace vera, stabile, non siamo quel che dobbiamo essere. Siamo, in certo modo, tutti assassini! (GIULIANO AGRESTI)

Tutti i Papi moderni, il Concilio, numerosi episcopati hanno moltiplicato le denuncie molto forti contro la corsa agli armamenti e i pericoli della guerra nucleare. Non spetta sola alla gerarchia dare fantasia e coraggio alla Chiesa. Spetta anche ai laici. E’ bene esigere molto dal Papa e dai vescovi. Ma l’esigenza che aiuta veramente i responsabili della Chiesa è che i cristiani siano concordi e capaci di imporsi a se stessi. Se, per mettersi in cammino, i cristiani aspettano sempre i vescovi e i vescovi aspettano sempre i cristiani, la Chiesa non avanzerà mai né aiuterà il mondo a procedere sul cammino della pace! (HELDER CAMARA)

Bisogna combattere la guerra più dura che è la guerra contro se stessi. Bisogna arrivare a disarmarsi. Io ho combattuto questa guerra per lunghi anni, ed è stata terribile. Ma ora, sono disarmato. Oramai non ho più paura di nulla, perché l’amore scaccia la paura. (PATRIARCA ATENAGORA)

Quando sento cantare: “Gloria a Dio e pace sulla terra”, mi domando dove oggi sia resa gloria a Dio e dove sia pace sulla terra. Finchè la pace sarà una fame insaziabile, e finché non avremo sradicato della nostra civiltà la violenza, il Cristo non sarà nato. (GANDHI)

Quando la vita cristiana viene considerata nella sua interezza, ci accorgiamo che in essa c’è posto per innumerevoli piccoli gesti di pace. E allorché questi gesti sono posti, magari nel silenzio e nel nascondimento, essi generano a poco a poco quell’ansia per la pace che un giorno o l’altro vincerà, anche nella realtà più visibile, sociale e civile. A noi quindi il compito di porre segni di pace, di generare momenti di pace in mezzo alle città, in mezzo alle nostre realtà sofferenti. Perché pur nella città più inquieta, chi guarda con gli occhi della fede può scoprire e porre molteplici gesti che anticipano e promuovono la pace piena e definitiva. (CARLO MARIA MARTINI)

Dio dei nostri padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti. Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti. Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicni e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stripe in una sola famiglia. Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l’umanità: mai più la guerra, avventura senza ritorno; mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza per le tue creature in cielo, in terra e in mare. In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora ti supplichiamo: parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli; ferma la logica della ritorsione e della vendetta; suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove, gesti generosi e onorevoli, spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi delle attuali scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo i giorni di pace. Mai più la guerra. Amen. (GIOVANNI PAOLO II)

Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini oggetto della tua benevolenza per essere i familiari della tua gloria, noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie: perché ci hai inviato Cristo, tuo Figlio amatissimo; hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua, l’artefice di ogni salvezza, la sorgente della pace, il legame di ogni fraternità. Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi, le realizzazioni che il tuo Spirito di pace ha suscitato nel nostro tempo, per sostituire l’odio con l’amore, la diffidenza con la comprensione, l’indifferenza con la solidarietà. Apri ancor più i nostri spiriti e i nostri cuori alle esigenze concrete dell’amore di tutti i nostri fratelli, affinché possiamo essere sempre più dei costruttori di pace. Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena, sofforno, muoiono nel parto di un mondo fraterno. Che per gli uomini di ogni razza e di ogni lingua venga il tuo regno di giustizia, di pace e di amore. E che la terra sia ripiena della tua gloria! Amen. (PAOLO VI)

Conducimi dalla morte alla vita, dalla menzogna alla verità. Conducimi dalla disperazione alla speranza, dalla paura alla verità. Conducimi dall’odio all’amore, dalla guerra alla pace. Fa sì che la pace riempia i nostri cuori, il nostro mondo, il nostro Universo. Pace, pace, pace. (MADRE TERESA DI CALCUTTA)

Io sogno che un giorno questa nazione si svegli e realizzi la verità del suo credo:”Noi riteniamo questa realtà evidentissima: che tutti gli uomini sono creati uguali”. Io sogno che un giorno sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi padroni possano sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io sogno che un giorno anche lo Stato del Mississippi, uno Stato che lotta contro l’ingiustizia, l’odio e l’oppressione, sia trasformato in un’oasi di libertà e di giustizia. Io sogno che i miei quattro piccini possano un giorno vivere in una nazione in cui non siano giudicati dal colore della pella, ma dal valore della loro personalità. Io sogno che un giorno ogni valle sarà colmata, ogni montagna e collina sarà abbassata, i luoghi impervi diverranno piani e quelli tortuosi si raddrizzeranno, e la gioia del Signore verrà rivelata, e tutti gli uomini insieme la vedranno. (MARTIN LUTHER KING)

La pace è una meta sempre intravista, e mai pienamente raggiunta. La sua corsa si vince sulle tappe intermedie, e mai sull’ultimo traguardo. Esisterà sempre una distanza tra il sogno cullato e le realizzazioni raggiunte. Le labbra delle conquiste non combaceranno mai con quello dell’utopia, e il “già” non si salderà mai col “non ancora”. Ciò vuol dire che sul terreno della pace non ci sarà mai un fischio finale che chiuda la partita, e bisognerà giocare sempre ulteriori tempi supplementari. (TONINO BELLO)

Citazioni tratte da “Pensieri di Pace” a cura di Rinaldo Paganelli, EDB, 2003

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