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Armi italiane alla guerriglia irachena? Una ragione in più per controllare il commercio di armamenti

Alla luce delle notizie di queste ore la Rete Disarmo ribadisce l’urgenza delle azioni che sta intraprendendo


La Rete Italiana per il Disarmo esprime preoccupazione per le notizie rese note dalla stampa in queste ore e riguardanti le armi di produzione italiana circolanti attualmente in Iraq e a disposizione della guerriglia irachena. Si tratta di oltre 10mila armi senza matricola (vere e proprie “Beretta fantasma”, trattandosi delle calibro 9 della famosa azienda bresciana) arrivate per vie traverse nel territorio iracheno.
[Articolo all’indirizzo http://www.disarmo.org/rete/articles/art_11306.html ]

Questo episodio, oltre a gettare nuove inquietanti luci sulla situazione in Medio Oriente, riconferma le preoccupazioni da sempre espresse dagli organismi della Rete Italiana per il Disarmo: il commercio di armamenti è fuori controllo e può solo aumentare il tasso di insicurezza nella nostra società. Senza dimenticare la debolezza intrinseca dell’attuale legislazione italiana sull’export di armi leggere (la legge 110 del 1975), assolutamente inadeguata alla situazione attuale, e che la Rete Disarmo ritiene debba essere superata con una nuova normativa più moderna ed efficace.
“È una esigenza ormai imprescindibile, anche considerando la leadership del nostro Paese nel campo delle armi leggere e di piccolo calibro: siamo il secondo esportatore mondiale di queste vere e proprie armi di distruzione di massa. Ad esempio, per l’area mediorientale, nel 2004 secondo i dati ISTAT sono state vendute agli Emirati Arabi Uniti ‘armi, sistemi d’arma e munizioni’ per un valore complessivo di oltre 37 milioni di euro, che si aggiungono ai 21 milioni dell’anno precedente”. Queste le parole di Giorgio Beretta, membro del comitato scientifico di OPAL: Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere con sede a Brescia.

Secondo le prime informazioni le armi in questione non sono circolate integralmente seguendo percorsi di traffici illegali, ma hanno probabilmente incominciato il loro itinerario in giro per il mondo come forniture legali ed autorizzate. Confermando quindi l’alta incidenza delle “triangolazioni” (rivendite illegali e coperte di armi da parte dei paesi che sono stati destinatari dei nostri export) nel mercato degli armamenti e di nuovo rendendo esplicita l’urgente necessità di una regolamentazione internazionale di questo comparto.

Senza dimenticare poi la particolarità dei numeri di matricola cancellati, o meglio inesistenti: sembra che si tratti di vere e proprie «armi fantasma», uscite dalla catena di montaggio senza numeri di serie o altri mezzi che permettano di ricostruirne l'origine. Si rinnova quindi l’importanza di determinare un metodo internazionale di “tracciabilità” e marcatura delle armi, che attualmente sono invece incontrollabili per le strutture di Polizia nazionali ed internazionali.
“Conosciamo la provenienza di una singola fettina di carne o di un qualsiasi bene di consumo e non abbiamo invece idea di dove finiscano le armi che noi stessi produciamo” – afferma Francesco Vignarca della Segreteria della Rete Disarmo. “Con il rischio di vederle un giorno scorazzare liberamente per le nostre città a dare man forte alla criminalità, come già successo in altri paesi (il Belgio ad esempio)

La Rete Italiana per il Disarmo ritiene perciò fondamentale continuare la propria azione di sensibilizzazione e pressione sulle istituzioni e gli organi politici per far crescere l’attenzione sul tema del commercio di armamenti.

Proprio in questi giorni la Rete Disarmo sta proponendo ai parlamentari di tutti gli schieramenti una mozione di pressione verso il nostro Governo affinché, seguendo l’esempio di numerosi altri esecutivi europei ed internazionali, possa esprimere il proprio appoggio al Trattato Internazionale sul commercio degli armamenti e a tutte le altre richieste della Campagna Control Arms. In questa richiesta, la campagna ha il sostegno sempre crescente dell’opinione pubblica che sta esperimento il proprio appoggio attraverso la Petizione da un Milione di Volti.

"Chiediamo a tutti i Parlamentari di sottoscrivere e far discutere quanto prima in Parlamento la Mozione proposta dalla Campagna che sostiene 'Control arms', non è accettabile con una mano dichiarare guerra al terrorismo e con l'altra armarlo", sostiene Massimo Paolicelli Presidente Associazione Obiettori Nonviolenti ed impegnato in questa fase dell’azione della Rete Disarmo.

Parallelamente gli organismi della Rete Disarmo, nata dall’esperienza della campagna in difesa della legge 185 sull’export di armamenti, stanno richiedendo a Governo e al Parlamento un’audizione su questo tema incentrata particolarmente sui dati dell’ultima relazione della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni italiane di armi. Un comparto che, in tempi di recessione per la nostra economia, è riuscito a crescere in maniera sensibile aumentando a propria quota di export del 60% circa in due anni.

Riteniamo che le notizie odierne confermino, se necessario, le preoccupazioni da sempre espresse dalle nostre organizzazioni, ed impongano a ciascuno l’inizio di una nuova fase di azione decisa e forte per limitare i danni notevoli provocati da un commercio incontrollato di armamenti

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