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Presentato il Rapporto alla vigilia della riunione in Gran Bretagna

Le esportazioni di armi dei paesi del G8 alimentano la povertà e gli abusi dei diritti umani

Fonte: IANSA - Amnesty International


Gli Stati membri del G8 stanno pregiudicando il proprio impegno a ridurre la povertà e a favorire la stabilità e i diritti umani a causa delle loro irresponsabili esportazioni di armi verso i paesi più poveri e maggiormente devastati dai conflitti. Lo denuncia una nuova ricerca della campagna Control Arms (portata avanti da Amnesty International, Oxfam e Iansa), resa pubblica alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri dei paesi dei G8, prevista a Londra il 23 e 24 giugno.

Le tre organizzazioni denunciano come Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia e Usa stiano trasferendo equipaggiamento militare, armi e munizioni verso paesi – tra cui Sudan, Myanmar, Repubblica del Congo, Colombia e Filippine – in cui queste forniture contribuiscono a gravi violazioni dei diritti umani.

“Ogni anno centinaia di migliaia di persone sono uccise, torturate, stuprate, allontanate dalle proprie terre grazie al cattivo uso delle armi. Come è possibile prendere sul serio gli impegni del G8 a eliminare la povertà e l’ingiustizia, se alcuni di quegli stessi governi stanno mettendo a rischio la pace e la stabilità autorizzando consapevolmente trasferimenti di armi verso regimi repressivi, regioni di estremo conflitto e paesi che non possono permettersi di rifiutarle?” – afferma Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.

Il rapporto di Amnesty International, Oxfam International e International Action network on Small Arms (Iansa) dimostra quanto sia necessario appoggiare la richiesta del governo del Regno Unito e di altri dieci paesi per un trattato internazionale sul commercio di armi.

“Questa ricerca mostra che i paesi del G8, già responsabili di oltre l’80% delle esportazioni mondiali, continuano a vendere armi che opprimono la gente più povera e vulnerabile del pianeta. La riunione dei ministri degli Esteri di questa settimana deve sostenere il trattato internazionale sul commercio di armi e avviare un percorso che porterà alla sua adozione” – ha commentato Barbara Stocking, direttrice di Oxfam.

Il rapporto espone una serie di manchevolezze e di debolezze nel controllo delle esportazioni di armi, comuni a molti paesi del G8:
- Canada: esportazioni in paesi coinvolti in conflitti armati o in abusi dei diritti umani, tra cui veicoli corazzati leggeri ed elicotteri in Arabia Saudita, nonché motori per aerei e pistole nelle Filippine;
- Francia: esportazioni che rientrano nella categoria Onu “bombe, granate, munizioni, mine e altro materiale” verso paesi soggetti a embargo dell’Unione europea come Myanmar e Sudan;
- Germania: l’uso di componentistica tedesca nelle forniture militari destinate a paesi coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani, come nel caso dei motori tedeschi incorporati in veicoli militari consegnati a Myanmar;
- Italia: la “scappatoia” presente nella legislazione, che consente l’esportazione di grandi quantità di cosiddette “armi a uso civile” verso paesi in cui sono in corso gravi violazioni dei diritti umani come Colombia, Repubblica del Congo e Cina;
- Russia: esportazioni di armi pesanti, tra cui aerei da combattimento, verso Stati le cui forze commettono abusi dei diritti umani come Etiopia, Algeria e Uganda;
- Usa: un consistente aiuto militare a paesi che si rendono responsabili di persistenti violazioni dei diritti umani tra cui Pakistan, Nepal e Israele;
- Giappone: esportazioni di armi leggere e di piccole armi in paesi che fanno registrare una situazione negativa dei diritti umani come le Filippine;
- Regno Unito: la mancanza di controllo sui materiali britannici che possono essere usati per compiere maltrattamenti e torture e il crescente uso delle “licenze aperte”, che consente alle aziende di fare spedizioni multiple senza un adeguato controllo.

Gli esempi compresi nel rapporto mostrano perché è urgentemente necessario un rigido e coercitivo trattato sul commercio delle armi, internazionale, vincolante e basato sul diritto internazionale, soprattutto sul diritto umanitario e sulle norme relative ai diritti umani: questi standard, se fossero rispettati, potrebbero salvare la vita a molte persone, prevenire la sofferenza e proteggere i beni di sostentamento.

“Alla luce della massiccia perdita di vite umane e della distruzione di proprietà e beni di sostentamento alimentati da questo irresponsabile trasferimento di armi, il G8 deve passare dalla retorica ai fatti e promuovere un negoziato per l’adozione di un trattato sul commercio delle armi entro il 2006. In caso contrario, ci troveremmo di fronte a un deprecabile tradimento nei confronti di milioni di uomini, donne e bambini esposti ogni giorno a violazioni dei diritti umani e alla violenza delle armi” – ha detto Rebecca Peters, direttrice di Iansa.

Ulteriori informazioni

La Campagna Control Arms è stata lanciata nell’ottobre 2003 da Amnesty International, Oxfam International e International Action Network on Small Arms. Il suo obiettivo è di ridurre la proliferazione e il cattivo uso delle armi e convincere i governi ai introdurre un trattato vincolante sul commercio di armi.

In Italia la Campagna è rilanciata anche da tutte le organizzazioni della Rete Italiana per il Disarmo

La scheda relativa al Regno Unito

Il Regno Unito è il secondo maggiore esportatore di armi al mondo, con un valore di trasferimenti pari a 4.3 miliardi di $

Licenze aperte
• Uno dei principali problemi del sistema di controllo dell’export di armi inglesi, riguarda l’aumento delle licenze aperte all’esportazione, in particolare per quanto riguarda i trasferimenti di tecnologie militari
• Le licenze aperte permettono alle compagnie esportatrici di fare un’unica multipla spedizione verso una specifica destinazione
• Nel 2004 il governo inglese ha autorizzato licenze aperte individuali all’esportazione (Open Individual Export Licences (OIELs) che riguardavano veicoli armati verso Algeria, Marocco, Pakistan, Siria, Arabia Saudita e Turchia – paesi dove le forze armate e di polizia hanno commesso reiterate violazioni dei diritti umani
• Ogni licenza apparirebbe come un indebolimento dei criteri stabiliti dal governo britannico sui diritti umani
• Il problema principale è che il governo non riporta pubblicamente la destinazione finale o l’uso finale di ciascun equipaggiamento, né riporta quale sarà il prodotto finale e cioè di quale sistema d’arma l’equipaggiamento andrà a far parte

Armi e sviluppo
• L’ottavo criterio del Codice di Condotta europeo sulle esportazioni di armi, richiede ai paesi membri di considerare se un eventuale trasferimento potrebbe seriamente compromettere lo sviluppo del paese destinatario
• Nel 2001 la decisione del governo inglese di autorizzare l’export di un sistema militare di controllo del traffico aereo che costava 40 milioni di dollari alla Tanzania - uno dei paesi più poveri al mondo
• Questa esportazione è stata criticata dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale per essere eccessivamente onerosa ed ha provocato una disputa interna tra i ministeri e i dipartimenti, incluso il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale e il Ministero del Tesoro, che erano preoccupati che questo sistema militare aumentasse il debito estero della Tanzania

Note:

Per ulteriori informazioni e approfondimenti
Amnesty International Italia – www.amnesty.it

www.disarmo.org/controlarms

Allegati

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