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Relazione 185: a chi fa paura la campagna Banche Armate?

Giuseppe Cossiga, relatore, ieri ha detto che le informazioni sulle banche sono "suscettibili di alimentare campagne del tutto prive di fondamento, come nel caso della campagna banche armate"!
Benedetta Verrini
Fonte: Vita.it - 11 maggio 2005


Sempre più sorprendente la tensione di governo e di alcuni parlamentari in merito ai risultati della Campagna Banche Armate, che in questi anni ha mosso gran parte degli istituti di credito italiani a scelte di responsabilità sociale che le hanno condotte ad uscire dal mercato delle armi.
L'efficacia della sensibilizzazione, evidentemente, sta dando fastidio: non solo, infatti, nella nuova Relazione è scritto a chiare lettere che l'addio alle armi di alcuni grandi gruppi bancari (Mps, Unicredit, Banca Intesa), ha suscitato la preoccupazione del ministero del Tesoro, ma ora anche il relatore delle Relazione in Parlamento, Giuseppe Cossiga, ieri ha esposto una posizione a dir poco sorprendente: "Considera altresì eccessiva l'enfasi con la quale la relazione dà conto dell'ammontare complessivo delle operazioni finanziate dagli istituti di credito" si legge nello stenografico. "Infatti, in mancanza di ulteriori informazioni sull'oggetto delle operazioni finanziate, si forniscono dati che risultano non solo fuorvianti, ma suscettibili di alimentare campagne di informazione del tutto prive di fondamento, come nel caso della campagna banche armate".

La Campagna Banche Armate, lo ricordiamo, è nata dalle grandi riviste missionarie (Nigrizia, Mosaico di Pace, Missione Oggi), che nell'anno del Giubileo hanno chiesto ai risparmiatori di interrogare le loro banche sulle operazioni effettuate in appoggio di compravendite d'armi, per far sì che anche i risparmi potessero avere davvero una matrice "etica", senza investire su guerre e morte nei Paesi in via di sviluppo. E' difficile pensare che questa semplice richiesta di cittadinanza attiva possa ora essere definita "priva di fondamento".

L'esposizione della Relazione alla legge 185/1990, peraltro, non si è conclusa: è approdata ieri alla Camera dei deputati, alle Commissioni riunite III Affari esteri e IV Difesa. E' la prima volta, lo ricordiamo, che la Relazione viene discussa in Parlamento e le posizioni dei parlamentari, in merito, danno il polso di come si sta trattando l'argomento armi. Ora manca l'esposizione del relatore per la III Commissione, Dario Rivolta (FI), che è stata rinviato ad altra seduta.

Ma vediamo, nel dettaglio, l'intervento dell'onorevole Cossiga, che ha espresso - alla presenza del sottosegretario di Stato per la difesa, Salvatore Cicu - altre considerazioni sulla Relazione:

Giuseppe COSSIGA (FI), relatore per la IV Commissione, ricorda che, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge n. 185 del 1990, il Presidente del Consiglio dei ministri riferisce al Parlamento con propria relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell'anno precedente.

Sottolinea come la stesura della relazione rientri pienamente nell'ambito attribuzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, posto che tutte le altre relazioni ministeriali - come ad esempio quelle del Ministro degli affari esteri, della difesa e dell'interno - rappresentano degli semplici atti istruttori che, secondo quanto disposto dall'articolo 5, comma 2, della legge citata, devono essere allegati alla predetta relazione.

Si tratta, a suo avviso, di una relazione di estrema importanza che, tuttavia, in sede parlamentare, non ha ricevuto l'attenzione che avrebbe invece meritato, come dimostra il fatto che dall'entrata in vigore della legge n. 185 del 1990, non è mai stata oggetto di esame in sede parlamentare. Appare quindi opportuno, in occasione del primo esame della relazione, avviare una riflessione sulle finalità della relazione stessa, quali si evincono dall'analisi della legge n. 185 del 1990 e dal contesto storico, in cui quest'ultima è maturata.
La finalità della legge n. 185 del 1990, come risulta dall'articolo 1, comma 2, della legge medesima, è quella di assoggettare l'esportazione, l'importazione e il transito dei materiali di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione, ad autorizzazioni e controlli da parte dello Stato. Si tratta di una finalità che si ricollega direttamente alla rilevanza strategica del commercio delle armi, che è riconosciuta dall'articolo 1, comma 1, primo periodo, della legge in esame, che ne prescrive la necessaria conformità alla politica estera e di difesa dell'Italia.

A suo avviso, per altro, tale impostazione non si concilia perfettamente con quanto disposto dalla medesima legge all'articolo 1, comma 3, che, prevedendo che «Il Governo predispone misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa» si pone nella prospettiva della progressiva dismissione dell'industria bellica, ossia in una prospettiva che era apparsa concretamente realizzabile all'epoca dell'approvazione della legge stessa, con la fine della guerra fredda. Tale disposizione, del resto, non è mai stata concretamente attuata da parte dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese dal 1990 fino ad oggi.

Ciò premesso, la relazione, pertanto, dovrebbe consentire innanzitutto, conformemente alle finalità perseguite dalla legge n. 185 del 1990, di ricostruire come le operazioni di importazione esportazione e transito dei materiali di armamento realizzate nel corso del 2004 si collochino nell'ambito della politica estera del nostro Paese.
Tuttavia, la relazione non consente di compiere tale ricostruzione, in quanto pur fornendo numerose informazioni di dettaglio sui soggetti contraenti e sul valore delle transazioni effettuate, non consente il più delle volte di comprendere l'oggetto delle transazioni medesime né permette di effettuare una valutazione sulla strategia di politica estera che ha ispirato le operazioni verso i diversi Paesi, soprattutto quelli non appartenenti alla NATO e all'Unione Europea.

Per quanto riguarda le esportazioni, ad esempio, la relazione segnala che circa il 70 per cento dell'export è rivolto verso i Paesi NATO e che circa il 40 per cento delle vendite all'estero è diretto verso paesi dell'Unione Europea, compresi quelli non appartenenti alla NATO. Si tratta di dati cha risultano di scarso significato, in quanto, da un lato, riferendosi a Paesi alleati non suscitano particolari interrogativi e, dall'altro lato, non possono essere considerati esplicativi delle tendenze del mercato, visto il periodo non sufficientemente ampio, preso in considerazione dalla relazione.

Le importazioni, invece, hanno lo scopo di soddisfare le esigenze della difesa nazionale e, come risulta dai dati forniti dalla relazione, derivano quasi esclusivamente da Paesi alleati.
La relazione, invece, si sofferma diffusamente sui molteplici controlli svolti dai diversi ministeri, che sono analiticamente indicati nelle singole relazioni ministeriali allegate alla relazione stessa.

Per quanto riguarda il ministero della difesa ricorda che tale dicastero interviene preminentemente per il rilascio delle autorizzazioni di cui all'articolo 9, comma 4, e all'articolo 2 comma 6, e per fornire al Ministero degli Affari Esteri il necessario parere sulle restanti tipologie di operazioni, tenendo in considerazione le valutazioni di carattere tecnico-operativo, politico-militare e di sicurezza.
In particolare, sono condotti, dai competenti enti del Ministero, coordinati dallo Stato Maggiore della Difesa - RIS, i seguenti principali ordini di valutazione per ciascuna progettata operazione:
- aumento delle capacità/efficienza operativa delle Forze Armate del Paese importatore;
- conseguenze che il nuovo materiale può apportare negli equilibri dell'area strategica interessata dal punto di vista tecnico-militare, soprattutto in relazione all'eventuale cessione di tecnologia;
- eventuali elementi, caratteristiche, peculiarità del materiale che si ritiene siano da tutelare;
- il vantaggio che può derivare dalla conoscenza delle caratteristiche del materiale in possesso del Paese interessato;
- l'impatto che la transazione può avere nei confronti degli eventuali analoghi approvvigionamenti nazionali;
- controllo che il materiale oggetto della trattativa sia esattamente identificato e trovi puntuale riscontro sulla lista dei materiali che le società sono tenute a depositare presso l'URNI (Ufficio del Registro Nazionale delle Imprese);
- valutazione dei livelli e dei contenuti tecnologici in relazione alle limitazioni ed ai vincoli posti dai regimi di controllo sulle esportazioni previsti da intese internazionali cui l'Italia aderisce (Wassenaar Arrangement, MTCR, NSG, Australia Group);
- eventuale esistenza di accordi internazionali che possono vincolare l'esportazione;
- eventuale esistenza di royalties a favore dell'Amministrazione Difesa.

Per quanto riguarda il Ministero delle attività produttive, segnala l'attività svolta dal citato dicastero in merito alle esportazioni dei beni a duplice uso, cioè di tutti quei prodotti, che pur essendo progettati e fabbricati per un utilizzo civile, hanno possibilità di impiego nella costruzione di armi nucleari, chimiche, biologiche o missilistiche. Il citato Mistero svolge un'attività di controllo affinché tali beni non vengano utilizzati in modo difforme da quello previsto.

Segnala inoltre alcuni aspetti che emergono dalla parte conclusiva della relazione che richiederebbero maggiori informazioni da parte del Governo. Si tratta, in particolare, della mancata effettuazione delle operazioni di esportazione e di importazione di materiali autorizzati con licenza globale di progetto e della posizione cosiddetta «di cautela» assunta dal Governo verso i Paesi in stato di tensione.

Considera altresì eccessiva l'enfasi con la quale la relazione dà conto dell'ammontare complessivo delle operazioni finanziate dagli istituti di credito. Infatti, in mancanza di ulteriori informazioni sull'oggetto delle operazioni finanziate, si forniscono dati che risultano non solo fuorvianti, ma suscettibili di alimentare campagne di informazione del tutto prive di fondamento, come nel caso della campagna banche armate.

Infine, sottolinea alcune linee programmatiche che il Governo intende attuare nel 2005, al fine di esercitare un efficace movimentazione dei materiali di armamento e di agevolare la presenza dell'industria nazionale sul mercato internazionale.

In particolare, in ambito nazionale si tenderà:
- a definire nei dettagli, con provvedimenti ministeriali, le procedure amministrative previste dal nuovo regolamento di esecuzione;
- a continuare i lavori in applicazione della direttiva governativa sul coordinamento interministeriale per l'assistenza alle operazioni commerciali di maggiore rilevanza per il paese;
- a proseguire i lavori per l'attuazione del sistema informativo volto a migliorare le attività di coordinamento interministeriale e di controllo delle operazioni relative all'esportazioni, importazioni e transito dei materiali d'armamento;
- ad elaborare uno studio per un progetto governativo di riscrittura della legge 185 del 1990 alla luce dei vari provvedimenti legislativi che ad essa più o meno direttamente afferiscono ed all'ambiente normativo europeo in cui comunque deve operare.

In ambito europeo si cercherà:
- di partecipare alle iniziative europee per uniformare le regole in materia di produzione e controllo delle esportazioni dei materiali d'armamento e dei prodotti ad alta tecnologia;
di favorire l'integrazione industriale europea al fine di evitare l'ampliamento del divario tecnologico con gli Stati Uniti, salvaguardando nel contempo le nicchie di eccellenza della nostra industria.

In ambito internazionale, si tenderà, infine:
- ad agevolare i rapporti di interscambio con i paesi alleati o che comunque rientrino in apposite intese intergovernative;
- a partecipare ad iniziative tendenti a stabilire con i paesi alleati, in particolare con gli Stati Uniti d'America, accordi in materia di trasferimento di materiali d'armamento e di alta tecnologia;
- a partecipare attivamente ai fori internazionali che trattano argomenti relativi al controllo degli armamenti, dalla loro classificazione, alla costruzione ed infine destinazione.

In conclusione, ritiene che le informazioni principali che la relazione dovrebbe fornire in ordine al collegamento delle diverse operazioni con la strategia di politica estera del nostro Paese siano assenti, mentre altre informazioni - secondarie rispetto alle prime - relative ai controlli svolti dai vari dicasteri sulle diverse operazioni, invece, risultino sovrabbondanti.

Note:
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