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Campagna 'banche armate' risponde a Cossiga

Fonte: Unimondo - 12 maggio 2005


"Oramai siamo alle illazioni, per altro smentite dagli stessi dati e affermazioni governative" - così Giorgio Beretta, uno degli esponenti della Campagna di pressione alle "banche armate" - commenta le dichiarazioni dell'on. Giuseppe Cossiga (F.I.), presentate ieri in qualità di Relatore nella IV Commissione Difesa circa la Relazione annuale del Governo, prevista dalla legge 185/90, sull'esportazione delle armi italiane. "Proprio grazie al rigore e all'attendibilità dei dati forniti dal Governo, la Campagna di pressione da noi promossa non solo non ha mai trovato smentite da parte degli istituti di credito italiani, ma ha anzi creato le condizioni che hanno indotto importanti gruppi bancari a smettere di fornire, totalmente o in parte, i propri servizi in appoggio al commercio delle armi adottando politiche di responsabilità sociale d'impresa". "Sono perciò in attesa di conoscere dall'on. Cossiga quali nostre affermazioni sarebbero "prive di fondamento" visto che ha espressamente menzionato la "Campagna banche armate" nella sua relazione di ieri" - nota Beretta. Nel frattempo potrebbe spiegarci com'è che, nonostante l'86% delle esportazioni di armi italiane avvengono con l'appoggio di banche nazionali, la Relazione governativa segnali come "gravoso e a volte impossibile il controllo finanziario delle operazioni normate dalla 185/90".

Ed aggiunge: "Condivido invece appieno le affermazioni dell'on. Cossiga per quanto la difficoltà a ricostruire con precisione l'oggetto delle transazioni di armi e la valutazione sulla "strategia di politica estera" che ispira le operazioni verso i diversi Paesi, soprattutto quelli non appartenenti alla NATO e all'Unione Europea. Chiediamo perciò all'on. Cossiga quello che da anni chiediamo ai diversi governi e cioè che i Ministeri competenti forniscano informazioni lineari e precise sui sistemi di arma e i destinatari delle esportazioni, soprattutto per quelle che palesemente contrastano con i divieti della legge 185/90 e cioè verso Paesi dove ci sono accertate e gravi violazioni dei diritti umani, fortemente indebitati anche per spese militari eccessive, e verso i quali vige l'embargo da parte dell'Unione europea come nel caso della Cina". "Chiedo, infine, all'on. Cossiga di chiarire presto quali sarebbero le linee del "progetto governativo di riscrittura della legge 185 del 1990" e quali siano i "vari provvedimenti legislativi che ad essa più o meno direttamente afferiscono dettati dall'ambiente normativo europeo" che ne richiederebbero la modifica. E' ancora fresca - infatti - l'esperienza di accordi in ambito europeo che, se non ci fosse stata l'attenta e documentata mobilitazione di numerose associazioni della società civile, avrebbero sortito l'effetto di snaturare la legge 185/90. Una legge - va ricordato - che è nata grazie ad un decennio di lotte e denunce di numerose organizzazioni della società civile, dell'associazionismo cattolico e missionario e del mondo sindacale e che ha costituito la base del Codice di Condotta dell'Unione europea" - conclude Beretta.

L'intervento di Beretta risponde alle accuse, sollevate ieri in IV Commissione dall'on. Giuseppe Cossiga (F.I.), Relatore sulla Relazione annuale del Governo sull'esportazione delle armi italiane, secondo il quale "in mancanza di informazioni sull'oggetto delle operazioni finanziate", la relazione della Presidenza del Consiglio sull'export di armi fornirebbe "dati che risultano non solo fuorvianti, ma suscettibili di alimentare campagne di informazione del tutto prive di fondamento, come nel caso della campagna banche armate". L'on. Cossiga "considera altresì eccessiva l'enfasi con la quale la relazione dà conto dell'ammontare complessivo delle operazioni finanziate dagli istituti di credito" - riporta il resoconto stenografico. Secondo il Relatore la relazione (della Presidenza del Consiglio - ndr) "dovrebbe consentire innanzitutto, conformemente alle finalità perseguite dalla legge n. 185 del 1990, di ricostruire come le operazioni di importazione esportazione e transito dei materiali di armamento realizzate nel corso del 2004 si collochino nell'ambito della politica estera del nostro Paese". "Tuttavia - notava Cossiga - la relazione non consente di compiere tale ricostruzione, in quanto pur fornendo numerose informazioni di dettaglio sui soggetti contraenti e sul valore delle transazioni effettuate, non consente il più delle volte di comprendere l'oggetto delle transazioni medesime né permette di effettuare una valutazione sulla strategia di politica estera che ha ispirato le operazioni verso i diversi Paesi, soprattutto quelli non appartenenti alla NATO e all'Unione Europea".

Va ricordato, come segnalato dallo stesso Relatore alla presenza del sottosegretario di Stato per la difesa, Salvatore Cicu - che nonostante si tratti di "una relazione di estrema importanza", "in sede parlamentare, non ha ricevuto l'attenzione che avrebbe invece meritato, come dimostra il fatto che dall'entrata in vigore della legge n. 185 del 1990, non è mai stata oggetto di esame in sede parlamentare". Per la prima volta in quindici anni, infatti, la Relazione della Presidenza del Consiglio è stata ieri oggetto di discussione nelle Commissioni Esteri e Difesa della Camera. L'esposizione della Relazione alla legge 185/1990, non si è conclusa: è approdata ieri alla Camera dei deputati, alle Commissioni riunite III Affari esteri e IV Difesa. Manca ancora l'esposizione del relatore per la III Commissione, Dario Rivolta (FI), che è stata rinviato ad altra seduta.

Promossa da tre riviste del mondo pacifista e missionario (Nigrizia, Mosaico di Pace, Missione Oggi), la Campagna di pressione alle banche armate è stata avviata nel 2000, anno del Giubileo, chiedendo ai risparmiatori di interrogare le proprie banche sulle operazioni effettuate in appoggio di compravendite d'armi per favorire un controllo attivo dei cittadini sui propri risparmi. In risposta alle domande dei correntisti diversi e importanti istituti di credito italiani (tra cui Mps, Unicredit, Banca Intesa), hanno deciso di adottare "politiche di responsabilità sociale" e hanno deciso di non offrire, totalmente o in parte, i propri servizi per l'esportazione di armi italiane, soprattutto verso quei Paesi per i quali vigono gli espliciti divieti della legge 185/90, come nazioni sottoposte all'embargo di armi da parte dell'Onu e dell'Unione europea, responsabili di gravi e accertate violazioni dei diritti umani, paesi poveri o fortemente indebitati che destinano ampie risorse alle spese militari.

Note:
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