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Brasile: un referendum di fuoco

Fonte: Pax Christi - 31 dicembre 1969


Se ne parla pochissimo in Europa, ma la partita che si consumerà in Brasile il prossimo 23 ottobre avrà un effetto concreto su tutta l'America Latina e il mondo intero. E' una partita che vale molto di più delle qualificazioni ai mondiali, perché il tema che fa da sfondo a quella partita politica, giuridica, sociale mette il dito sulla grande piaga brasiliana: la violenza.
Il 23 ottobre i brasiliani saranno chiamati a pronunciarsi su un quesito referendario molto semplice eppure molto difficile: «Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?». «Sim! (= Si)» dicono i movimenti di base, le organizzazioni non governative, le associazioni per la pace e per i diritti dell'uomo, le comunità di base... «No!» affermano invece le fabbriche di armi, i gruppi di potere, i ricchi proprietari terrieri, l'oligarchia politica, l'opposizione al presidente Lula.

La posta in gioco è grande, perché gli interessi sono enormi. Chi si batte per il «Si» guarda la situazione con gli occhi delle vittime, fa il bilancio degli ammazzati nell'ultimo anno, controlla le cifre spaventose di una carneficina che si consuma nella quasi totale impunità. Muoiono giovani sindacalisti, muoiono preti che coraggiosamente denunciano i criminali, muoiono ragazzi, si consumano le vendette incrociate fra le bande, aumentano le rapine accompagnate da omicidi, crescono i regolamenti di conti, impazza la violenza armata che si diffonde come un gioco del videogames. Chi affila la lama del «No» utilizza la spaventosa carneficina per dire che le armi servono per difendersi da tanta violenza, che il commercio delle armi serve al Pil, che senza la pistola sotto il cuscino tutti diventiamo ostaggio di chi quella pistola se la tiene incollata alla cintura dei pantaloni. E ancora - dicono i signori delle armi - che «mentre disarmiamo i buoni cittadini, armiamo la mano dei cattivi ai quali liberiamo il campo per agire indisturbatamente contro di noi, contro i buoni che sono buoni perché sanno come utilizzare le armi per difendersi dai cattivi che, invece, le usano per abusare degli altri, per ammazzarli, per annullare la società civile brasiliana».

Il «Sim» possiede pochi mezzi, poche risorse, poche possibilità di diffondere i motivi per cui il rifiuto del commercio armato diventa fondamentale per la società. Il «No» possiede grandi capitali, ha in mano i grandi mezzi di comunicazione, sa come arrivare direttamente nelle case dei cittadini e nei centri del potere finanziario. Il «Sim» ha dalla sua la maggioranza dei cittadini, ma una maggioranza difficile da raggiungere perché è una maggioranza di «esuberi», come vengono definiti i poveri più poveri secondo i parametri economici. Sono i favelados, gli abitanti delle tante favelas, sono gli analfabeti dell'interno, gli anziani senza nulla, i tanti sem (terra, lavoro, casa ecc). Sono le vite rifiutate, travolte dal destino, interrate dallo squilibrio nord-sud, ammalate di povertà, perseguitate dalla violenza armata.

La campagna per il Sim deve penetrare dentro questi anfratti, deve lavorare sui molti livelli, deve contrastare la violenza dell'altra parte, deve esserci in televisione, nelle radio, sui giornali. Non può perdere colpi perché a fronte di un sistema organizzatissimo, la forza del «Sim» si diffonde nell'orizzontale della società civile, mettendo in moto i muscoli disarticolati delle varie componenti sociali. L'appoggio che può venire dall'Europa è enorme. I movimenti per la pace, per i diritti, le associazioni che si battono per una democrazia dal basso, singoli individui possono fare la loro parte per aiutare i gruppi di base brasiliani in questa importante partita referendaria. Servono appelli, lettere, contributi vari, adesioni alla campagna, finanziamenti per dar man forte al «Sim».

Uno dei referenti più importanti della campagna nazionale per il Si al referendum è un missionario bolzanino da quasi quarant'anni in Brasile. Si chiama Ermanno Allegri. E' direttore di ADITAL (www.adital.com.br), un'agenzia di stampa che copre tutta l'America Latina. Allegri è stato incaricato di coordinare, attraverso la sua agenzia che tiene i collegamenti con le comunità di base in tutto il Brasile, le attività di sensibilizzazione della campagna per il Si. Ma serve un aiuto concreto da parte dell'Italia e dell'Europa.

«I movimenti per la pace e i diritti umani in tutto il mondo - scrive Allegri - potrebbero fare delle campagne di appoggio al referendum e ai gruppi che lavorano in Brasile per il SIM. L'agenzia di stampa ADITAL può giocare un importante ruolo all'interno di questa campagna. Però serve un aiuto finanziario dall'Italia, dall'Europa per mettere in campo un'azione di sensibilizzazione forte delle comunità di base in tutto il Brasile. Aiutateci, la posta in gioco in grande. Se vincessero i Si al referendum potrebbe partire dal Brasile un vento virtuoso di disarmo per tutta l'America Latina e il mondo».

Note: Per chi fosse interessato a prendere parte a questa campagna e ad impegnarsi dall'Italia può mettersi in contatto con il Centro per la Pace del Comune di Bolzano (welapax@hotmail.com). Tel 0471/402382


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