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IL FATTO La conferenza di New York è naufragata senza alcun esito, tra accuse reciproche di violare i vecchi accordi Washington e Mosca discutono a livello bilaterale, gli altri Paesi rimproverano a chi ha le testate di non volerle smantellare

Armi nucleari

Falliti tutti i negoziati per il nuovo Trattato Sul banco degli imputati Teheran e Pyongyang, ma oggi c'è anche il pericolo che materiale atomico fuori controllo finisca nelle mani dei terroristi più spietati
Elena Molinari
Fonte: Avvenire - 04 giugno 2005


Il fiasco non ha fatto rumore, ma le sue conseguenze rischiano di provocare boati terrificanti. Un mese di colloqui, incontri e vertici incrociati non è riuscito a rattoppare il Trattato di non proliferazione nucleare che, a 35 anni dall'entrata in vigore, fa acqua da tutte le parti. Proprio quando un accordo per fermare la corsa al nucleare di Corea del Nord e Iran, per arginare la vendita di materiale atomico a gruppi terroristici e per imporre regole ai Paesi che hanno ottenuto l'atomica alle spalle della comunità internazionale era più che mai necessario, i 187 firmatari si sono lasciati con un nulla di fatto. La conferenza di New York è naufragata in uno scambio di accuse reciproche di non rispettare le regole dell'accordo nato per allontanare l'incubo di un olocausto nucleare. Gli Stati Uniti - con Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina gli unici a possedere l'atomica legittimamente - hanno cercato di trasformare il vertice in un processo contro Iran e Corea del Nord che hanno beneficiato negli anni scorsi dei traffici di materiale nucleare gestiti dallo scienziato pachistano A.Q.Khan. Ma la loro posizione è stata fortemente indebolita dalle malcelate ambizioni nucleari, che contraddicono apertamente l'impegno preso nel 1970 e confermato ogni 5 anni a ridurre il loro arsenale atomico. L'Amministrazione Bush ha infatti disconosciuto il Trattato contro i test nucleari firmato da Bill Clinton e ha proclamato il proprio diritto a difendersi contro i pericoli del XXI secolo con potenti mini-atomiche e bombe antibunker a testata nucleare. Le incertezze sul programma nucleare iraniano hanno messo un'altra seria ipoteca sui lavori. Teheran ha di recente negoziato con l'Unione europea una sospensione di ogni attività di arricchimento dell'uranio - che il trattato non vieta se condotta a scopi civili e alla luce del sole - ma aspetta di vedere che cosa riceverà in cambio (si parla dell'ammissione all'Organizzazione mondiale del commercio) prima di fare prome sse a lungo termine. Il Giappone ha accusato la comunità internazionale di sottovalutare il pericolo della Corea del Nord, che essendosi ritirata dal Trattato nel 2003 non ha partecipato ai lavori e si considera libera dalle sue imposizioni. Intanto i Paesi arabi, in particolar modo l'Egitto, hanno chiesto a gran voce la distruzione delle testate di Israele, di cui il mondo conosce l'esistenza ma che lo Stato ebraico non ha mai ammesso di possedere. L'ombra del fallimento delle ispezioni Onu in Iraq e in Corea del Nord ha anche messo in dubbio l'efficacia del sistema di controlli a disposizione della comunità internazionale e la possibilità di spingere al disarmo potenze nucleari "illecite" come India e Pakistan. Di fronte a tutti i veti incrociati la conferenza non ha potuto mandare neppure segnali di principio sulla volontà di proseguire sulla strada della non proliferazione. Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha seguito "con preoccupazione" i lavori, soprattutto quando il presidente della conferenza, il diplomatico brasiliano Sergio Duarte, ha rinunciato persino a presentare una dichiarazione conclusiva («Sarebbe stato difficile riassumere le ragioni di quello che è accaduto», ha detto). È un altro fiasco delle trattative multilaterali (soprattutto quelle condotte sotto l'egida dell'Onu), e l'intenzione di Russia e Stati Uniti di proseguire i colloqui a due e con Paesi di loro scelta, decidendo di volta in volta quali concessioni fare, svuota ulteriormente di significato il Trattato. Il presidente della conferenza, Duarte, ha evitato però di dichiarare il vertice fallito, salvando almeno le apparenze. «È stata un'opportunità per le varie delegazioni per avanzare proposte e instaurare un dialogo», affermato, annunciando che è già cominciato il lavoro in vista della conferenza del 2010. Ma 5 anni sono lunghi. La comunità internazionale potrebbe scoprire molto prima il prezzo da pagare per non aver saputo prevenire che l'atomica finisca in mano a gru ppi o regimi terroristici.

Note:
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