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Nucleare: partita la revisione ma con pressione

AT
Fonte: Unimondo - 16 maggio 2005


E' finalmente partita la VII Conferenza di revisione del Trattato di Non proliferazione Nucleare che si tiene a New York fino al 27 maggio. Un risultato che è stato ottenuto anche grazie alle pressioni portate dai 1790 rappresentanti di associazioni di reti e movimenti di tutto il mondo ed in particolare mille giapponesi 40 dei quali sopravvissuti a Hiroshima e Nagasaki, tutta gente piena di analisi e di informazioni con tanta sensibilità. Durante la seduta di mercoledì la società civile ha analizzato davanti all'assemblea delle Nazioni Unite in dettaglio i tre obblighi sanciti dall'Articolo VI (cessazione della corsa al riarmo; disarmo nucleare; disarmo generale e completo). Dati alla mano, è stata fatta una denuncia sulla clamorosa inadempienza degli Stati nucleari. Di fatto oltre alla proliferazione orizzontale di cui parlano le grandi potenze – cioè l'acquisizione di armi nucleari da parte di Stati non-nucleari – esiste anche la non-proliferazione verticale che si riferisce all'aumento e all'innovazione nella tecnologia nucleare militare da parte dei 5 paesi che hanno gia il nucleare.

A raccontare questo grande risultato è Lisa Clark, rappresentante dei 'Beati costruttori di pace' all'interno della Rete italiana per il disarmo e di Rete di Lilliput. “I contatti con le delegazioni governativi sono stati difficili e per questo abbiamo scritto una lettera di lamentela sul modo in cui la società civile è stata tenuta ai margini.

Nonostante questa chiusura ciascun gruppo nazionale della società civile è riuscito a parlare con i propri rappresentanti e a far capire cosa chiedevamo” afferma Lisa Clark che continua: “All'interno della conferenza abbiamo presentato il progetto per la messa al bando delle armi nucleari entro il 2020 presentato con i sindaci di Hiroshima e poi in uno spazio di un pomeriggio abbiamo presentato le nostre posizioni a una conferenza piena a differenza dei discorsi di Kofi Annan a un'aula semi vuota. Sostenendo le parole di Kofi Annan, abbiamo ribadito che i rappresentanti governativi sono li a nome dell'umanità tutta, perchè veramente ne va della soppravvivenza del pianeta”. La Clark ha concluso l'intervista mandando un chiaro messaggio alle delegazioni dei 180 governi che sono riuniti a New York per cercare di superare i loschi interessi nazionali: “l'obiezione centrale che noi portiamo è rispetto alla proliferazione nucleare verticale che vede i produttori sostenere la sostituzione delle armi nucleari dei paesi già forniti. Questo va assolutamente contro il Trattato di non proliferazione considerando che disarmo e non proliferazione sono obiettivi inscindibili tra di loro”.

Nel suo intervento in Assemblea Generale, la delegazione governativa italiana ha sottolineato come nei lavori della VII Conferenza "oltre alla lettera del Trattato stesso, si dovrà fare riferimento alle decisioni e alla risoluzione adottate dalla Conferenza di Riesame ed estensione del 1995 e al documento finale del 2000." La società civile italiana concorda con questa posizione e per questo chiede che venga ribadita, sostenendo la posizione dell'Egitto che parla a nome del Movimento dei Paesi Non-Allineati. Per la società civile non è accettabile che la delegazione egiziana venga considerata colpevole di ostacolare il percorso della VII Conferenza solo perché insiste su questi punti irrinunciabili.


No Nukes No War - da unitedforpeace.org
Un tema di particolare interesse per l'Italia (e per altri Paesi dell'Unione Europea) riguarda il cosiddetto nuclear-sharing, cioè quel processo sancito dagli accordi nella NATO per cui anche Paesi alleati non-nucleari possono ospitare armi nucleari degli altri Stati dell'Alleanza in basi militari sotto controllo delle potenze nucleari. Tali accordi NATO avvengono al di fuori dell'NPT e per le reti della società civile sono da considerare in aperta violazione del Trattato. Ma, fatto ancora più grave, in alcuni casi (in Italia a Ghedi, in Germania a Buchel, in Belgio a Kleine Brogel, ad esempio) le testate nucleari USA sono custodite da e date in dotazione a forze armate di Paesi non-nucleari. Una ancora più palese violazione dell'Articolo II dell'NPT. Viste le difficoltà nel raggiungere una completa realizzazione degli obiettivi congiunti di non-proliferazione e disarmo nell'ambito dell'NPT, le realtà di società civile che aderiscono al Progetto 2020 Vision lanciato dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki stanno esaminando le possibilità di adire ad un processo globale per arrivare ad una Convenzione che metta al bando le Armi Nucleari. [AT]

Note:
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