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Libere le armi e i loro fabbricanti

Il senato Usa approva in tutta fretta una legge voluta dalla National Rifle Association
E poi tutti in vacanza Prima delle ferie i senatori vogliono rassicurare la Nra: nessuno potrà chiamarli in giudizio in caso di un uso «improprio» dei loro prodotti
Franco Pantarelli
Fonte: Il Manifesto - 31 luglio 2005


Via libera alle armi e ai loro fabbricanti. Ieri il senato americano, in una sorta di rush finale per non perdere neanche un momento del mese di vacanza che aspetta i suoi membri, ha approvato varie leggi pendenti da tempo e fra queste una che chiude la porta alle possibili denunce contro fabbricanti e venditori di armi, nei casi in cui i loro «prodotti» vengano usati per commettere crimini. Nato sulla falsariga del concetto per cui si potevano ritenere le compagnie del tabacco responsabili delle morti per cancro ai polmoni (un concetto che poi portò ai risarcimenti miliardari imposti alla Philip Morris e alle altre), negli ultimi tempi si era andato sviluppando nelle aule giudiziarie un «filone» che mirava allo stesso risultato nei confronti dei venditori di armi. Alcune denunce erano state respinte dai tribunali in cui erano state presentate e altre erano state accolte, almeno alla discussione. Nessuna è mai arrivata all'effettiva celebrazione del processo, ma una specie di «movimento» attorno a questa possibilità stava decisamente crescendo. La misura adottata ieri serve a stroncare quel movimento prima che riesca a ottenere qualche frutto capace di renderlo irreversibile. I suoi stessi fautori non hanno avuto remore nello spiegare che il problema era quello di «proteggere l'industria delle armi da una corsa ai processi che rischia di pregiudicare il suo futuro». Nella primavera scorsa era avvenuto che le norme che rendevano meno libera la vendita di armi approvate durante la presidenza Clinton dovevano essere rinnovate, pena la loro esitinzione. Le leadership repubblicane di Camera e senato dissero che stavano studiando il modo di inserire la discussione nell'occupatissimo calendario parlamentare, ma il tempo non si trovò e le limitazioni finirono senza colpo ferire. In pratica, la combinazione di quel «non voto» di alcuni mesi fa con la misura adottata ieri riporta il «problema armi» in questo Paese al livello di dieci anni fa. La Nra, National Rifle Association, cioè la lobby delle armi, avrà di che congratularsi con se stessa durante la sua prossima convention. (En passant: non si sa ancora dove avverrà quella convention perché la città inizialmente prevista - Cleveland, nell'Ohio - è stata cancellata per punire il suo sindaco che dopo il «non voto» di primavera ha deciso di perpetuare i limiti alla vendita delle armi attraverso una ordinanza comunale).

La maggioranza con cui la misura di ieri è passata è stata di 65 voti contro 31. La battaglia di minoranza è stata condotta dal senatore democratico Jack Reed, del Rhode Island, il quale si è trovato contro il suo stesso leader, Harry Reid, che assieme ad altri tredici democratici più un indipendente hanno votato «dalla parte delle armi». Questo per dare un'idea della potenza della Nra (senza di essa le canpagne elettorali di una gran parte di deputati e senatori sarebbero molto più «povere»), che oltre tutto in questo caso si è associata la «corsa alle vacanze» che ha preso i senatori. Non a caso il rinnovo del Patriot Act, la legge che in nome della lotta al terrorismo rende tutti meno liberi approvata dalla Camera l'altro giorno, per la sorpresa di tutti quelli che avevano previsto una sua vita decisamente difficile al senato, è passata con una tale celerità e con così poche correzioni che in pratica al momento di «armonizzare» il testo della Camera con quello del senato basteranno alcune limature semantiche. Splendido, a proposito della «corsa» di cui si diceva, il senatore repubblicano Pat Roberts, che è anche presidente della commissione Servizi segreti. Sbrigatevi, ha esortato in piena aula i suoi colleghi, «ve lo chiedo come padre di una giovane donna che domani, in Kansas, dovrò accompagnare all'altare».

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