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Per assicurarsi le armi più moderne, l'America guarda oltreoceano

Leslie Wayne
Fonte: La Repubblica - Inserto The New York Times - 06 ottobre 2005


Alla vigilia della guerra in Iraq, tra le maggiori preoccupazioni del Pentagono c'era la possibilità che i suoi soldati potessero imbattersi in armi biologiche o chimiche ancora sconosciute. Malagrado ciò, quando iniziarono a fioccare i primi ordini per tute protettive, i costruttori statunitensi dovettero rivolgersi all'estero per cercare le componenti necessarie, rivolgendosi persino a Paesi che alla guerra si erano opposti. Il poliestere è stato fatto arrivare dalla Germania e dall'Austria, asole e rondelle dalla Finlandia e dalla Gran Bretagna, e le pillole di carbonio per la fodera dal Giappone. Lastoffaè reperthileesclusivamente in Germania.
Anni addietro il Pentagono avrebbe potuto acquistare tutto il necessario da produttori statunitensi, ma le cose sono cambiate, e la lista dei fornitori per le componenti di armi ha assunto un carattere decisamente globale. I fornitori stranieri sono felici di potersi dividere parte del denaro stanziato dalla Difesa Usa, in confronto al quale le spese di qualsiasi altro Paese sembrano briciole.
Secondo l'industria militare, nel 2005 la presenza straniera sarà ancora più massiccia, malgrado le preoccupazioni espresse dai parlamentari americani. L'ultimo aereo spia dell'esercito è una variante dell'Embraer brasiliano. Le proposte per una nuova nave da combattimento nautico costiero si basano su progetti stranieri, e senza i fornitori esteri, dodici dei maggiori sistemi d'arma in uso in Iraq - tra cui i velivoli a pilotaggio remoto Predator e i missili Tomahawk - non verrebbero costruiti. Il prossimo elicottero presidenziale, di progettazione italiana, sarà costruito da un consorzio italo-britannico-americano.
"Gli Stati Uniti non potrebbero forse servirsi di componenti militari difabbricazione nazionale?", si chiede Robert H. Trice, vice presidente senior della Lockheed Martin Corporation, la maggiore fornitrice militare del paese. "La risposta è NO".
Benché i fornitori esteri rappresentino una voce esigua nelle spese del Pentagono, il loro ruolo è in rapida crescita, malgrado gli sforzi di Duncan Hunter, un delegato repubblicano della California
presidente del comitato dei Servizi armati della Camera, che spinge affinché le leggi sul "compra americano" vengano applicate con magiore rigidità.
In sede di Congresso e Pentagono, la dipendenza dall'estero suscita domande sulla possibilità che simili interazioni risultino in violazioni della sicurezza nazionale. Ma ricerche del Pentagono dimostrano che i rischi sono inferiori ai vantaggi economici e strategici e, inoltre, che le cooperazioni internazionali portano ad una divisione delle spese e favoriscono i rapporti tra gli Stati Uniti e i loro
alleati.
Esistono casi però in cui il Pentagono non ha scelta: "Preferiamo sempre cercare partner americani", dice Trice, della Lockheed Martin. "Ma se non ne troviamo, facciamo ciò che è meglio per mostri clienti".
Intanto, la demarcazione tra straniero e nazionale è sempre più vaga: negli ultimi 14 mesi Bae Systems, con base a Londra ma americana al 40 percento, ha acquisito sei società fornitrici di componenti militari per gli Usa. E sono sempre più numerose le ditte straniere, tra cui Bae e Eads - la compagnia aerospaziale franco-tedesca -che prendendo esempio dai costruttori di automobili e stabiliscono le proprie fabbriche negli Stati Uniti.
Non sempre però le cose procedono senza problemi. Gli stranieri accusano gli Stati Uniti di essere reticenti quando si tratta di condividere informazioni sui requisiti tecnici necessari alla costruzione dei sistemi d'arma.
Alcune società straniere, come la Eads e la francese Thales, hanno sviluppato quello che il Pentagono definisce un "modello americano": la Eads ha stabilito fabbriche in Texas, Alabama e Mississippi e si è detta pronta a competere contro la Lockheed per la commessa da due miliardi di dollari per un elicottero dell'esercito. Inoltre, i massimi dirigenti devono essere cittadini americani. Alla Eads, i telefoni sono sotto controllo e i computer sono dotati di un software che protegge contro le violazioni alla sicurezza.
Se le collaborazioni straniere possono avere forme diverse, un modello emergente è rappresentato dal programma da 256 miliardi di dollari per la costruzione del jet da combattimento Joint Strike, che sostituirà 1'17-16. Al progetto e alla costruzione partecipano, oltre agli appaltatori americani, società di otto diverse nazioni.
Secondo un recente studio del Pentagono, sono 73 gli stranieri che forniscono parti per 12 dei più comuni sistemi d'arma usati dalle truppe Usa. "Malgrado la pubblica opposizione espressa da alcune delle nazioni coinvolte contro le operazioni Usa inAfghanistano Iraq", dice un rapporto del Pentagono, "i fornitori esteri, tra cui venti tedeschi e due francesi, non hanno mai limitato la vendita delle forniture di queste componenti".

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