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Armi: Rete Disarmo, più 16% nel 2004 del Made in Italy

Più 16 nell'export italiano; incontro con Parlamentari, attenzione ad accordi bilaterali
Fonte: ANSA - 27 aprile 2005


Made in Italy a gonfie vele nel commercio delle armi: nel 2004 si è registrato un aumento del 16% rispetto all'anno precedente, cifra record nell'ultimo quadriennio. Il dato - tratto dalla relazione 2005 sull'export italiano di armi a cura della Presidenza del consiglio inviata nel marzo scorso al parlamento - è stato sottolineato in un incontro con i parlamentari organizzato dalla Rete Disarmo (alla quale partecipano, fra gli altri, le Acli, Amnesty International, Arci, Beati costruttori di pace, Gruppo Abele, Libera, Ics) che promuove la campagna italiana 'Control arm«. Incontro che ha permesso di fare il punto sulle politiche in materia anche in vista dell'imminente esame in Parlamento della di alcuni trattati bilaterali. La relazione del governo italiano afferma che nel 2004 le nuove autorizzazione all'esportazione di armi hanno raggiunto il miliardo e mezzo di euro. In quattro anno il comparto è cresciuto di ben oltre il 72%; lo scorso anno il 70% delle autorizzazioni (contro il 45% del 2003) è stato rilasciato a paesi della Nato. Ai primi posti, quali destinatari delle armi, c'è il Regno Unito (15,5%), la Norvegia (13,3%), la Polonia (8,9%), il Portogallo (8,5%), gli Usa (6,5%), la Grecia (5,7%). Fra le nuove autorizzazioni (690 complessivamente) c'è anche la Malaysia che nel 2004 con oltre 74 milioni di euro si è aggiudicata il 5% delle nuove commesse; segue la Turchia (3,2%), l'India (2,8%) e il Perù (1,4%). Diminuiscono invece le commesse dall'area asiatica. »L'impennata della vendita delle armi italiane - ha commentato Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione obiettori nonviolenti - non ci stupisce ma ci indigna profondamente. Cominciamo infatti a raccogliere i frutti di una politica che tende ad allargare le maglie della legge 185/90 sul controllo del commercio delle armi«. Il problema, a suo avviso, sono gli accordi militari bilaterali con stati come l'India, il Kuwait, l'Algeria ed Israele »che portano ad una promozione del made in Italy della rami senza troppi peli sullo stomaco«. Sugli accordi militari bilaterali, la Rete Disarmo ha chiesto ai parlamentari di monitorare attentamente i testi e i dibattiti in aula. »Credo - ha osservato Riccardo Troisi della Rete Lilliput - che il mondo della pace e del volontariato sociale non possa stare a guardare, pena l'inutilità di qualsiasi altra nostra azione di giustizia o di cooperazione e aiuto: le armi fanno male anche quando non sparano se catalizzano su di sè risorse e sforzi molto più utili in altri campi«. La Rete Disarmo ha ribadito l'obiettivo politico di arrivare ad un trattato internazionale per il commercio delle armi mentre, a livello nazionale, al governo chiede maggiori informazioni e dettagli sulle esportazioni oltre che una legislazione sugli intermediatori di armi ed una normativa più rigida in materia di armi leggere. Presenti all'incontro numerosi parlamentari, fra i quali Giovanni Bianchi (Margherita), Laura Cima (Verdi), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Marco Boato (Gruppo Misto), Ramon Mantovani (Prc), Nando Della Chiesa (Margherita). Nell'ambito del dibattito si è appreso che la relazione del governo sull'export italiano di armi è giunta in commissione esteri della Camera dove sarà oggetto di un approfondimento. (ANSA).

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