Occhio alle Armi
L’identikit - Chi sono i broker?

Fermiamo il potere dei mediatori di armi

La globalizzazione ha cambiato il mercato mondiale delle armi. Oggi, in uno scenario internazionale, si assemblano componenti provenienti da diversi Paesi, si possono scegliere gli Stati con controlli meno rigorosi per le esportazioni finali, ci si puo’ avvalere dell’imponente sistema globale del trasporto di merci, si possono operarare movimentazioni finanziarie da una postazione internet qualunque. In questo mercato complesso ed internazionale, i traffici illeciti di armi leggere possono prosperare, a fronte di un sistema di controlli su base nazionale, che si ferma alla frontiera di ciascun Paese. L’assenza di controlli internazionali rende questi traffici verso paesi in stato di conflitto un enorme affare per la criminalità.

I broker internazionali di armi, o mediatori, hanno un ruolo strategico nei trasferimenti di armi; il loro lavoro consiste nel riunire il compratore, il venditore, il trasportatore e il finanziatore per organizzare un trasferimento d’armi. Tutto ciò é possibile a causa della globalizzazione dei mercati, delle transazioni finanziarie, delle comunicazioni e inoltre, della facilità nei trasporti. Tutti fattori che spingono i broker a spingersi ai margini della legalità approfittando delle lacune esistenti nei controlli dei singoli Stati e dell’assenza di controlli a livello internazionale.

Semplicemente alzando la cornetta del telefono in una qualsiasi città europea o americana, un buon “arms broker” può negoziare senza problemi un traffico illegale di armi. Basta, infatti, avere una buona rete di contatti e un’ottima conoscenza del mercato per procurare una grossa quantità di armi in uno stato, predisporne il trasporto in un paese di un altro continente ed organizzare il pagamento della merce attraverso una serie di compagnie-schermo e di conti correnti coperti dalla legge sul segreto bancario di uno dei tanti paradisi fiscali; il tutto senza mai prendere possesso delle armi.
La transazione si svolge in un territorio dove le armi non entreranno mai, e l’intermediario non è mai il proprietario. In questo modo è più facile aggirare le leggi nazionali. Infatti, proprio per il fatto che costoro non risultano commercianti nel senso stretto del termine, ovvero non risultano essere veri e propri rivenditori di armi (in quanto non ne entrano mai in possesso), nelle legislazioni di molti Stati, essi non vengono considerati come una categoria specifica e, pertanto, la loro attività non viene regolamentata in nessun modo.

Il broker approfitta di queste lacune e, il più delle volte, tende a non operare nella totale illegalità, ma a rimanere in una zona d’ombra, sfruttando proprio le incongruenze e le mancanze delle varie legislazioni nazionali e delle liste di controllo che escludono tutta una serie di armi o che creano contraddizioni nella disciplina applicata alle varie categorie di armi. Inoltre, hanno imparato ad aggirare con grande facilità i controlli e gli embarghi internazionali, sfruttando sapientemente le nuove “opportunità” offerte dalla globalizzazione economica e dalla crescita incontrollata di centri offshore in giro per il mondo.
I mediatori spesso trasferiscono le armi da un paese ad un altro, utilizzando come destinazioni ufficiali paesi terzi, per poi triangolare le armi verso destinazioni vietate: paesi in stato conflitto, sotto embargo o organizzazioni terroristiche.

Il trasporto fisico delle armi è solitamente l’aspetto più vulnerabile di un trasferimento d’armi illegale o clandestino. Gli arms shipper hanno il compito di organizzare il trasporto, per esempio, dal recuperare l’aereo per il trasporto della merce (solitamente noleggiandolo o prendendolo in leasing dalle compagnie proprietarie), ad ottenere le autorizzazioni necessarie per sorvolare i paesi attraverso i quali la merce deve essere trasportata.
E’ attraverso i broker che negli anni sono potute arrivare armi a paesi in conflitto, o sotto embago come l’Afghanistan, l’Angola, l’Iraq, il Ruanda, la Sierra Leone, la Liberia, la Repubblica Democratica del Congo.
La maggioranza di questi trasferimenti è composta d’armi leggere e di piccolo calibro, facili da trasportare ed utilizzare, ideali per gruppi terroristi, paramilitari e gruppi armati.
E’ per questa ragione che è indispensabile un Trattato internazionale sui trasferimenti di armi, per fermare il potere dei mediatori.

Piede di pagina

progetto di consultazione popolare per un trattato internazionale sui trasferimenti di armi
Occhio alle ArmiOcchio alle Armi