ControllArmi

ControllArmi

RSS logo

Le armi della Beretta in Iraq. Il made in Italy della morte

Fonte: canisciolti.info - 26 maggio 2005


La notizia della perquisizione al Corriere della Sera a seguito dell'articolo sulle pistole Beretta che si trovano ad ogni angolo di strada in Iraq è il sintomo di una strana abitudine di ignorare, in questi anni, le denunce e le segnalazioni su fatti legati all'Iraq. L'esempio è il pseudo-scoop di Repubblica sui veri motivi della presenza italiana a Nassirya e cioè la raffineria gestita dall'Eni e non le ragioni umanitarie.

Ma queste notizie erano circolate in rete e non solo fin dal marzo 2003.

Oggi si ripete la storia con le Beretta irachene. Ma proprio il Corriere aveva pubblicato un articolo il 1 aprile 2003 a firma di Andrea Nicastro dal titolo " Mine, pugnali e bombe nel bazar di Erbil" e sottotitolo "Qui fanno la spesa i miliziani peshmerga che si preparano a combattere con i marines contro i soldati di Saddam".

Leggiamo dall'articolo: " Una cinquantina di bancarelle sono disposte a quadrato. Ognuna con una specialità: canna lunga, corta, accessori, pugnali, mine, esplosivi. La guerra americana a Saddam ha fatto aumentare i clienti e lievitare i prezzi. I curdi si armano. Per difendere la famiglia e per attaccare Saddam, Usa permettendo. Il capitano Saleh ha 9.000 dollari da spendere per rifornire la santabarbara del suo reparto che, dice, «sarà impegnata in prima linea accanto ai marines quando attaccheremo Kirkuk». Nella sua lista della spesa ci sono 100 kalashnikov e altrettante tute mimetiche, un migliaio di bombe a mano e quanti più elmetti, pugnali e borracce possibili. Avanzeranno anche dei soldi per alcune pistole «made in Iraq» su licenza dell’italiana Beretta".

Qui trovate l'intero articolo con relativo video ma quello che ci domandiamo è perchè questa notizia era passata sotto silenzio nonostante che recentemente Unimondo avesse messo in evidenza il problema delle Beretta in Iraq, ma sarebbe da indagare anche sulla vendita di armi Beretta in Nigeria ad esempio.

Forse perchè non si deve mai evidenziare che l'Italia esporta le cosidette armi leggere con triangolazioni e altri metodi non proprio trasparenti. La Beretta ha assunto una struttura multinazionale, con fabbriche negli Stati Uniti, in Turchia, Grecia e Spagna, e rifornisce le forze armate italiane, l’esercito degli U.S.A., l’aeronautica francese, e numerosi altri paesi.

Ma all’esportazione di armi da guerra vere e proprie aggiunge quella delle cosiddette armi leggere o di piccolo calibro (rivoltelle e pistole a carica automatica, fucili, fucili mitragliatori, fucili d’assalto e mitragliatrici leggere), che sfuggono ai divieti della legge 185 ma che sono quelle più frequentemente usate nei vari scenari bellici, e che provocano il maggior numero di vittime, specialmente tra le popolazioni civili.

Una ricerca condotta da Luis Martinez, del Centro studi e ricerche internazionali (Ceri) di Parigi. La ricerca di Martinez ci informa che nella guerra civile algerina di questi ultimi anni “le armi principali usate dai gruppi armati del fondamentalismo islamico erano le pistole Beretta e i Kalashnikov” (Cfr. il settimanale Carta n. 6, febbraio 2002, pag. 25, L’Italia è equanime, vende proprio a tutti, ai “terroristi” e agli “antiterroristi”, articolo dello studioso Francesco Terreri). Dunque non sono solo i kalashnikov ad “alimentare le guerre tra i poveri”, ma anche le armi italiane, anche le Beretta.

Anche Amnesty denuncia il commercio di armi italiano
L'Italia ha aumentato del 16% le autorizzazioni a esportazioni d'armi da guerra, anche in paesi in conflitto fra loro, come India e Pakistan. La denuncia e' di Amnesty International, secondo l'ultimo Rapporto sullo stato dei diritti umani nel pianeta. 'Nel corso del 2004 e nei primi 5 mesi del 2005, il governo e il parlamento italiani non hanno fatto alcun passo in avanti nella lotta contro la tortura', con 'deportazioni verso l'Egitto e la Libia di centinaia di stranieri arrivati via mare'.

Note:
.