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Pubblicata l´edizione italiana del rapporto State of the World 2005

Più acqua, meno mitragliatori. È la formula contro l´insicurezza globale

Sono 639 milioni le armi leggere in tutto il mondo
U.Fo.
Fonte: L'Adige - 18 aprile 2005

E´ davvero il terrorismo la prima minaccia alla sicurezza mondiale? Che faccia paura, è vero. Altrettanto vero è che produca morti. Ma leggendo State of the World 2005 (Edizioni Ambiente, 302 pagine, 20 euro), il rapporto del Worldwatch Institute dedicato alla «Sicurezza globale», qualche dubbio sul primato della minaccia terroristica viene. Il dubbio è questo: e se il terrorismo non fosse la causa, ma uno dei tanti sintomi? E se le cause fossero altre, legate alle condizioni sociali, economiche, igieniche dei popoli della terra?
Il terrorismo, in altri termini, determina insicurezza ma a sua volta se ne alimenta, e cresce, assieme alle malattie, ai conflitti etnici, alle guerre locali, là dove mancano l´acqua, il cibo, il lavoro. Dove gli uomini faticano ad avere un tetto e un lavoro. Quando i nuclei familiari non possono prosperare.
La prefazione al rapporto è firmata da Mikhail Gorbaciov, in qualità di presidente di Green Cross International, da lui fondata dodici anni fa per promuovere la «responsabilità condivisa» nel rapporto uomo-natura. «Cinque anni fa - scrive Gorbaciov - tutti i 191 stati membri delle Nazioni Unite si impegnarono a raggiungere entro il 2015 gli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio, tra cui eliminare povertà e fame estreme (...). Alla fine del 2004 si è arrivati alla conclusione che l´ottimismo va mitigato (...). Negli ultimi cinque anni, malattie prevenibili legate alla qualità e alla disponibilità dell´acqua hanno ucciso 20 milioni di bambini».
E le armi? I segnali sono ambivalenti. Gli «armamenti pesanti convenzionali» - spiega nel rapporto Michael Renner - tra il 1985 e il 2002 sono diminuiti del 25 per cento. È uno degli effetti della fine della guerra fredda. Il calo ha conosciuto una brusca frenata dal 1995 in poi, però c´è. A non calare, e ad essere difficilmente quantificabili, sono le armi leggere, diffuse a milioni, e dopo la guerra fredda vendute sotto costo, perché in eccesso, per smaltire arsenali divenuti ormai inutili. E i conflitti locali, che determinano il maggior numero di vittime, sono combattuti con armi relativamente primitive. Si calcola che ogni anno con le armi leggere vengano uccise 300 mila persone in conflitti armati, 200 mila in violenze armate e che i feriti siano un milione e mezzo. Lo Small Army Survey di Ginevra - la fonte più autorevole in materia - ritiene che gli stock militari e civili di armi raggiungano i 639 milioni di unità, di cui 24 milioni sono le armi militari. Siamo immersi nelle armi. E la facilità con cui un abitante del pianeta può procurarsene una, è tra i principali fattori di instabilità.
U. Fo.

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