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Armi: il dossier della Rete Disarmo sulla Relazione 185

I promotori della campagna Control Arms il 27 aprile a Montecitorio per un confronto sui nuovi attacchi alla legge 185. Tutte le osservazioni scaricabili online
Benedetta Verrini
Fonte: Vita.it - 19 aprile 2005
Si ritroveranno il prossimo 27 aprile, a Montecitorio, nell'ambito di una conferenza pubblica, a chiedere ai parlamentari un nuovo impegno e la "guardia alzata" sui nuovi attacchi che si profilano alla legge 185: sono i rappresentanti della Rete Italiana per il Disarmo, in questi giorni impegnati nell'analisi del report 2005 e nella mobilitazione per la campagna Control Arms. I dati e le prime osservazioni, base di partenza per il prossimo appuntamento alla camera, sono disponibili in un paper scaricabile nell'allegato (icona sulla destra dello schermo, formato pdf). Di certo, più che per i dati (quasi "scontata" la progressione del 16% dell'industria italiana degli armamenti), la preoccupazione emerge per le "prospettive" e le "indicazioni operative" espresse nella Relazione, che si spinge fino ad ammettere che la legge 185 va nuovamente modificata. Un orizzonte su cui Maurizio Simoncelli (Archivio Disarmo) esprime allarme, dal momento che la 185 “ha funzionato egregiamente negli ultimi 15 anni e che andrebbe anzi applicata in modo ancora più aderente al dettato normativo”. Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti, ha invece dichiarato: “L'impennata della vendita delle armi italiane non ci stupisce, ma ci indigna profondamente. Infatti si cominciano a raccogliere i frutti di una politica che tende ad allargare le maglie della legge 185/90 sul controllo del commercio delle armi, come è avvenuto con la ratifica dell'accordo di Farnborough, teso a facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea della difesa”. Paolicelli continua poi premendo su un tasto centale per l'export italiano del futuro”Il problema sono anche gli accordi militari bilaterali con Stati, tra cui India, Kuwait, Algeria ed Israele, che portano ad una promozione del made in Italy delle armi senza troppi peli sullo stomaco. Abbiamo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che dopo le vesti di operaio indossa quelle di commesso viaggiatore per l'industria bellica, ed una cordata di industriali e politici, che chiede a gran voce la sospensione dell'embargo europeo sulla vendita delle armi alla Cina.” Rincara la dose anche il missionario Comboniano Alex Zanotelli: “Già alcuni divieti della 185/90 sono stati per anni poco rispettati, ora vediamo crescere a dismisura l'export bellico “certificato”. Una situazione che ci indigna perché non si può con una mano fare la ‘guerra al terrorismo' e con l'altra vendere armi come se fossero saponette”. “Credo che in tutta questa situazione il mondo della Pace e del volontariato sociale non possa stare a guardare” conclude Riccardo Troisi (Rete Lilliput) “pena l'inutilità di qualsiasi altra nostra azione di giustizia o di cooperazione e aiuto; le armi fanno male anche quando non sparano se catalizzano su di sé risorse e sforzi molto più utili in altri campi.” Una possibile risposta? La mobilitazione generale per un controllo più preciso del commercio di armi. “Mettete anche voi la vostra faccia contro le armi” è lo slogan e l'invito della Rete Disarmo, che ha rilanciato e sta promuovendo in tutta Italia la campagna Control Arms.
Note:
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