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Interrogatorio

Uranio, un indagato: «Dissero che era missione dei servizi»

Fonte: Il Tempo - 12 giugno 2005


Guidi mi disse che era stato incaricato dai servizi segreti italiani di recuperare del materiale e che avrebbe ricevuto un compenso». Così si è difeso davanti agli agenti della Squadra mobile di Rimini l'ex funzionario di banca Giorgio Gregoretti, accusato di aver detenuto nel proprio garage per circa un mese urta valigetta con alcune barre di uranio, potenzialimente idonee per costruire un ordigno. Le altre persone coinvolte nell'inchiesta della Procura di Rimini sono l'ex imprenditore Giovanni Guidi, un tecnico di una ditta meccanica, Elmo Olivieri, e Giuseppe Genghini, che però, a differenza dei primi tre, non è indagato. Dentro un affare "radioattivo", ha cercato di spiegare in oltre 10 ore di «sommarie informazioni», Gregoretti non ci sarebbe mai voluto entrare: «All'inizio -ha raccontato- mi dissero che si trattava di materiale elettronico». Saputo dell'uranio, che però mai vide, «restituii la valigetta», un intrigo dovuto, sempre secondo la sua versione, per un credito, fra i 50.000 e i 100.000 euro, che lo stesso Gregoretti avrebbe vantato nei confronti di Guidi: se l'affare fosse andato in porto - ha spiegato l'ex bancario mi avrebbe potuto pagare. Gregoretti, difeso dagli avv.Sergio e Samuele De Sio, ha affidato la sua versione dell'episodio a cinque pagine di «verbale di sommarie informazioni reso da persona per la quale si procede». Un racconto nel quale l'uomo, un sessantenne che al massimo ha incrociato la giustizia per qualche causa civile, ha cercato di dmostrare la sua completa buona fede. Lui e Guidi sarebbero venuti in contatto solo per quel credito e a Gregoretti, in pratica, importava solo riavere quella somma.

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