Ritornano in Senato le mozioni sul disarmo nucleare: quale risultato?

Dopo l'approvazione del Trattato registrate alcune positive reazioni politiche al percorso di messa al bando
18 luglio 2017
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - 18 luglio 2017

Ritornano in discussione al Senato lemozioni dedicate alla questione del disarmo nucleare e al Trattato "nuclear ban" votato alle Nazioni Unite dopo i rinvii di fine giugno e lo slittamento del dibattito a dopo la fine delle negoziazioni ONU. Ovviamente questo spostamento ha indotto i presentatori delle mozioni a modificare i propri testi registrando con riformulazioni le recenti notizie.

Durante i negoziati il Governo italiano ha deciso di continuare ad allinearsi agli “ordini di scuderia” della NATO non partecipando al dibattito di New York, cui invece hanno dato il proprio contributo circa 130 nazioni (122 hanno votato a favore, alla fine).

Aula del Senato Rimane comunque importante e rilevante che il Parlamento italiano vada a discutere testi che affrontano il tema (anche se con un po’ di ritardo e con gli spostamenti di calendario già ricordati). Da parte dell’Esecutivo è invece proseguito il silenzio e l’allineamento alle posizioni della NATO, nonostante le richieste continue di incontro e confronto promosse da Rete Italiana per il Disarmo e Campagna Senzatomica (e da numerose organizzazioni della società civile che collegate a questi due organismi) che si sono concretizzate solo in un confronto finale con la Rappresentanza a New York. Una conferma chiara che il voto negativo espresso a fine 2016 sulla Risoluzione che ha portato all’avvio dei negoziati era una posizione politica meditata e non un caso. Purtroppo, anche per accadimenti (tattiche?) che si sono rivelati dilatori rispetto a possibili dibattiti parlamentari, le mozioni che avevano intenzione di simolare una partecipazione ai negoziati in sede ONU arrivano in aula solo oggi con colpevole ritardo. Ma anche se non si può ormai più intervenire sulla partecipazione italiana è importante chiedere conto al Governo della propria posizione in vista del percorso di ratifica ed universalizzazione del Trattato.

I Senatori oggi saranno chiamati ad esprimersi su cinque mozioni, una in più di quelle precedentemente in calendario a giugno; tra le quattro originali ce ne sono due favorevoli al percorso in votato in sede ONU - primi firmatari la senatrice De Petris (SI) e il senatore Cotti (M5S) - e due che invece, anche se in maniera differente, chiedono al Governo di mantenersi su posizioni più defilate e passive, con prime firme di Manassero (PD) e Centinaio (LN). Si è agiguta in seguito una mozione a prima firma Fornaro (Art1-MDP) anch'essa in favore del Trattato di messa al bando delle armi nucleari.

Nel primo caso si riprendono molte delle considerazioni da tempo rilanciate dalla società civile internazionale per il disarmo (quella che ha stimolato l’Iniziativa Umanitaria da cui è scaturito il processo diplomatico condotto da Stati come Austria, Messico, Nigeria, Irlanda e che comprende la Campagna ICAN ma anche la Croce Rossa Internazionale e diverse organizzazioni Premi Nobel per la Pace). Nella mozione De Petris si afferma che “la sussistenza delle armi nucleari su questo pianeta rappresenta una minaccia per la sopravvivenza della stessa umanità: liberarsi di tale minaccia rappresenta dunque, per i popoli della terra, un diritto istitutivo e costitutivo della stessa vita sociale” ricordando come già l'articolo VI del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (ratificato dall’Italia nel 1975) prevedesse come obiettivo ultimo un “trattato sul disarmo generale e totale sotto il severo ed effettivo controllo internazionale”. Viene inoltre ricordata la presenza sul suolo italiano di ordigni nucleari statunitensi, grazie ai programmi di “nuclear sharing” così problematici proprio perché indeboliscono lo stesso Trattato di Non Proliferazione. Nella mozione Cotti invece si fa riferimento diretto alla bozza di testo in discussione a New York, ricordando come “la bozza di Trattato, sostenuta da una grande maggioranza di Stati, richiede che i Governi facciano ogni sforzo per garantire che le armi nucleari non siano più utilizzate, in nessun caso. Italia ripensaci - Ban negotiations Il testo rileva che gli effetti delle armi nucleari trascendono le frontiere nazionali, comportano gravi implicazioni per la sopravvivenza umana, l'ambiente, lo sviluppo socio-economico, l'economia globale, la sicurezza alimentare, e per la salute delle generazioni future, evidenziando altresì le conseguenze delle armi nucleari, come ad esempio l'imprevedibile impatto delle radiazioni sulla salute materna e sulle donne, rilevando come necessari l'assistenza medica, la riabilitazione e il sostegno psicologico per le sopravvissute ad attacchi e test nucleari, con la previsione di un recupero ambientale delle aree contaminate” e facendo inoltre riferimento ad altri percorsi di disarmo virtuosi e di successo in caso di altre armi di distruzione di massa (le armi chimiche e biologiche, le mine anti persona, le munizioni cluster).

In entrambi i casi la richiesta aggiornata ed esplicita al Governo è quella di aderire al Trattato (firmandolo subito, anche a partire dal 20 settembre) ma anche di far partire percorsi legislativi ed operativi per eliminare la presenza di ordigni nucleari statunitensi dalle basi di Ghedi ed Aviano dove sono ancora ospitati. Simile richiesta viene avanzata dalla mozione Fornaro che chiede un'adesione al Trattato pur vincolando il percorso all'adozione "attraverso una nuova strategia diplomatica, di azioni opportune al fine di consentire, nel rispetto degli impegni internazionali già assunti, la sottoscrizione del trattato giuridicamente vincolante sul divieto delle armi nucleari". In pratica si chiede un percorso meno netto rispetto agli accordi di nuclear sharing già in vigore.

Vedremo come si comporterà il Governo su questi cinque testi ed i risultati del voto dei Senatori. Alcune prime risposte di chiusura da parte del Governo sono arrivate a seguito di una risposta ad un Question Time della Camera a prima firma Fassina e Marcon, mentre sempre a Montecitorio è in programma il dibattito su una mozione sulla capacità nucleare degli F35 simile a quella a prima firma Cotti in progamma sempre oggi al Senato insieme alle altre mozioni già analizzate. Intanto le campagne per il disarmo nucleare rilevano positivamente alcune reazioni politiche a favore del percorso di messa al bando esplicitate dopo il voto di New York: oltre a quella del Senatore Roberto Cotti (M5S) presente direttamente ai negoziati c'è stata la posizione ufficiale del Gruppo Sinistra Italiana - Possibile con il capogruppo Marcon alla Camera e la presa di posizione dell'On. Gian Piero Scanu (PD) presidente della Commissione di inchiesta sull'Uranio impoverito.