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Intervento al Festival Economia della primo ministro del Mozambico

L. Diogo: 'Il segreto dello sviluppo? No alle armi, sì alla scuola'

Fabio Pipinato
Fonte: Unimondo - 03 giugno 2008

“Il segreto dello sviluppo? Tagliare le armi. Subito. Appena giunti al potere. In maniera radicale. Draconiana. Poi riversare i denari risparmiati in istruzione, capitale umano. Subito. In grande quantità. Se vi date del tempo lo perderete. Con i militari non si ragiona e le lobby avranno il sopravvento sulla politica”. Autorevolissima. Parla in piedi davanti ad una platea stracolma di fotografi, tv e gente. Tantissima gente.

Dignità ovunque. Altro che Africa disperata, “persa” alla causa dello sviluppo, delle guerre, della fame, della mancanza di democrazia. C’è l’Africa al femminile, sovrana come quella rappresentata dal Mozambico, paese uscito nel 1992 da una disastrosa guerra civile, con il 98% della popolazione sotto la soglia di povertà, che ha saputo conquistare una pace duratura, un assetto democratico e multipartitico, e che si è messa in cammino sulla strada del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio superando di gran lunga molti paesi occidentali. E’ questa l’Africa che ha raccontato Luisa Diogo, Primo ministro del Mozambico, alla terza edizione del Festival dell’Economia in corso a Trento.

In realtà le cose, per il Mozambico, sono state tutt’altro che facili. Dopo la firma degli accordi di pace, a Roma, nel 1992, grazie alla fondamentale mediazione di alcuni attori italiani, fra cui la Comunità di Sant’Egidio e, per il governo italiano, l’onorevole Mario Raffaelli, la strada è stata tutta in salita.
Nel 1992 la metà delle nostre infrastrutture era distrutta – ha ricordato il premier mozambicano – la povertà era ovunque. Erano morte un milione di persone e un altro milione e mezzo erano rifugiate all’estero.

Per uscire da questa situazione abbiamo varato due piani successivi: il primo avente come obiettivo la stabilizzazione che significa pace e sviluppo delle istituzioni democratiche ed il secondo la crescita economica. I risultati si sono visti quasi subito. Nel 1994 ci sono state le prime elezioni multipartitiche, seguite nel ’98 dalle amministrative e nel ’99 di nuovo dalle elezioni generali. Grazie alle riforme economiche, alla priorità data alle risorse umane, allo sviluppo dei settori produttivi, alla ricostruzione del sistema fiscale e finanziario, agli effetti moltiplicatori dei nostri interventi, siamo passati da una povertà pari quasi al 100% ad un 54% nel 2003. Nel frattempo, in soli 5 anni, abbiamo ristabilito quasi il 100% della rete ospedaliera, e domato l’inflazione, scesa dal 74% al 6%, il che ha favorito anche gli investimenti dall’estero.

I cinque pilastri del mio governo sono: pace, stabilità, mercato, democrazia e capitale umano. Nel 2000 avevamo dato il via alla seconda fase dello sviluppo del Paese, ma ci siamo scontrati con le alluvioni. L’Italia ancora una volta ci ha aiutato. Alla conferenza dei donatori, tenutasi a Roma, raccogliemmo 500 milioni di dollari a fronte di 400 richiesti. Abbiamo imparato la lezione: il Mozambico è un paese bellissimo ma esposto a queste catastrofi naturali, abbiamo iniziato perciò a varare un piano per prevenirle e per affrontare le emergenze”.

Il Mozambico ringrazia la Comunità Internazionale per l’aiuto. Avrebbe comunque raggiunto gli stessi risultati ma in un periodo più lungo ed a costi per la popolazione più pesanti. Fondamentale è stato l’investimento della cooperazione sulle infrastrutture come il ponte sullo Zambesi realizzato anche da una ditta italiana. Queste opere hanno permesso il potenziamento dei commerci e gli investimenti stranieri. Investimenti che sono serviti per potenziare la pesca, l’industria, il turismo e l’agricoltura. Ora stiamo cercando il petrolio nel nord del paese dopo aver scoperto il gas in altre zone del paese.

Anche le rimesse degli emigrati dall’estero sono una fonte di sviluppo importante. Purtroppo in Sudafrica la paura e la xenofobia hanno fatto rientrare in patria molti mozambicani che si trovano ora senza lavoro e dimora.
Nonostante i progressi siamo ancora un paese impoverito che sta lottando con tutte le forze contro la piaga dell’AIDS con la prevenzione, cura riduzione del fenomeno come insegnatoci dalla Comunità di Sant’Egidio.

Il maggiore problema attuale, però, si chiama crisi delle derrate alimentari. E’ un problema mondiale, dovuto fra le altre cose all’uso sempre più massiccio dei biocombustibili e alla crescita dei consumi (di cereali e riso ma anche di carne) dei “giganti” dell’Asia, India e Cina.

"Il Mozambico purtroppo non è autosufficiente né per il frumento né per il riso e inoltre non produce petrolio. E il prezzo del riso è passato in un anno da 200 a 1000 dollari, una crescita a cui nessun aumento dei salari può stare dietro. L’impatto si è avvertito di meno nelle campagne, di più nelle città. Avevamo di fronte due strade: i sussidi, che però a me non piacciono particolarmente, o la leva fiscale. Abbiamo optato per la seconda. Sia a livello doganale che interno sui bei di lusso come automobile o televisione. Ma non ci perdiamo d’animo. Abbiamo lottato tanto per avere la pace e ora anche di fronte alle sfide per lo sviluppo io dico: vinceremo!".

Note: Articolo al link http://www.unimondo.org/article/view/159338/1/
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