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ACCORDI DI COOPERAZIONE MILITARE: un altro colpo alla legge 185/90

Il Comunicato Congiunto di Action for Peace e Rete Italiana per il Disarmo
14 marzo 2005

Il Parlamento in questi giorni sta esaminando i disegni di legge di ratifica di alcuni accordi di cooperazione militare (Algeria, Cina, India, Israele, Kuwait e Serbia).
I provvedimenti definiscono i settori di attività della cooperazione militare e cioè: acquisizione e produzione di armi, formazione ed addestramento, partecipazione a manovre congiunte, ricerca e sviluppo ecc, rimandando i dettagli ad intese successive.
Gli accordi facilitano la collaborazione dell' industria militare italiana con quella degli altri Paesi, anche dove tale industria è ancora poco sviluppata, rendendo più difficile il controllo degli armamenti e favorendone la proliferazione.
In particolare, la ratifica dell'accordo di cooperazione militare fra Italia ed Israele, all'esame delle commissioni Esteri e Difesa della Camera, va a rafforzare l'apparato militare di un Paese il cui governo si è macchiato di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, ripetutamente condannate dalla comunità internazionale, violazioni che di fatto allontanano la soluzione politica del problema palestinese.
L’accordo prevede forme di collaborazione fra le industrie belliche e il personale militare dei due Paesi, con un palese aggiramento della legge sul commercio delle armi italiane (la 185/90) che vieta le esportazioni a Paesi belligeranti o i cui governi si siano macchiati di accertate violazioni delle convenzioni di tutela dei diritti umani.
L’eventuale ratifica contrasterebbe anche con la sentenza della Corte Internazionale dell'Aja, che ha ribadito che tutti gli Stati terzi, ed in particolare gli Stati che hanno ratificato la VI Convenzione di Ginevra del 1949 (come l'Italia) , hanno un vero e proprio obbligo giuridico di agire per esigere da Israele comportamenti conformi al diritto internazionale.
Inoltre, l'intesa intergovernativa esonera, secondo il Governo, dall'esibizione di una complessa documentazione, fra cui il certificato di uso finale, proprio lo strumento di fondamentale importanza per evitare le triangolazioni, che in passato hanno visto protagoniste anche imprese italiane.
In questo modo l'Esecutivo svuota di contenuto la citata legge 185, una delle normative più rigorose in Europa, favorendo un ritorno al passato.
Ulteriore inquietudine desta la mancanza di qualsiasi forma di trasparenza. Il Governo non è tenuto a fornire alcuna informazione al Parlamento sulle attività effettivamente svolte in base agli accordi stessi, pur trattandosi di aspetti di particolare rilevanza per la nostra politica estera.
Infine gli accordi non ne subordinano l'operatività ad alcun vincolo, cioè non si utilizza la leva degli aiuti militari per condizionare la politica del contraente al rispetto delle libertà fondamentali, agli obblighi internazionali e ad attuare una politica di pace.
Numerose associazioni e Ong hanno chiesto di incontrare le Commissioni parlamentari prima che si esprimano sugli accordi.
Siamo infatti convinti che il Parlamento dovrebbe bocciare i disegni di legge di ratifica, che complessivamente rafforzano la corsa agli armamenti e le potenzialità dell'industria militare italiana.

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